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Maria Cristina Fraddosio intervista Eduardo Kovalivker

Eduardo Kovalivker (1944) è oriundo della città di La Plata, dove si è laureato in Ingegneria Chimica. In Argentina ha pubblicato cinque libri di poesie: Las horas que quedaron nel 1984; Coloquio de Fantasmas nel 2005; Los Ríos de Mi Sangre nel 2006; Siempre nel 2008 e Algo más nel 2012.

Numerosi componimenti sono stati pubblicati nelle raccolte Antología Poética (2009) e Cosas perdidas (2011). Per quest’ultima, nel novembre del 2012, è stato insignito della “Fascia d’Onore” dalla Società Argentina di Scrittori.

I suoi versi sono stati tradotti e inclusi in svariate antologie poetiche internazionali in Israele, Messico, Cuba e Belgio. In Italia ha pubblicato Noi (2008) e Ricordi e dissensi (2014). Quest’ultimo è stato tradotto dalla giornalista italiana Maria Cristina Fraddosio.

Inoltre, è stato ospite dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e ha tenuto numerosi recital di poesie fra Roma, Bari, Lecce, Milano e Perugia con il patrocinio dell’Ambasciata argentina.

Eduardo Kovalivker è anche un romanziere. Nel 2010 ha pubblicato El Informe, prossimamente in uscita in italiano, e nel 2014 El misterio de Santa Margarita.

Poemas Compartidos, la sua ultima raccolta, è stata pubblicata con il patrocinio dell’Università Ebrea di Gerusalemme ed è stata presentata quest’anno in numerose scuole di lingua spagnola. Questo libro attualmente viene utilizzato anche in Argentina per l’insegnamento della lingua ebraica letteraria presso le comunità ebree.

La tua produzione in qualità di scrittore include distinti generi letterari. Ti consideri più poeta o più narratore?

Mi piaceva scrivere poesie fin da quando ero bambino: ricordo che i primi versi furono d’amore e li scrissi per una compagna di scuola alle elementari. Volli sempre essere poeta, inizialmente però ho scritto anche alcuni racconti brevi. Con il passare degli anni, mi sono reso conto che il romanzo è uno strumento che diffonde idee e sentimenti e raggiunge il pubblico più facilmente rispetto alla poesia. Per orientarci cronologicamente in merito alla mia produzione, dovremmo dire che il mio primo libro di poesie, Las horas que quedaron, è uscito nel 1984. E che il mio primo romanzo, El Informe, è stato pubblicato per la prima volta nel 2010.

Quindi hai iniziato a pubblicare nel 1984. Col passare del tempo, è cambiato qualcosa nel tuo stile?

Sì, sento che negli ultimi anni sia nelle poesie sia nei romanzi ho cercato di approfondire uno stile più chiaro e più fruibile soprattutto da parte dei giovani, diciamo più moderno, utilizzando parole più attuali. Tuttavia, in mia difesa, posso dire senza timore di sbagliarmi che tutte le mie poesie e tutti i miei racconti sono comprensibili persino per le persone che hanno avuto poco accesso alla lettura.

Credi che la letteratura abbia una missione oggigiorno? 

Stiamo entrando in una nuova era in cui tutti i nostri ideali e le nostre credenze religiose sono falliti. Nei miei romanzi e nelle mie poesie ci sono messaggi in difesa dei gruppi umani più deboli ed anche di supporto ai popoli che hanno subito l’oppressione da parte sia dei propri tiranni sia dei paesi stranieri. E potete leggere questo tipo di poesia nel libro Ricordi e dissensi (edito dalla casa editrice italiana Wip Edizioni nel novembre del 2014). Lì si trovano molte poesie di protesta e di denuncia. Io, indipendentemente dai fallimenti ideologici o religiosi, desidero comunque continuare con il mio percorso. Sempre farò notare le ingiustizie e lotterò per i diritti di tutti gli esseri umani, che in un modo o nell’altro continuano a essere discriminati e oppressi. Ad esempio, per i diritti delle donne, degli omosessuali, dei bambini e per la giustizia sociale per i poveri del mondo.

Quali sono i temi ricorrenti nella tua produzione?

Principalmente sono poesie d’amore. Sono un eterno innamorato delle donne e della vita. E, come ho risposto alla domanda precedente, la mia tematica è anche l’ingiustizia.

Ci sono poeti a cui ti ispiri? Quali?

Mia madre amava la poesia e, da quando avevo otto anni, mi leggeva ed io imparavo a memoria i componimenti di Rubén Darío, di José de Espronceda e di altri ancora. A partire dalla prima adolescenza, ho letto i grandi poeti latinoamericani e spagnoli, come quelli che ho già nominato prima e, inoltre, Nervo, Borges, Neruda, Almafuerte, Miguel Hernández, Rafael Alberti, Federico García Lorca e tanti altri che non potrei citare ora. È impossibile ritenere che non sia stato influenzato da questi meravigliosi poeti con i quali sono cresciuto. Ebbene, rimangono nel mio subconscio, li conservo nella memoria e posso recitare centinaia delle loro poesie.

Che significa oggi essere poeta?

Generalmente, quelli che oggi si autodefiniscono poeti sono indecifrabili. Non esiste il messaggio umanista né d’amore né storico. Si sono dimenticati anche della musicalità e della rima che dovrebbe avere una poesia. Stiamo attraversando un periodo di crisi e, oggigiorno, è molto difficile incontrare poeti veri.

La poesia può cambiare il mondo?

Nel corso degli anni ci sono state poesie e canzoni che hanno contribuito a cambiare il mondo. Dubito che lo possa fare la poesia contemporanea.

Chi sono i tuoi lettori?

Preferisco che i miei lettori siano i giovani. La maggior parte dei recital di poesie che ho tenuto si sono svolti nelle Università: in Argentina, a Cuba, in Cile, in Italia, in Israele e in Messico.

Qual è il tuo messaggio per le nuove generazioni?

Credo che le nuove generazioni non siano così ipocrite come le precedenti e non lo diventeranno. Oggi non esiste il doppio messaggio, sono più autentici. Probabilmente non sono così colti come coloro che li hanno preceduti, ma sono sinceri e questo è ciò che conta per costruire un mondo migliore.

In quali lingue sono state tradotte le tue opere?

Sono state realizzate due antologie poetiche bilingue in Italia. Una è Noi, patrocinata dalle Università del Salento, di Bari e di Foggia. E l’altra, nel 2014, si intitola Ricordi e dissensi. Alcune poesie sono state tradotte da riviste letterarie francesi e, sempre nel 2014, con il patrocinio dell’Università Ebrea di Gerusalemme è stata pubblicata l’antologia poetica ebreo-spagnola Poemas compartidos. Questo libro è stato adottato in Argentina per l’insegnamento della lingua ebraica letteraria nelle comunità ebree di lingua spagnola. In futuro il suo uso verrà esteso anche alle altre comunità dell’America Latina.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

A novembre presenterò a Buenos Aires il mio terzo romanzo, Clavelina. E sto lavorando già al quarto, El pacto, in cui il protagonista del libro El Informe continuerà il suo percorso nei tempi futuri. Entro la fine dell’anno, uscirà anche il mio sesto libro di poesie, che si intitolerà Encuentros. Una parte di questi nuovi componimenti è già stata pubblicata a Cuba.

Pensi di pubblicare altre opere in italiano? Quali e quando?

Sì, prossimamente uscirà in italiano El Informe. È un romanzo originale e universale. Vorrei anche tradurre e pubblicare in Italia El misterio de Santa Margarita, una storia che si svolge per la maggior parte della sua trama nella zona di Santa Margherita Ligure a Portofino.

Che cosa desideri trasmettere con i tuoi versi?

Se sono d’amore, semplicità e bellezza. Se sono sociali, le ingiustizie, la discriminazione e l’ipocrisia.

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L'autore

Maria Cristina Fraddosio
Maria Cristina Fraddosio
Maria Cristina Fraddosio si occupa di giornalismo, comunicazione e traduzione. Scrive per le più importanti testate nazionali. Per le sue inchieste ha ricevuto diversi riconoscimenti importanti, tra cui il premio "Schiena dritta" intitolato a Carlo Azeglio Ciampi. Assieme alla professione giornalistica, si occupa di traduzioni letterarie dallo spagnolo all'italiano. Si è laureata in Filologia Moderna presso l'Università degli Studi di Bari. La sua tesi di laurea specialistica "Polifonia della lingua poetica: Vittorio Bodini e Salvatore Quasimodo traduttori di Pablo Neruda" è stata pubblicata dall'Università del Cile. Ama viaggiare ed ha particolarmente a cuore le questioni ambientali e i diritti umani.