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Biblioteche trasformative. Gabriele De Veris dialoga con David Lankes

David Lankes è direttore della School of Library and Information Science presso la University of South Carolina, curatore di un blog molto seguito (https://davidlankes.org/blank/), autore di numerose pubblicazioni, tra cui The Atlas of New Librarianship (2011, Cambridge, Ma: MIT Press; trad. it. Atlante della Biblioteconomia moderna, Editrice Bibliografica 2014), premiato come miglior libro di biblioteconomia con il ABC CLIO Greenwood Award, prestigioso riconoscimento dell’American Library Association. Sul suo sito web si presenta come “studioso, oratore, scrittore, insegnante, sostenitore (delle biblioteche)”. Ha una visione innovativa del ruolo sociale delle biblioteche e dei bibliotecari, e sta organizzando una rete internazionale di “transforming librarians” per promuovere un nuovo modello di biblioteconomia

L’intervista a David Lankes nasce da un convegno tenutosi a Perugia (24 ottobre 2017) e dalla successiva visita alla biblioteca comunale San Matteo degli Armeni (https://davidlankes.org/the-library-the-system-of-systems/). La traduzione al ‘maschile” bibliotecari vale naturalmente per bibliotecari e bibliotecarie. Aggiungo che l’età dei bibliotecari/e non è un problema, ma il mancato ricambio generazionale lo è, con la crescente gestione digitale, soprattutto quando i pensionamenti non permettono un “trapasso delle nozioni e delle competenze”.

Cosa richiede la formazione professionale del bibliotecario di oggi?

Un bibliotecario professionista è definito dalla sua missione, dai metodi e dai valori che guidano il suo lavoro. Permettetemi di esaminarli uno per volta.

La missione di un bibliotecario è quella di migliorare la società facilitando la creazione di conoscenza nella propria comunità. Quella comunità potrebbe essere una città, una scuola, un’azienda, un ospedale… Una comunità è un gruppo di persone che hanno qualcosa in comune (ad esempio dove vivono o studiano) e fanno parte di un sistema per l’assegnazione di risorse (come il denaro o la terra o il tempo). La creazione di conoscenza è solo un modo elegante per dire “apprendimento”. Così i bibliotecari migliorano la società aiutando le comunità a imparare. Questo potrebbe sembrare un concetto astratto, ma pone l’attenzione sull’apprendimento e sulle persone, non sulle collezioni o gli edifici.

La seconda cosa che definisce un bibliotecario sono i metodi che si utilizzano per facilitare l’apprendimento:

1) I bibliotecari motivano le persone ad imparare e impegnarsi: Alcune persone vengono in biblioteca perché devono (uno studente incaricato di fare un compito) o in cerca di qualche tipo di ricompensa. Questa è la motivazione estrinseca. Alcune persone vengono in biblioteca perché vogliono una crescita personale. Questa è la motivazione intrinseca. Un bibliotecario ha bisogno di formazione per saper lavorare con ciascuno di questi tipi di motivazione. Ha bisogno di capire il motivo per cui le persone utilizzano una biblioteca.

2) I bibliotecari forniscono l’accesso a materiali ad altre persone. L’accesso equo ai libri e materiali è un punto di lunga tradizione della formazione professionale, ma deve essere ampliato. I bibliotecari non solo connettono le persone alle cose (come gli archivi o i materiali archiviati), ma ad altre persone. I bibliotecari aiutano anche le persone a trovare un pubblico per le cose che le persone creano. Quindi non solo trovare un libro per un lettore, ma anche un editore per un autore. I bibliotecari non si limitano a ospitare la musica, essi diffondono nel mondo la comunità che ha creato musica.

3) I bibliotecari forniscono la conoscenza, o la comprensione di base dei sistemi e delle risorse:i bibliotecari aiutano le loro comunità a imparare. Internet è una risorsa inutile per chi è senza competenze informatiche. Allo stesso modo, una informazione medica vitale non è utile a un paziente se è formulata in un linguaggio che solo un medico può capire. I bibliotecari sanno come insegnare e fornire istruzioni alle loro comunità.

4) I bibliotecari costruiscono ambienti che fanno sentire sicure le persone. Una biblioteca dovrebbe essere un luogo sicuro per esplorare le idee pericolose. Questo può essere in un luogo fisico, o on-line. I bibliotecari assicurano che le persone si sentano fisicamente al sicuro, ma ancora più importante, intellettualmente al sicuro. Se una persona si sente come se qualcuno osservasse ogni lettura o clic, non esplorerà alcune idee.

L’ultima cosa che definisce un bibliotecario sono i valori. I bibliotecari credono nella trasparenza e nell’apertura e le difendono. Essi credono e sostengono l’apprendimento continuo, la formazione permanente. I bibliotecari credono nella libertà intellettuale e nella sicurezza, o più semplicemente, nel rispetto della privacy. I bibliotecari sono intellettualmente onesti. Ogni persona, indipendentemente dalla professione, ha pregiudizi e prospettive. I bibliotecari non possono essere imparziali, o neutri, ma possono riconoscere questo fatto, e cercare di servire le loro comunità con questa consapevolezza.

I problemi principali per le biblioteche italiane sono (è possibile aggiungere / modificare questa lista): l’età media elevata del personale; mancanza di finanziamenti; scarsa considerazione da parte dei politici… Eventuali soluzioni?

Il principale problema per i bibliotecari, indipendentemente da dove si trovino, è confondere le collezioni e gli edifici rispetto al vero valore di una biblioteca. Smettete di chiedere soldi per aggiungere più libri e cominciare a chiedere i soldi per fare comunità più intelligenti. Smettete di vedere la biblioteca come un luogo in cui i bibliotecari fanno il loro lavoro, e iniziare a vederle come i luoghi dove comunità vengono a imparare e dare significato alla loro vita. L’apprendimento e la creazione di senso del mondo è un’attività profondamente umana. I libri, gli edifici e i materiali sono strumenti per uno scopo più grande:rendere più intelligenti le decisioni della comunità. Le biblioteche sono piattaforme che appartengono e sono gestite dalle comunità, ma create e organizzate dai bibliotecari.

I finanziamenti dipenderanno dal valore, e il valore agli occhi dei politici, o cittadini, o professori, o studenti, è vedere le aspirazioni e la visione di una comunità e mostrare come la biblioteca può contribuire al raggiungimento di essa.

Il punto successivo: vedo spesso bibliotecari desiderosi di cambiare e far progredire nuovi servizi, ma sono fermati da comunità che hanno un concetto obsoleto delle biblioteche, intese come palazzi dei libri. Dobbiamo lavorare per cambiare l’idea di biblioteche nelle menti di coloro che serviamo. Dobbiamo reclamare la parola biblioteca come luogo di apprendimento, studio e scoperta, non deposito e possesso. Per dirla con le parole di John Palfrey, dobbiamo costruire una nuova nostalgia intorno alle biblioteche e alla biblioteconomia.

L’invecchiamento dei bibliotecari è un problema solo se non abbiamo un gruppo di “bibliotecari attivisti” pronti a prendere il loro posto. Se, d’altra parte, si vedono i bibliotecari più anziani come un problema, allora non sono d’accordo. Innovatori e grandi bibliotecari sono disponibili a tutte le età e livelli di esperienza. Ho visto i bibliotecari ventenni avere un’idea superata sulle biblioteche, e bibliotecari settantenni fare cose eccezionali.

Come comunità, teniamo l’apprendimento permanente e la diversità di opinioni e di esperienza come un bene supremo. Se non lo modelliamo considerando i bibliotecari di tutte le età come una risorsa, e non ci aspettiamo che i bibliotecari di ogni età possano cambiare e imparare continuamente, allora non siamo buoni bibliotecari.

Guardate la soluzione definitiva a tutti i problemi di cui soffrono le biblioteche… è che abbiamo staccato il nostro benessere e le sfide da quelle affrontate dalle comunità che serviamo. Se ci stacchiamo dalle persone che hanno bisogno di noi, perché ci sorprendiamo quando non vedono il valore di quello che facciamo?

USA e Italia: analogie e differenze

Le biblioteche degli Stati Uniti ignorano la loro storia, e le biblioteche italiane sono appesantite dalla loro. Questa è, naturalmente, una grande semplificazione. Tuttavia spiega un sacco di malintesi tra i due gruppi.

Sono stupefatto dalle meraviglie delle collezioni di biblioteche ed archivi italiani. Attraverso il paesaggio si vengono costantemente ricordati migliaia di anni di civiltà. Nella città gli edifici moderni si trovano accanto alle rovine romane. E’ naturale con questo richiamo costante che il ruolo principale sia il patrimonio culturale e la conservazione. Tuttavia a volte questo pesa soprattutto sulla conservazione del passato, assicurandosi che il tempo presente sia rivolto a questo. Inoltre, la storia e la cultura sono vive. I bibliotecari hanno bisogno di essere parte di una costante ri-comprensione e ri-scoperta del passato per creare un futuro migliore. Altrimenti il passato diventa una scultura apparentemente fragile di cui siamo troppo preoccupati per poterla muovere e spostare in termini di prospettive e comprensione.

Un americano, d’altra parte, tende a dimenticare la storia un po’ troppo facilmente. Rileggiamo costantemente il nostro passato per soddisfare le esigenze di oggi, spesso ignorando che questo atteggiamento è pieno di politica e pregiudizi. Gli americani tendono a concentrarsi sulla crescita e con un presupposto che tutto ciò che sviluppiamo sarà migliore di quello che c’era prima – senza un esame completo di quel passato. Noi tendiamo ad accettare acriticamente la tecnologia. Siamo un paese formato e riformato da una rivoluzione civile.

Anche qui si tratta di caricature, estremi su uno spettro in cui la verità è da qualche parte nel mezzo.

Mi piace come affronta l’argomento il libro “Capitale Umano”, un libro scritto per il G7 in Italia: “La parola ‘Cultura’ deriva dal predicato latino di colere, che si riferisce direttamente all’arte di coltivare e, in senso più ampio, alla cura che persone e comunità dedicano a coltivare loro stessi, i loro talenti, i loro sogni. L’attenzione costante alla terra, e il radicamento della propria identità in essa, sono l’espressione del rapporto sacro che il genere umano ha istituito, da tempo immemorabile, con la natura. Il paesaggio si trasforma in una sorta di mappa cultuale su cui l’uomo si misura, una proiezione mistica del proprio io attraverso le opere meravigliose dell’universo – un’esperienza analoga a quella desiderio di perfezione che si prova contemplando la Madre Terra“. (Http: //www.g7italy.it/en/news/human-capital-a-journey-through-the-italy-of-the-g7)

I bibliotecari coltivano questa “proiezione mistica” in molti modi, piccoli e grandi. Aiutiamo le persone a contemplarsi nell’arte, nella scienza, nella narrativa, nei film, e così via. Tuttavia, la nostra attenzione su entrambi i lati dell’oceano, deve essere sulle persone che fanno questo viaggio, e solo secondariamente sui materiali utilizzati lungo il percorso.

Servizi a pagamento: cosa? quando? perché?

Tutti i servizi di biblioteca costano denaro. Sia che si tratti di imposte, quote di iscrizione, o di qualche forma di pagamento da spese generali, le biblioteche non sono gratis. Così la domanda diventa: quando è opportuno caricare spese aggiuntive al servizio? Questa è una domanda molto concreta. Quando un servizio soddisfa la necessità di un gruppo delle nostre comunità che ha la capacità di pagare per coprire il costo di questo servizio speciale? Se il gruppo che richiede il servizio non è in grado di pagare, allora la biblioteca ha bisogno di trovare un’altra fonte di reddito, o non è in grado di offrire il servizio.

Le città gemelle possono essere una via per creare una comunità più ampia, utilizzando una rete consolidata di scambi reciproci?

Le biblioteche sono state una delle primi reti “peer to peer” per la condivisione delle informazioni in tutto il mondo. Queste reti hanno trasformato la professione. Dobbiamo sempre cercare di collegare e connettere i servizi quando è possibile.

Un ultimo consiglio per i bibliotecari…

Ricordate che le persone vengono nelle biblioteche per dare significato alla loro vita, non per ottenere informazioni. Questo è un valore che le biblioteche hanno sempre avuto e continueranno ad avere in futuro.

 

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L'autore

Gabriele De Veris
Gabriele De Veris
Gabriele De Veris è nato a Genova e dal 1982 vive a Perugia. Dal 1985 lavora nelle Biblioteche Comunali di Perugia