L’Italiano fuori d’Italia

Carlo Pulsoni intervista Mohammed Moktary

Mohammed Moktary insegna Letteratura italiana presso la Facoltà di lettere e scienze umane dell’Università Mohammed V Agdal di Rabat. Lavora anche come traduttore e interprete.

Cosa ti ha spinto a studiare l’italiano e a scegliere in seguito di dedicare la tua vita all’insegnamento di quella lingua e della sua cultura?

Insegnare la letteratura italiana a studenti marocchini rappresenta per me un’occasione per educare gli studenti ad incontrare l’altro, in modo da accogliere l’alterità nella loro propria intimità. L’insegnamento alla lettura di testi letterari italiani a studenti arabofoni, attraverso un approccio ermeneutico basato sulla ricezione immediata, è un modo che consente ai nostri studenti di affrontare la loro soggettività, culturalmente e storicamente orientata, con l’oggettività del testo per la costruzione in definitiva di una sfera d’intersoggettività per via del dibattito e della negoziazione del senso. Si tratta dunque di un’opportunità di conoscere ancora di più la propria cultura e di relazionarsi nel miglior modo possibile con la cultura altrui, dell’apertura dello spirito interpretativo e della maturazione dell’essere in un periodo caratterizzato sempre di più dalla chiusura mentale e dall’arroganza della civilizzazione.

Qual è la situazione dell’italiano nel tuo Ateneo e in genere in Marocco, considerato che, a giudicare dai dati presenti in rete, la comunità italiana è assai ridotta?

All’Università Mohammed V Agdal è attivo dal 2001 il primo Dipartimento di lingua e letteratura italiana nella storia del Marocco. Il Dipartimento offre un corso di laurea in lingua, cultura, letteratura e civiltà italiana. Inoltre, l’insegnamento copre anche materie come la linguistica, la traduzione, la didattica… Queste attività necessitano di un accompagnamento o tutoraggio linguistico perché gli studenti arrivano dal liceo con un bagaglio linguistico generalmente insufficiente, nonostante i tre anni di studio della lingua italiana. Tra i problemi con cui ci confrontiamo quotidianamente devo segnalare la difficoltà di arricchirla nostra piccola biblioteca (saremmo ben lieti se qualche editore italiano volesse darci una mano inviandoci delle novità), nonché l’assenza di alcuni insegnamenti come il cinema italiano o la storia dell’arte per mancanza di specialisti. Per il momento siamo solo sei docenti all’interno del Dipartimento, ma siamo coadiuvati da una Lettrice italiana e dai colleghi italianisti di altre strutture d’insegnamento superiore.
Riguardo al numero degli studenti, abbiamo ogni anno una media di 50 nuovi iscritti per un totale di circa 100 studenti nei vari livelli. Purtroppo, osserviamo che nel secondo anno una buona parte di essi preferisce partire per l’Italia.

Vi sono rapporti di collaborazione tra la tua cattedra e l’Italia o le istituzioni che rappresentano la cultura italiana nel mondo?

Abbiamo ottimi rapporti con le Istituzioni italiani in Marocco, in particolare con l’Ambasciata e l’Istituto italiano di cultura. Il Dipartimento stesso è nato da una collaborazione tra i due stati con la formazione di ventuno docenti universitari d’italiano nell’Università di Bologna nel biennio 1993-1995. Sul versante della collaborazione tra le università marocchine e italiane è da segnalare che dalla nascita del dipartimento di lingua e cultura italiana a Rabat, i rapporti accademici e culturali si sono incrementati in maniera notevole. Il Dipartimento è diventato un punto di riferimento per le università e le istituzioni marocchine e italiane permettendo cosi di rafforzare i rapporti fra i due paesi. A questo proposito devo sottolineare che, dopo venti anni di collaborazione nella diffusione della lingua italiana in Marocco e tredici anni di presenza di un corso di laurea in lingua e cultura italiana (un secondo corso è attivo all’Università di Casablanca dal 2010), gli accordi andrebbero rivisti al fine non solo di valorizzare e rafforzare l’esistente, ma anche e soprattutto per permetterci di sanare alcune lacune, come l’assenza di una formazione in italiano a livello di Master.

Quali sono, a tuo avviso, le motivazioni che spingono oggi uno studente arabo a studiare l’italiano?

Tradizionalmente, la popolazione studentesca marocchina è molto aperta all’apprendimento delle lingue straniere;inoltre, più del 10 % dei marocchini vive all’estero (più di 700 mila in Italia), il che rafforza i legami con i paesi di accoglienza. Questa apertura verso il mondo spiega in parte la scelta degli studenti di continuare a studiare una lingua straniera a livello universitario. Certo è che una laurea in una lingua straniera consente maggior accesso al mercato del lavoro e la possibilità di continuare gli studi in Marocco o all’estero. Queste sono dunque alcune motivazioni che spingono gli studenti a studiare una lingua straniera, a cui vanno aggiunte ragioni di natura personale, sulle quali poco si può dire. Per quanto riguarda l’italiano in particolare, direi che un’altra motivazione vada decisamente presa in considerazione: il tasso di inserimento dei laureati in lingua italiana è molto alto (più dell’85%) in particolare nel settore dell’insegnamento, in quanto gli insegnanti d’italiano sono ancora pochi a livello nazionale. Questo fattore incoraggia dunque gli studenti a studiare l’italiano. Negli ultimi anni però la situazione sta cambiando, ma nonostante tutto le iscrizioni al dipartimento non sono diminuite in maniera significativa.

Quali sono gli autori italiani più letti o più richiesti nel tuo corso?

Il cursus di formazione prevede una panoramica che va da Dante e Petrarca fino agli autori del dopo guerra. Ma mentre si leggono solo brani dei testi delle origini, dal 3° semestre gli studenti cominciano a leggere i testi in versione integrale di Verga, Pirandello, Calvino, Pavese e così via.

Sono letti in italiano in italiano o in arabo?

I testi sono letti in lingua originale. Nei dipartimenti di lingue straniere in Marocco, l’insegnamento di tutte le materie è svolto nella lingua straniera in questione

Suggeriresti qualche nome di autore contemporaneo che ti augureresti venisse tradotto in arabo?

Tutti gli autori del dopoguerra in particolare Pirandello, Calvino e Pavese.

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