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Elay Li a Milano

Elay Li è il nome d’arte del giovane artista azero di trentatré anni, che attualmente vive a Milano, dove realizza opere artistiche che espone nelle gallerie d’arte, in mostre personali e collettive. Si è laureato presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Con le sue ricerche sul “figurativo monocromo”, è andato oltre il figurativo classico, introducendo il concetto di invisibilità su tele monocromatiche. Nei suoi dipinti le figure appaiono nascoste dal colore, facendo un tutt’uno con lo sfondo: a prima vista sembra di non vedere alcuna raffigurazione, ingannati dalla sola colorazione, poi avvicinandosi, si coglie la bellezza del soggetto rappresentato, grazie anche ai segni delle pennellate che riflettono alla luce. La maggior parte dei suoi dipinti consiste in ritratti e corpi umani. L’artista ha sviluppato questo stile pittorico dall’anno 2002. Per la prima volta viene presentato al pubblico nell’anno 2013 durante una mostra collettiva. Nell’anno 2015 presenta i suoi lavori all’interno della casa di Piero Manzoni a Milano. Nel 2016 Elay presenta al pubblico le sue opere durante una mostra personale nella casa di Francesco Netti a Bari. Nel 2017 tiene una mostra collettiva presso la galleria Antonio Bataglia di Milano. Nel 2018 espone le sue opere in occasione della Fashion Week di Milano, durante una mostra collettiva organizzata dalla casa di moda Fendi.

Come hai preso la decisione di venire a studiare in Italia?

Sapevo che, per quanto riguarda l’arte, il posto giusto era l’Italia, in particolare Milano e l‘Accademia  Brera. È doveroso da parte mia, con questa intervista, cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta i miei maestri, ai quali sono enormemente grato per avermi fatto crescere artisticamente. Come artista sono un loro frutto e anche grazie a loro ho ricevuto numerosi riconoscimenti artistici. Milano ha confermato tutte le mie aspettative: Milano è una città ricca di stimoli, una città artistica dalle numerose sfumature, nella quale è possibile cogliere, l’alternanza di colore e di grigio, di sentimenti di gioia e tristezza. Milano con le sue contrapposizioni visive ha influenzato le mie scelte artistiche dei miei ultimi cinque anni.

Quindi sei soddisfatto della tua scelta?

Senza piaggeria l’ Accademia di Brera è l’istituzione eccellente,  dove ho ricevuto una formazione di alto spessore artistico. Sono soddisfatto e le mie aspettative sono state soddisfatte.

 Ci parli della tua terra, dell‘Azerbaijan

Ho studiato a Baku, nello stato dell’Azerbaijan, fino al 2012 e purtroppo trovavo enormi difficoltà nel presentare al pubblico i miei lavori. Erano  dipinti realizzati con uno stile artistico denominato ”monocromo figurativo”. Le gallerie criticavano spesso il mio modo di dipingere, sostenevano che i miei lavori non erano ”completi”. Per loro i miei dipinti dovevano essere necessariamente più realisti. Questo mi ha dato la molla per cercare un’ ambiente nel quale potessi esprimere più liberamente la mia sensibilità artistica e valorizzare il mio talento.

Parlaci delle cose belle dell‘Azerbaijan

L’ Azerbaijan è un paese bellissimo, sia dal punto di vista paesaggistico che da un punto di vista storico architettonico, da sempre conosciuta per l’arte tessile degli arazzi e tappeti, una forma di arte applicata molto antica. Il tappeto orna i pavimenti delle case degli azerbaigiani sia in città che in campagna, e sono caratterizzati da una gamma cromatica straordinariamente complessa e questo riguarda in modo particolare i tappeti antichi, il cui filato veniva tinto con coloranti naturali. Le nuove tendenze artistiche stanno notevolmente influenzando anche questo tipo di arte.

Dicci del tuo lavoro

La mia formazione iniziale si concentrava sullo studio delle tecniche della pittura e della scultura. Successivamente, con l’esperienza e il contatto con i miei insegnanti ho indirizzato il mio percorso interamente verso la pittura.  Ma mi rendo conto che la pittura e la scultura soffrano, come tutta la società, di una profonda crisi spirituale. Nel mio piccolo vorrei che il mio lavoro, in particolare i ritratti, esprimessero quel legame intimo con la spiritualità che l‘umanità tutta dovrebbe riscoprire e riacquistare come valore imprescindibile.