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Come un’autobiografia

IO:  tomaso binga, sono nata a Salerno nel secolo scorso, ma vivo e lavoro a Roma. Attratta  fin da bambina dalla letteratura (le mie prime poesie risalgono all’età di dieci anni), ho iniziato a lavorare nel campo artistico fin dai primi anni sessanta, ma sono uscita allo scoperto solo nel ’71, nel pieno del fervore femminista, assumendo in arte, ironicamente e provocatoriamente, un nome maschile. Da allora la mia ricerca si è sviluppata, sempre con grande coerenza, nell’ambito della Scrittura Verbo Visiva e della Poesia sonoro-performativa. Dopo le prime esperienze di scrittura desemantizzata (1971), ho proposto sagome del mio corpo come lettere alfabetiche, Scrittura Vivente (1976), avvalendomi anche del mezzo fotografico. Nel ’78 sono approdata alla Biennale di Venezia con una nuova esperienza scritturale: il Dattilocodice. Nell’85 ho stipulato un armistizio tra Scrittura e Pittura con il Biographic che ho presentato alla XI Quadriennale di Roma. Armistizio stroncato nel ’91, con l’inizio della guerra del golfo, dalla forza irrompente della scrittura poetico/performativa di Riflessioni a puntate, evento epistolare-sonoro di denuncia sociale, durato un anno.

Una mia dichiarazione di poetica, urlata attraverso i megafoni, esplicativa del mio lavoro di quegli anni, così recitava: Non sono un uomo / Non sono una poetessa / Scrivo ma non so leggere / Il mio corpo è anche il corpo della parola. E ancora: Contro il costume che attribuisce un significato maschile al lavoro dell’artista, io sono una cartuccia e vasparata!

Anche la produzione successiva dalla fotografia alla pittura, dal digitale alla performance, è improntata sulla centralità del linguaggio. Le mie opere vogliono soprattutto stupire ma anche far riflettere un pubblico, prevalentemente distratto, sul vero significato del sense e del non sense inscritto in una immagine, in una poesia, in una performance dove la voce e il ritmo diventano corpo della parola.

Questa pratica dell’arte che ha accompagnato tutto il  mio percorso artistico, ha trovato nell’uso della parola, del gesto e del corpo, un suo esito organico. Dalle prime performance affidate al gesto Vista Zero (1972), al gesto e alla scrittura Nomenclatura e lOrdine Alfabetico (1973-74) sono passata nel 1977 con Poesia Muta, Ti scrivo solo di Domenica e Io Sono una Carta a performance poetiche affidate esclusivamente alla sonorità della parola di chiaro segno femminista e di denuncia di tutte le più scottanti problematiche sociali. Ho rivalutato i valori ritmici e timbrici della parola per dare calore e colore alle armonie del verso dove il significato e il significante s’intrecciano e si alternano in un continuo e controllato gioco di prevaricazioni. Ironia e grottesco, denuncia e dissacrazione, non sense, luogo comune e il sonoro più stereotipato del mondo tecnologico sono stati gli ingredienti principali delle mie poesie performative che con la poesia sonora si sono arricchite della energia corporea necessaria a stabilire un tramite più diretto tra il testo e il fruitore.

Benché docente/sempre/presente presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, ho partecipato a innumerevoli manifestazioni tra mostre, rassegne, festival di poesia sonora e performativa, in molte città italiane e straniere.

L'autore

Tomaso Binga
Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli in Menna, è una artista nata a Salerno il 20 febbraio 1931. Dal 1974 dirige il Lavatoio Contumaciale. Nel 1989 nasce la Fondazione Menna dedicata a suo marito, oggi denominata Fondazione Filiberto e Bianca Menna.
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