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“Libri da Oscar”. Come nacque la più popolare collana editoriale italiana

“Libri da Oscar”. Come nacque la più popolare collana editoriale italiana
a cura di Luigi Mascheroni
Luino, Palazzo Verbania
24 ottobre – 29 novembre 2020

Ernest Hemingway, Addio alle armi Una mostra che racconta la nascita degli “Oscar” della casa editrice Mondadori, la più popolare collana di libri tascabili dell’editoria italiana, la prima in assoluto a esordire nelle edicole. Il primo titolo – uscito il 27 aprile 1965 – fu il romanzo Addio alle armi di Ernest Hemingway. Fu stampato in 60.000 copie, che andarono tutte esaurite nel primo giorno.
Il primo slogan degli Oscar, “I libri-transistor”, fu coniato dal poeta Vittorio Sereni, che lavorava alla collana insieme ad Alberto Mondadori, figlio di Arnoldo. E – curiosamente – il libro con cui si inaugurò la collana, Addio alle armi di Ernest Hemingway (il romanzo fu pubblicato nel 1929), contiene un accenno a Palazzo Verbania, all’epoca Kursaal, quando lo scrittore americano narra la fuga in barca del suo alter ego (il protagonista) verso la Svizzera, una notte della Prima Guerra Mondiale, il quale vedendo le luci della costa e scrive: “…il lago si allargò e sulla riva opposta ai piedi delle montagne vedemmo qualche luce che doveva essere di Luino”.
Il successo degli “Oscar” diede vita a un vero caso editoriale, culturale, economico e sociale, scatenando una vera e propria “corsa al tascabile” da parte degli editori concorrenti (ma intanto gli Oscar si erano conquistati la posizione di leader del mercato: Un amore, di Dino Buzzati, vendette 400.000 copie ma il vero long-seller fu La ragazza di Bube di Carlo Cassola con 446.800 copie vendute in sei anni).

Dopo gli Oscar della Mondadori – una collana economica, a cadenza settimanale, ad altissima tiratura e veramente di massa che aprì le porte dell’editoria italiana al marketing e alla pubblicità aggressiva – i tascabili, figli commercialmente di un’idea geniale di Arnoldo Mondadori e sociologicamente del boom economico degli anni Sessanta, aprirono una strada. Il lettore popolare italiano fu attaccato con una terapia d’urto.

Grafica semplice e moderna, copertine di taglio cinematografico disegnate prima da Mario Tempesti poi anche da Michele Rubino (ma la storia degli Oscar comprende molte storie ‘grafiche’ eccellenti: negli anni hanno collaborato alla collana gli art directors Bruno Binosi, Federico Luci, Giacomo Callo, Giorgio Seppi, gli illustratori e designer Paolo Guidotti, Karel Thole, Mario Tempesti, Ferruccio Bocca mentre Ferenc Pinter, uno dei collaboratori più continui della casa editrice, creerà intorno ad alcune serie di volumi una vera e propria ‘mitologia’ grafica), paratesti ridotti al minimo, il meglio della letteratura mondiale e italiana, un prezzo più che abbordabile (350 lire, all’epoca il costo di un biglietto per il cinema, che secondo un calcolo empirico equivalgono a 3 euro attuali), che trovi in qualsiasi edicola senza dover entrare in libreria, a portata di mano dei lettori deboli e occasionali: impiegati, operai, casalinghe, studenti con tanto tempo e pochi soldi. Una formula perfetta. Con gli Oscar, insomma, nasceva la vera editoria “di massa”. Si calcola che fino al 1985 gli Oscar Mondadori – una collana nella quale negli anni sono entrati anche i libri di Piero Chiara e Vittorio Sereni – abbiano venduto oltre 120 milioni di copie. La cifra ad oggi è probabilmente incalcolabile.

Il catalogo della mostra, a cura di Luigi Mascheroni e Santo Alligo, esce per i tipi della Little Nemo editore