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Tomaso Binga Locus

Tomaso Binga
Locus
a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani

inaugurazione sabato 20 febbraio 2021 ore 11:30
Via dei Monti di Pietralata 16 – Roma
dal 22 febbraio al 10 aprile ingresso solo su prenotazione tel. +39 349 58 13002 >>>

L’artista sarà presente il 20 febbraio, alle ore 12:00, in diretta facebook , con riprese video a cura di Rosa Galantino

Tomaso Binga, Locus, 1995-2021, installation view (particolare), acrilico su tela, 225 x 1000cm. Courtesy Fondazione Filiberto e Bianca Menna / Archivio Menna/Binga (Roma).
Tomaso Binga, Locus, 1995-2021, installation view (particolare), acrilico su tela, 225 x 1000cm. Courtesy Fondazione Filiberto e Bianca Menna / Archivio Menna/Binga (Roma).

Per festeggiare un importante traguardo, i 90 anni di Tomaso Binga, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, il Lavatoio Contumaciale, la FUIS-Federazione Unitaria Italiana Scrittori e l’Associazione FigurAzioni, sono liete di annunciare la conclusione performativa dell’opera Locus che sarà conclusa nella sede romana della Fondazione, in via dei Monti di Pietralata 16 (Roma), dal 20 febbraio al 10 aprile 2021.

Homo ornat locum – non hominem locus è la frase che si può leggere guardando nel suo insieme Locus, una grande opera realizzata da Tomaso Binga nel 2005 (mai presentata al pubblico e incompiuta) su un progetto del 1995 che fa parte del ciclo Biographic dove la scrittura, per osmosi, diventa pittura: «nell’85 ho stipulato un armistizio tra Scrittura e Pittura con il Biographic che ho presentato alla XI Quadriennale di Roma».

Per l’occasione l’artista recupera la scritta di Cicerone HOMO LOCUM ORNAT – NON HOMINEM LOCUS (L’uomo nobilita la dimora – non la dimora l’uomo) MCMXXIV A FUNDAMENTIS presente sul fronte di un palazzo in piazza Perin del Vaga, realizzato nel 1926 dall’architetto Marcello Piacentini, che ospita il Lavatoio Contumaciale, associazione nata per volere di Binga che inaugura nel 1974 con una sua performance (Parole da conservare Parole da distruggere), per sottolineare che quello spazio dell’arte, la casa dell’artista appunto, è anche a pieno titolo uno spazio che si apre all’aperto dell’altro, «a divenire casa di chiunque voglia contribuire in modo operoso, come esecutore creativo o fruitore non passivo, alla realizzazione dell’arte»: di un’arte in contumacia, di un pensiero divergente e di una necessaria disobbedienza nei confronti dei conformismi, delle sterili convenzionalità.

Composto da venti elementi (e precisamente da dieci grandi tele 190×100 sormontate da altrettante piccole tele 35×100 che vanno a delineare una sorta di fregio in cui si prolungano e vibrano i segni del Biographic) il maestoso lavoro è una operazione performativa collettiva che prende forma e si realizza con l’apporto e il coinvolgimento del pubblico. In Locus, che è la casa dell’artista, ma anche di colui che la frequenta, Binga vuole chiedere oggi agli amici dell’arte e del cuore di lasciare una piccola traccia di sé sulla superficie del grande quadro per modificarlo e aiutarlo a crescere, per portare a conclusione quella operazione avviata appunto negli anni Novanta del secolo scorso e mai terminata. (Le tracce saranno documentate via via in un quaderno che raccoglierà le firme di quanti hanno agìto sull’opera).

Come un’autobiografia di Tomaso Binga

* In ottemperanza alle norme il pubblico è vivamente invitato a indossare la mascherina, utilizzare il disinfettante per le mani all’ingresso della mostra e mantenere la distanza sociale di almeno un metro.