Memorie d'oltreoceano

Politica e biblioteca in Brasile. Maristella Petti intervista Luciana Grings

Luciana Grings è laureata in Biblioteconomia presso l’Università Federale di Rio Grande di Sul (2000) e specializzata in Educazione Infantile presso la stessa università (2003); possiede inoltre un master in Memoria Sociale ottenuto presso l’Università Federale dello Stato di Rio de Janeiro (2007), branca in cui è attualmente dottoranda. Dal 2009 è coordinatrice dei Servizi Bibliografici della Fondazione Biblioteca Nazionale, responsabile delle aree di Deposito Legale, Interscambio e Elaborazione tecnica. Attualmente è vice-presidente della sezione Brasile dell’Associazione Internazionale di Biblioteche, Archivi e Centro di Documentazione in Musica (IAML-Brasil) e segretaria tecnica dell’Associazione di stati ibero-americani per lo sviluppo delle Biblioteche Nazionali d’Ibero-America (Abinia).

“Potrebbe riassumerci brevemente la storia della biblioteca in Brasile, dalle origini al ruolo che ricopre oggigiorno nel contesto nazionale?”

Molto brevemente, siamo gli eredi della Biblioteca Reale di Portogallo, arrivata nel nostro Paese quando D. João VI fuggì dall’invasione delle truppe napoleoniche nel 1808 e portò con sé una biblioteca di 60000 esemplari, la cui acquisizione da parte del giovane Impero brasiliano avvenne nel 1825, attraverso il Trattato di Pace e Amicizia tra Brasile e Portogallo. Inizialmente, l’archivio fu accomodato nelle catacombe dell’Ospedale del Terzo Ordine del Carmo, per poi essere trasferito nel 1858 a rua do Passeio (Rio de Janeiro), nel quartiere Lapa. Con il rapido riempimento dello spazio disponibile per l’archivio, nel 1905 iniziò la costruzione del palazzo dell’attuale sede, in Avenida Rio Branco, inaugurato nel 1910. Attualmente, abbiamo un archivio stimato in 9 milioni di esemplari e, al di là dell’archivio fisico, contiamo più di un milione e mezzo di documenti nella Biblioteca Nazionale Digitale, che non solo preserva e mette a disposizione pezzi importanti dell’archivio in formato digitale di alta qualità, ma lavora anche in società con diverse istituzioni del mondo intero, specialmente con Portogallo e altri Paesi della comunità iberoamericana. Siamo l’unica biblioteca lusofona fondatrice della Biblioteca Digitale Mondiale. Ovvero: siamo non solo il museo del libro brasiliano in costante sviluppo, ma anche il suo biglietto da visita internazionale.

La biblioteca moderna ha un duplice compito: preservare i beni librari e consentirne l’usufrutto al pubblico. Ogni nazione possiede il suo proprio sistema bibliotecario che, secondo il proprio contesto storico, può essere rivolto più all’uno o all’altro scopo. Il Brasile si ispira a un modello in particolare?

No. Abbiamo una realtà molto personale nel sistema bibliotecario brasiliano: siamo un Paese molto grande, con un sistema di biblioteche pubbliche che è notoriamente carente, e che si è sviluppato in maniera molto irregolare per via della lenta espansione territoriale ed economica del Paese. In realtà, cerchiamo di adempiere agli incarichi di preservazione e accesso nel senso che l’uno o l’altro compito può essere quello più adatto alla missione istituzionale di un certo tipo di biblioteca. Alla pubblica spetta occuparsi dell’accesso; alla Nazionale della preservazione della memoria – ma, affinché tutti possiamo adempiere ai nostri impegni, è necessario migliorare le condizioni di lavoro a tutti i livelli.

Il Brasile è una repubblica federale. Questa forma di governo ha una ripercussione sulla gestione delle biblioteche? La tutela dei beni librari è di competenza statale o federale? Esiste, tra le biblioteche brasiliane esistenti ad oggi, una gerarchia che rispecchia questo doppio livello statale/federale?

La questione della tutela dell’archivio genera controversie, poiché molti organi ancora lavorano con la prospettiva del libro come bene patrimoniale, il che ostacola la circolazione e l’usufrutto del materiale. Nelle biblioteche pubbliche, di qualunque livello, il libro è considerato bene di consumo, almeno sin dalla promulgazione della Legge del Libro (Legge 10753) del 2003. La gerarchia esiste in termini di sistematizzazione, non di controllo dell’organizzazione. Così, il Sistema Nazionale delle Biblioteche Pubbliche lavora coordinando le biblioteche pubbliche statali e municipali, in modo da produrre migliori risultati con la rete disponibile.

Quali sono le funzioni della Biblioteca Nazionale brasiliana, la più grande dell’America Latina?

La missione principale della BN brasiliana, come di tutte le biblioteche nazionali, è quella di preservare la memoria bibliografica del paese. Qualunque altra mansione deriva da questa, che si realizza con la corretta applicazione della legislazione del deposito legale. Così, lavoriamo anche per sviluppare le migliori pratiche in conservazione e restauro di archivi, agiamo come agenzia bibliografica nazionale nella generazione di registri bibliografici e di autorità condivisibili, sviluppiamo ricerche con base nel nostro archivio e registriamo opere intellettuali nell’Ufficio dei Diritti Autoriali.

In cosa consiste, nel dettaglio, il Deposito Legale in Brasile? Può parlarci di numeri e statistiche?

Il Deposito Legale, legislazione già applicata da secoli in Paesi come la pioniera Francia (in cui fu istituito nel 1537, ndr), determina che il tipografo invii almeno un esemplare di ognuna delle sue pubblicazioni, su qualunque supporto, per comporre l’archivio della Biblioteca Nazionale, unica istituzione depositaria di materiale bibliografico in ambito nazionale nel Paese. La legge in vigore fu promulgata nel 2004, poi rinforzata da una legge simile nel 2010, che verteva esclusivamente sul deposito di materiale musicale. Con questo, solo negli ultimi anni abbiamo ricevuto una media annuale di 78000 pezzi tra libri, periodici, materiale iconografico e sonoro, mappe e altro. Solo nel 2016, abbiamo ricevuto più di 25000 libri.

Lei è stata recentemente coinvolta in un – per usare quella che è stata la sua propria definizione nei social network – “conflitto di competenze”. Ci può spiegare cosa è successo?

Molto succintamente, è stato convocato un gruppo di lavoro, nell’ambito del Ministero della Cultura, di identità estranea alla Biblioteca Nazionale, per proporre nuove forme di gestione del deposito legale. Intendiamo che il conflitto di competenze si è stabilito nel momento in cui la Biblioteca non è stata consultata sulla reale necessità di questa discussione e dell’inclusione di agenti totalmente esterni al processo, che non conoscono la realtà del deposito legale. Non comprendiamo il perché della convocazione di questo gruppo di lavoro, poiché il Deposito Legale non è un argomento che ha bisogno di questo tipo di discussione. La Biblioteca ha molte altre necessità, queste sì urgenti e che meritano la massima attenzione. Allo stesso tempo, stiamo lavorando alle riforme fisiche in tre palazzi che accolgono settori della BN. Il palazzo sede sta attraversando la più grande riforma di facciata dalla sua inaugurazione, con il recupero di elementi metallici, cambio di assi, pittura, in un processo della durata di più di un anno. È in pianificazione l’altrettanto urgente riforma della struttura elettrica, condizione indispensabile per poter incrementare il palco tecnologico e di lavoro. Recentemente abbiamo dovuto spostare la Divisione di Musica e Archivio Sonoro, l’Ufficio di Diritti Autoriali e la Biblioteca Euclides da Cunha, localizzate nel Paláciao Gustavo Capanema, anch’esso in processo di riforma integrale. Oltre a questo, c’è l’urgenza di eseguire la riforma del palazzo Anexo, dove si trova già una parte considerevole del nostro posseduto, e che ha bisogno della massima celerità nei lavori affinché possiamo mettere a posto l’Emeroteca Brasiliana. Abbiamo bisogno di investimento nell’infrastruttura de deposito fisico e digitale, di investimenti nel quadro del personale, abbiamo bisogno di attenzione alle necessità del lavoro. Speriamo che il Ministero capisca che questa non è una discussione che va iniziata senza aver prima verificato le reali necessità della Biblioteca e cancelli il gruppo di lavoro.

Vi sono in Brasile corsi di laurea specifici volti alla formazione accademica di bibliotecari altamente qualificati? Crede che questo ruolo sia valorizzato a sufficienza nella cultura del Paese?

Personalmente, credo che il curriculum di Biblioteconomia in Brasile si stia rivolgendo eccessivamente alla formazione tecnica a scapito di una formazione umanistica, accademica, che prepari il professionista ad avere a che fare con le persone, con le biblioteche intese come organismi vivi e dinamici, e non solo come computer e database. Purtroppo non so dire se il modello di formazione di bibliotecari di livello superiore sia l’ideale. Mi sembra che si impieghi molto tempo dopo la laurea ad acquisire l’esperienza necessaria nell’area di pratica in cui si va a lavorare, cosa che potrebbe essere facilitata se la biblioteconomia fosse una specializzazione. Ad ogni modo, credo che no, il lavoro del bibliotecario non è adeguatamente valorizzato in questo Paese. La remunerazione non corrisponde al grado di specializzazione e dedizione al lavoro, e le condizioni di lavoro non sono quelle giuste. In genere, le biblioteche risentono della mancanza di spazio, di finanziamenti, di materiali, di personale (soprattutto nelle istituzioni pubbliche, dove la mancanza di concorsi minaccia la carriera dei dipendenti statali). Nelle biblioteche scolastiche, per esempio, abbiamo ancora il problema che la stessa istituzione scolastica non sa bene in che modo includere la biblioteca nella propria organizzazione: se come un organo pedagogico o amministrativo.

Qual è lo stato della vostra Biblioteca Digitale? Parlando in generale, qual è il suo punto di vista a riguardo: crede che l’avvento del digitale distruggerà il libro o che gli donerà vita eterna?

La Biblioteca Digitale Nazionale, ufficialmente impiantata da poco più di dieci anni, sta risentendo di un problema simile alla BN fisica, che è la mancanza di spazio per immagazzinare la sua crescente incorporazione di documenti. Possibili soluzioni sono continuamente studiate dalle equipe responsabili, ma non trovano riscontro nelle istanze competenti per risolvere il problema. Al di là di questo, continuiamo a lavorare a favore della divulgazione di responsabile dell’archivio della Biblioteca. Le politiche di digitalizzazione di materiali prendono in considerazione criteri come l’incidenza di diritti patrimoniali sulle opere, l’importanza dell’esemplare all’interno dell’archivio per la rappresentazione della collezione della Biblioteca, la possibilità di composizione di progetti in società con istituzioni affini. Riguardo alla fine del libro stampato, non ci credo. Questa diatriba esiste da più di venti anni e l’idolo del libro, dell’odore delle pagine e dell’inchiostro stampato non cede. Può essere che il mercato si raffreddi, che un determinato tipo di libro finisca per essere più o meno distribuito digitalmente, ma alcune pubblicazioni sono molto deturpate dal formato digitale. L’esperienza fisica del peso della carta non sarà mai pienamente sostituita dalla visualizzazione su schermo.

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L'autore

Maristella Petti
Maristella Petti
Maristella Petti, classe 1992, è nata e cresciuta a Bolsena. È formata in lingue (inglese, spagnolo e portoghese), letterature comparate e traduzione. È dottoranda in critica letteraria dialettica presso l'Universidade de Brasília. Tra le sue pubblicazioni, il saggio La resistenza nella poesia nera femminile brasiliana contemporanea (Sensibili alle foglie, 2018) e la traduzione dell’antologia poetica bilingue Encontros com a poesia do mundo II / Incontri con la poesia del mondo II (Editora da Imprensa Universitária, 2018).