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Carlo Pulsoni intervista András Maros

András Maros (1971) è uno scrittore, drammaturgo e sceneggiatore di Budapest, in Ungheria. In patria è uno degli autori più noti della sua generazione. È autore di oltre 250 pubblicazioni su riviste letterarie, settimanali e quotidiani ungheresi. I suoi due romanzi e le tre raccolte di racconti sono stati pubblicati dalle più prestigiose case editrici, ricevendo ottima accoglienza di critica e pubblico. Nell’ordine: Love Forty (2013 , Magveto, Budapest); Gotta Go On (2012 , Magveto, Budapest); Lemonade (2008 , Ulpio – ház, Budapest); I Want To Hear Names ( 2003 Palatinus, Budapest) e infine Pouffe (2001 , Palatinus, Budapest). Le sue opere teatrali sono state rappresentate da compagnie ungheresi. Mosse sospette è stata selezionata e prodotta da WorldPlay 2013 (festival di teatro internazionale a Vancouver, in Canada). Ha scritto due sceneggiature che sono state adattate per il cinema, nel film Overnight (coproduzione ungherese-tedesca-indiana, 2007) del regista Ferenc Török e nel cortometraggio Rubberman (2002) del regista Károly Ujj Mészáros. Ha ricevuto premi nazionali e borse di studio nazionali e internazionali. La sua homepage è www.andrasmaros.com. I suoi romanzi Love Forty e Lemonade sono rappresentati per l’Italia da AC2 Literary Agency.

Negli anni ’80, da adolescente, András Maros è stato una giovane promessa del tennis. Oggi il suo impegno trova espressione nella sua produzione letteraria: più di 250 pubblicazioni su riviste letterarie ungheresi, cinque libri di narrativa, moltissime opere teatrali rappresentate, sceneggiature prodotte per il cinema… Il suo ultimo libro, Love Forty, è un’autobiografia sportiva molto divertente su un ragazzo che ha avuto la fortuna di poter andare ogni tanto a Occidente per giocare in tornei internazionali. Durante i suoi viaggi sognava costantemente di fuggire, sia dalle proprie limitazioni come atleta, sia dal Blocco orientale, per diventare una stella internazionale del tennis. Oltre alla connotazione comica di Love Forty, il lettore ne ricaverà anche un forte senso di cosa significasse vivere e crescere nell’Europa dell’Est, trovandosi isolati dal mondo occidentale e al tempo stesso desiderando continuamente di farne parte. Si aspettava che Love Forty riscuotesse un tale successo?

Ero abbastanza sicuro che con questo libro non avrei destato solo l’attenzione delle persone che leggono comunque letteratura contemporanea, ma che Love Forty avrebbe raggiunto un pubblico molto più ampio: prima di tutto i lettori a cui piace lo sport, in secondo luogo i lettori tra i trenta e i quarant’anni; perché, proprio come il giovane tennista narratore, erano adolescenti al tempo in cui nell’Europa dell’Est moriva il Comunismo. Ma, fatto sorprendente, il romanzo è piaciuto molto anche a un gruppo di lettori più giovani: tendono a vederlo come un libro di storia “alternativo e divertente”.

Infatti, un critico del Népszabadság (quotidiano nazionale a maggior tiratura in Ungheria) ha affermato: “Attraverso la vita di un tennis club ungherese che scimmiotta quelli professionali esteri – e risulta quindi comicamente poco professionale – arriviamo a comprendere la ‘vita dietro la cortina di ferro’ dell’Ungheria meglio che se guardassimo il telegiornale di allora. L’ironia del libro non nasce dalla volontà dell’autore di essere divertente ma dall’assurdità, dall’aspetto grottesco di quel decennio.”
È vero, mi sa.

Autobiografia tennistica: così lei lo ha classificato. Si basa davvero su fatti reali?

È a cavallo fra realtà e finzione. Questa è una cosa che mi ha sempre caratterizzato, anche quando ho mosso i primi passi nella mia carriera da scrittore. Ho iniziato come giornalista (nel 1995) ma trovavo noiosa la cronaca. Mi sono reso conto che stavo inserendo sempre più elementi di fantasia nei miei articoli, per renderli più interessanti e coinvolgenti. Non ho aspettato che i redattori mi scoprissero, mi sono dimesso prima, e ho “ufficialmente” iniziato a scrivere narrativa. Ma il mio punto di partenza per un nuovo progetto spesso è ancora un fatto reale o solo uno spunto vero che prendo da qualche parte. Quindi mi guardo intorno, amplio e modello quel materiale di base in una forma che diventa una storia in sintonia con il tema che mi interessa davvero in quel momento. Torniamo alla sua domanda e a Love Forty: quando ho cominciato a pubblicare racconti e romanzi ero abbastanza sicuro che un giorno avrei scritto in qualche forma di quegli importanti anni giovanili impiegati nello sport. Anche se alcuni dei miei scritti pregressi contenevano elementi e tematiche sportivi (così come la mia opera teatrale Trash è su un padre “maniaco della pallacanestro”), Love Forty è assolutamente quello che si attiene di più agli avvenimenti della mia vita. Per il bene della trama, ho dovuto inventare soluzioni efficaci per strutturare e suddividere i capitoli, che talvolta mi hanno portato ad inserire elementi inventati, collegamenti, “ponti”. Ma devo dirle: questi passaggi occupano meno del 5% del libro. Però ci sono, quindi per essere stesso del tutto sincero devo ammettere che non è un libro basato al 100% su fatti veri. È un romanzo.

Come Love Forty, un altro dei suoi romanzi, Lemonade, è altrettanto difficile da classificare – ma per un motivo diverso. Ho ragione?

Sì, ma solamente in Ungheria. Questo perché non ci sono molti esempi di romanzo letterario comico. In Gran Bretagna o negli Stati Uniti, nessuno metterebbe in dubbio che la qualità letteraria si possa abbinare a una storia godibile, ma qui se il tuo libro è una lettura semplice, i critici diventano sospettosi… In questo senso Lemonade somiglia molto di più al modello inglese e americano (che mi piace molto). Credo sul serio che una storia con colpi di scena e intrecci emozionanti o con una narrazione divertente possa essere letteratura di qualità e al tempo stesso possa parlare di temi seri e ricchi di contenuti.

In alcune recensioni la definiscono il “Nick Hornby ungherese”

Sì, è successo dopo Lemonade. È perché, come spiegavo prima, si tratta di una storia divertente, una lettura facile…

…che, in profondità, ha dei contenuti seri.

Sì, questa è la mia “intenzione dell’autore” se vogliamo…

Il suo stile di scrittura ci ricorda quello degli autori americani, i suoi temi e soggetti sono interculturali (e, se fanno riferimento all’Ungheria o all’Europa dell’Est, ne parlano in modo attraente per gli stranieri)… la domanda è abbastanza ovvia: ha in programma di far pubblicare i suoi libri in paesi stranieri?

Sì, è il prossimo passo. Sono abbastanza ottimista sul fatto che, tra i miei libri editi, almeno Love Forty e Lemonade troveranno presto il modo di raggiungere i lettori stranieri. Spero che vengano presto tradotti in un gran numero di lingue e pubblicati all’estero.

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