L'arte del tradurre

Il Lapis del falegname e i lapsus del traduttore: a proposito della prima traduzione italiana del libro di Manuel Rivas

 

La copertina del volume "Il lapis del falegname"
Il lapis del falegname

Forse non tutti sanno che in Galizia, la regione posta nel versante nord occidentale della Spagna, nota soprattutto perché al suo interno si trova Santiago de Compostela, meta di numerosissimi pellegrinaggi, dal 1978 si è tornati a parlare e scrivere in modo ufficiale il galego. La cosa può risultare irrilevante per uno straniero, ma per un autoctono ha un’importanza fondamentale, visto che anche il galego, come le altre lingue minoritarie della Spagna, ha subito le stigmate della persecuzione franchista.

La pensa così anche lo scrittore più rappresentativo della letteratura galega: Manuel Rivas, la cui produzione letteraria è scritta unicamente in questa lingua; ben distinta quindi dalla sua attività giornalistica nella quale usa anche lo spagnolo. Si tratta di una separazione ben cosciente, che testimonia di un forte radicamento di Rivas alla propria lingua materna, al punto che lo scrittore rifiuta di autotradursi in spagnolo, delegando ad altri tale compito.

Considerate tali premesse, la prima traduzione italiana del romanzo Il lapis del falegname, uscita da Feltrinelli nel 2000, non penso che sia risultata particolarmente gradita all’autore. Iniziamo dal risvolto di copertina, dove viene presentato Rivas:

Nato a La Coruña (Galizia) nel 1957, Manuel Rivas, giornalista, poeta, narratore e autore di libri per bambini, è sicuramente una delle figure più rappresentative della narrativa spagnola contemporanea e alcune sue opere sono state tradotte in dieci lingue.

Se da un lato si afferma che Rivas è nato in Galizia, senza dire però che scrive in galego, dall’altro si fa dello scrittore «una delle figure più rappresentative della narrativa spagnola». Ad aggravare il quadro poco dopo vengono forniti alcuni titoli “ovviamente” in spagnolo della produzione letteraria di Rivas:

Della sua ricca produzione ricordiamo le due raccolte di articoli e reportage Galicia, el bonsai atlántico e El periodismo es un cuento, i romanzi Un millón de vacas (1990), Premio della Critica Spagnola, Los comedores de patatas (1992), En salvaje compañia, Premio della Critica in Galizia, e due raccolte di racconti.

All’interno del romanzo poi si assiste ad una frequente fluttuazione di termini fra spagnolo e galego, non presente nell’originale, come nel caso del soprannome attribuito a Dombodán: a p. 54 si ha “El niño”:

Che ne pensate voialtri del caso di Dombodán, quello che chiamano El niño?

[testo originale] ¿que pensan vostedes do caso de Dombodán, ese ao que chaman O ‘Neno?

Appena quattro pagine dopo si ha però la voce in galego, “O ‘Neno”:

Io sono questo, signori del tribunale, un innocente. Dombodán, O ‘Neno.

[testo originale] Iso son eu, señores do tribunal, un inocente. Dombodán, O ‘Neno.

con annessa nota esplicativa del termine: «Neno in gallego è parola familiare per “bambino”», del tutto capziosa, visto che “neno” in galego significa proprio “bambino”.

La ragione di queste inesattezze è racchiusa nel risvolto del frontespizio, dove viene candidamente ammessa la lingua da cui il romanzo è stato tradotto: «Traduzione dallo spagnolo di Pino Cacucci».

Ed effettivamente nella traduzione spagnola ci imbattiamo nella stessa alternanza “niño/neno” di cui abbiamo già dato conto:

¿qué piensan ustedes del caso de Dombodán, ese al que llaman El Niño?

Ese soy yo, señores del tribunal, un inocente. Dombodán, O ‘Neno.

Ci troviamo insomma in presenza di una traduzione “seconda”: il romanzo non è tradotto dal galego ma da una precedente traduzione spagnola, senza venir mai nominata la lingua originale del testo. Certo è pur vero che poco sopra viene dato il titolo originario dell’opera, O lapis do carpinteiro, ma al lettore del romanzo non possono essere richieste competenze linguistiche tali da fargli comprendere che il titolo è scritto in galego e non in spagnolo.

Sappiamo che per tutto l’Ottocento si sono letti classici russi tradotti in italiano attraverso il francese, ma non prenderei questo ad esempio. Si desidererebbe almeno che appaia in qualche luogo del libro la lingua in cui il testo è stato scritto: a maggior ragione se si tratta di una lingua minoritaria come il galego, largamente accerchiata da una lingua dominante come lo spagnolo.

Da scrittore galego, fiero di scrivere solo in galego, Rivas viene quindi presentato nella traduzione italiana come uno degli autori più rappresentativi della narrativa spagnola, e scusate se è poco…


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