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Lucia Busso intervista Philip Lawson

Philip Lawson (Crawley, 19 febbraio 1957) è un cantante, arrangiatore e compositore inglese. Ha recentemente (Gennaio 2012) lasciato il posto di primo baritono, che ha ricoperto per quasi vent’anni, del sestetto vocale The King’s Singers, di cui è stato il maggiore arrangiatore nell’ultimo quindicennio e di cui era ufficiosamente ma unanimemente riconosciuto come direttore artistico.
Nel corso del 2012 si è concentrato sulle sue attività di compositore, arrangiatore e insegnante in stage e workshop in tutta Europa; in Italia ha portato a termine un importante laboratorio, svoltosi a Perugia, con due gruppi vocali (Dodecafonici e Voceversa), due cori (Vivae Vocis Concentus e Thomas Tallis Choir) e con la partecipazione del gruppo a cappella inglese The Songmen, come invitati speciali per l’evento conclusivo.

Qual è il libro senza il quale non potresti vivere?

Sicuramente Fever Pitch, romanzo di Nick Hornby (Fever Pitch: A Fan’s Life,1992 [trad. it. Febbre a 90°, Guanda, Modena, 1992]). Mi sono avvicinato all’autore per affinità biografiche che me lo hanno fatto sentire particolarmente vicino: anche i suoi genitori, come i miei, si sono separati quando era molto piccolo. Inoltre è un grandissimo fan del Chelsea, la stessa squadra di calcio per cui tifo io!
Se posso aggiungere poi un secondo libro, sarebbe, credo, Tess of the D’Urbervilles, di Thomas Hardy. Il ruolo del destino e dell’ingiustizia in quest’opera mi ha sempre profondamente affascinato.

Qual è l’ultimo libro che hai letto?

High Fidelity, sempre di Nick Hornby [trad. it Alta Fedeltà, Guanda, Modena, 1999]. Bellissimo libro! L?ho finito giusto stamattina!

Quale libro vorresti aver scritto tu stesso?

Beh, mi vedo costretto a ripetermi… sicuramente High Fidelity, di cui parlavo prima, o anche The Pillars of Eart di Ken Follet [trad. it. I Pilastri della Terra, Arnoldo Mondadori, Milano, 1996] Entrambi libri che ho adorato.

Il poeta romantico inglese Wordsworth ha definito la poesia come “lo spontaneo traboccare di forti emozioni, ripensate in tranquillità”(poetry is the spontaneous overflow of powerful feelings: it takes its origin from emotion recollected in tranquillity [“Prefazione” a Lyrical Ballads (1800)]). Pensi che questa definizione si possa applicare anche alla composizione — o all’arrangiamento — di musica? O credi piuttosto che musica e poesia siano il risultato di due processi creativi diversi? La musica è superiore alla poesia o è invece il contrario?

Credo innanzi tutto che musica e poesia nascano esattamente allo stesso modo, secondo quanto ha illustrato Wordsworth. Sono due mezzi potentissimi per comunicare emozioni, sanno toccare l’anima più profondamente di qualsiasi altro; chiaramente a seconda delle circostanze sarà preferibile l’una all’altra, ma non si deve assolutamente pensare la questione in termini di competizione! Spesso musica e poesia si sovrappongono: ad esempio mi è capitato recentemente di dover musicare “There is Sweet Music”, una poesia di Tennyson. Inizialmente mi era sembrato meglio, per rimanere fedele al testo, di far corrispondere ad ogni sillaba una nota, ma mi sono accorto in corso d’opera che era un’operazione impossibile: diventava una “stanza”, le stavo dando un’impostazione troppo strofica. La musica invece deve essere costruita sulle parole, deve essere in grado di espanderle, di farle vibrare di nuova vita.
Uno degli esempi più interessanti, secondo me, di incrocio tra musica e poesia è il War Requiem, composto da Benjamin Britten unendo la Missa pro Defunctis e nove poesie di Wilfred Owen, grandissimo poeta inglese caduto in battaglia negli ultimi giorni della Prima Guerra Mondiale. L’emozione è il pilastro su cui quest’opera è costruita, e solo l’unione di musica e poesia ha potuto dare un risultato di tale struggente potenza.

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L'autore

Lucia Busso
Lucia Busso
Lucia Busso ha conseguito Laurea Magistrale e Dottorato in Linguistica con lode all'Università di Pisa, seguita dai professori Alessandro Lenci e Florent Perek. Attualmente lavora come post-doc alla Aston University di Birmingham, dove si occupa di Construction Grammar, Linguistica Forense e Psicolinguistica. I suoi interessi di ricerca spaziano tra approcci Usage Based al linguaggio, Linguistica dei Corpora e linguistica sperimentale.