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Domenica Minniti Gònias intervista Charis Vlavianòs

Charis Vlavianòs (Roma 1957) vive ad Atene, dove insegna Storia presso l’American College of Greece. Ha pubblicato dodici raccolte poetiche, fra cui le recenti Autobiografia in bianco (Premio dell’Accademia di Atene) e Sonetti sciagurati (2011), nonché saggi come L’altrove (1994) e A chi interessa la poesia? Pensieri intorno a un’arte superflua (2007). Del 2011 è il saggio Storia della filosofia occidentale in 100 haiku: dai Presocratici a Derrida e del 2014 e 2016 rispettivamente i romanzi Il sangue non è acqua e Il diario segreto di Hitler. È autore di numerose traduzioni, specie dall’inglese (i Quartetti di T.S. Eliot, i Cantos di Pound). Sue opere sono state tradotte in dieci lingue; in Italia sue poesie sono state pubblicate sulla rivista Poesia. Nel 2014 Charis Vlavianòs ha ricevuto un riconoscimento dalla Società Dante Alighieri di Roma, mentre già nel 2006 era stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana dall’Ambasciatore d’Italia in Atene. Dirige la rivista di poesia e poetica Ποιητική (Poetica).

Quando hai iniziato a scrivere poesie?

Ho iniziato a scrivere durante l’adolescenza, come molti poeti. Le mie prime poesie però erano puri esercizi di penna. Non avevano alcun valore letterario, ma determinarono il mio percorso a venire. Quel primo momento, in cui cominci a scrivere è il momento magico in cui inventi un “sé poetico”, il momento che dici: “Voglio diventare un poeta, seguire questo difficile ma meraviglioso cammino”. Questo, molte volte, significa un cambiamento radicale e, nel mio caso, anche un grande conflitto con la mia famiglia che aveva per me altri sogni e altre aspirazioni.

Quali sono i temi che prediligi quando scrivi poesia?

Non ho temi prediletti, senza dubbio dominano quelli che si riferiscono ad argomenti esistenziali o anche sociopolitici. Di solito il tema viene da solo, chiede di diventare parola. La sfida per il poeta è trovare un modo per dar forma al tema così da farlo emergere e da giustificarne l’urgenza di venire alla luce. Due dei miei ultimi libri erano dedicati, l’uno (Το αίμα νερό, Il sangue non è acqua) al sofferto rapporto con i miei genitori, l’altro (Το κρυφό ημερολόγιο του Χίτλερ, Il diario segreto di Hitler) alle ragioni per cui un uomo semianalfabeta e complessato sia riuscito a corrompere milioni di Tedeschi e a condurre l’umanità alla guerra e alla barbarie. Entrambi i libri rispondevano evidentemente a miei bisogni profondi (consci e inconsci), ma il difficile era trovare un modo per scriverli. Ne Il sangue non è acqua ho scelto la narrazione in seconda persona e ho diviso il testo in 45 parti per non cadere nella trappola del melodrammaticoho potuto così controllare meglio la portata emotiva di ogni singola parte. Invece ne Il diario segreto ho preferito la narrazione diaristica in prima persona, ciò che comportava il riuscire a tracciare un profilo psicologico di Hitler – nel diario, infatti, è proprio lui che parla. (Il libro su Hitler naturalmente è legato ai miei studi – ho studiato Storia e Teoria Politica all’Università di Oxford) e anche al fatto che l’estrema destra in Grecia, in Italia, in Francia e in altri Paesi sta di nuovo guadagnando terreno. Un altro tema che prevale nelle mie raccolte è l’incastro del soggetto negli ingranaggi della Storia, come pure tematiche che rimandano ad interrogativi di natura filosofica o estetica.

Cosa significa per te l’ambiente? 

L’ambiente in cui un poeta vive e si muove è molto importante. Esso alimenta molto profondamente i suoi interessi, determina le sue angosce, le sue paure, la sua felicità ecc. Il dato fondamentale tuttavia è la lingua, specialmente se questa ha la sorte di essere una lingua ”periferica” come è ormai il Greco. Se si scrive in Inglese, la lingua franca del nostro tempo, è molto più facile vivere in varie parti del mondo (Pound, per esempio, in Italia e Joyce per un periodo a Trieste); invece nel mio caso il paese in cui vivo è anche quello dove posso impegnarmi in maniera più efficace. Oltre alla mia attività poetica, ho tradotto e pubblicato in Grecia opere di numerosi e prestigiosi poeti stranieri (Eliot, Pound, Stevens, Cummings, Pessoa, Ashbery, Carson, Longley, Blake, Goldoni, Montale, Ungaretti, Pavese, Magrelli ed altri), così come anche saggi (ho pubblicato, per esempio, un ampio saggio sulla Commedia di Dante); inoltre, sono direttore di Ποιητική (Poetica), una rivista di poesia e poetica. Tutte queste attività presuppongono che io viva la maggior parte del tempo in Grecia. Ciò non significa certamente che non possa scrivere quando viaggio e risiedo, per brevi periodi, in altre parti del mondo. Peraltro, siamo tutti, chi più chi meno, per dirla con Diogene, “cosmopoliti”, cioè “cittadini del mondo”.

Ha un ruolo sociale, a tuo avviso, la poesia ambientale?

Il ruolo della poesia non è certamente circoscritto entro i confini del paese nel quale si scrive e si pubblica. Anche quando sembri essere “localistica”, la poesia, se è significativa, acquista subito un carattere universale. Tutti i grandi poeti hanno scritto nella loro lingua e molti non si sono quasi mai mossi dal proprio luogo di nascita (Kavafis, per esempio), ma poiché le loro poesie riuscirono a parlare in modo efficace e chiaro (“vero” direbbero alcuni) di argomenti che riguardano tutta l’umanità, hanno acquisito, appunto, una portata universale. È senza dubbio doveroso sottolineare a questo punto l’importante ruolo che riveste la traduzione perché, senza la traduzione, non sarebbe stato possibile avere quelli che Dante chiama “i movimenti dello spirito”. Tutta la grande poesia è al servizio di questo spirito, in tutte le sue manifestazioni.

L’intervista è stata realizzata in collaborazione con Sapereambiente

L'autore

Domenica Minniti Gònias
Domenica Minniti Gònias
Con laurea in lingue e letterature straniere (Inglese, Tedesco, Francese e Neogreco) all’Orientale di Napoli, master in Linguistica italiana alla Sapienza di Roma e PhD in Studi comparati all’Università Nazionale e Kapodistrias di Atene, Domenica Minniti Gònias è dal 2018 professore ordinario di Linguistica italiana e Traduzione presso quest’ultimo ateneo. Si occupa attivamente della diffusione dell’italiano in Grecia e del greco in Italia: è stata responsabile del Centro Linguistico dell’Università di Atene, membro della Commissione per la Certificazione Nazionale di lingua straniera e presidente della Commissione nazionale per l’introduzione dell’italiano nella scuola pubblica in Grecia. Come visiting professor ha tenuto dei corsi sul dialetto greco-calabro presso l’università della Calabria e di Pisa.
Suoi campi privilegiato di ricerca sono appunto il dialetto greco-calabro e i prestiti lessicali scaturiti dal contatto fra l’italiano e il neogreco. Ha pubblicato in italiano e in greco varie monografie e numerosi articoli, sia di linguistica storica (Italoellenica. Studi sul prestito lessicale, Oralità e poesia nei grecofoni della Calabria, La ienti de Sïòn. Un’elegia in dialetto giudeo-italiano) che di linguistica applicata e traduzione (Le parole e i significati dell’italiano, Italiano LS. Teoria e prassi, Curricolo di insegnamento per l’Italiano nei Licei greci, La Traduzione. Storia – Teoria – Pratica). Sua è la traduzione in greco delle Dieci Tesi per l’Educazione Linguistica Democratica di Tullio De Mauro. È direttore del Laboratorio di Lingua, Traduzione e Studio del contatto italogreco dell’Università di Atene e dal 2015 responsabile scientifico dei convegni “Italoellenica. Incontri sulla lingua e la traduzione”. Membership: Società Linguistica Italiana, Società Italiana di Glottologia, Associazione per la Storia della Lingua italiana, European Society for Translation Studies, Associazione Europea dei Neogrecisti.

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