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Sul plurilinguismo elvetico

“Language is a bridge, so that you can get safely from a place to another” scriveva il drammaturgo inglese Arnold Wesker. E la Svizzera, nel suo territorio di 41.285 kmq, è una nazione ricca di ‘ponti’, strutture che uniscono quel 62% della popolazione che ha il tedesco come lingua principale con il 23% che usa prevalentemente l’idioma francese, con l’8% di italofoni e lo 0,5% natio romancio. Il plurilinguismo è una peculiarità elvetica e ormai, in particolar modo a partire dagli anni Settanta, sono tante le iniziative volte a valorizzarlo, favorendo lo scambio interculturale tra le quattro regioni linguistiche: si deve menzionare, a tal proposito, l’impegno della Fondazione CH per la collaborazione confederale, organo che nel 1974 ha dato vita alla Collana CH, un progetto editoriale volto a promuovere la diffusione della letteratura elvetica in tutte le lingue nazionali, e nel 2019 ad aller-retour, festival di traduzione e letteratura.

 

 

È un ‘ponte’ ben progettato e costruito il volume 4 piccioni con una fava – espressioni idiomatiche a confronto nelle 4 lingue nazionali, dato alle stampe da Salvioni Edizioni di Bellinzona ed elaborato da un’équipe di studiosi coadiuvati da Nicole Bandion, fondatrice e responsabile delle iniziative «+ italiano» dell’Università della Svizzera italiana. Il libro fa parte di un progetto più ampio – “100% elvetico” – volto a celebrare l’importanza e il fascino della diversità culturale e linguistica della Svizzera e, al contempo, a rafforzare i legami tra le varie aree linguistiche; questo progetto ha visto, tra l’altro, la creazione del sito internet www.quadrilingui.ch , nel quale sono ospitati i contenuti elaborati da studiosi e istituzioni partner come la Radiotelevisiun Svizra Rumantscha (RTR) e la Pro Grigioni Italiano (PGI). Inoltre, dal sito si possono scaricare delle schede didattiche utili per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda (materiale pensato per i livelli A1-C1 del Quadro Comune Europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue).
Il libro, come facilmente intuibile da titolo e sottotitolo, è una raccolta di espressioni idiomatiche delle quattro lingue nazionali della Confederazione che, pur avendo lo stesso significato, presentano immagini completamente diverse che hanno origine, per lo più, dalla tradizione, dagli usi e costumi, delle zone in cui sorgono; “le espressioni idiomatiche”, infatti, “sono culturalmente connotate, ovvero sono fortemente legate alle radici storiche, sociali e culturali dei paesi in cui hanno avuto origine e si sono evolute” (p. 22), dichiara Vincenzo Todisco, docente dell’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni e scrittore appartenente alla cosiddetta generazione dei Secondi che ha recentemente pubblicato l’autotraduzione del suo romanzo Das Eidechsenkind (Rotpunktverlag 2018; ed. it. Dadò 2020). Le varie schede in cui vengono spiegate le espressioni idiomatiche sono costruite con uno schema preciso e sempre identico: nell’intestazione si trova il modo di dire in lingua originale (per il romancio è segnalata anche la variante e sul sito del progetto sono presenti registrazioni, realizzate dalla Radio romancia, per ascoltarne la pronuncia), con una spiegazione dettagliata nella stessa lingua, seguito dalla traduzione letterale e un riassunto della spiegazione nelle altre lingue nazionali; nelle pagine successive si trovano formulazioni negli altri idiomi della Confederazione, corrispondenti all’espressione principale presa in esame. Ovviamente, come per tutte le opere che affrontano la traduzione, anche i curatori di 4 piccioni con una fava si sono dovuti cimentare con l’annosa questione dell’intraducibilità di alcune parole o espressioni: a un traduttore dal tedesco, ad esempio, è sempre richiesto un meticoloso lavoro di negoziazione nel rendere in un’altra lingua termini come Quereinsteiger, Zweisamkeit, Kaffeetrinken o Geisterfahrer; sono forse intraducibili per i redattori del volume, solo per citare un paio di esempi, il modo di dire francese avoir des atomes crochus avec quelqu’un e il regionalismo ticinese ciapà i ratt (che non ha nulla a che vedere con il poco elegante milanese va’ a ciapà i ratt).
Questa raccolta è inoltre arricchita da illustrazioni ad opera di disegnatori delle varie regioni linguistiche che rendono più chiaro il modo di dire e conferiscono un’aura di leggerezza a un lavoro che, di certo, non deve essere stato semplice ed è il frutto di ricerche incrociate tra dizionari cartacei e siti internet, avallate dalla competenza degli esperti di linguistica. Il risultato finale è composto da “tante ipotesi (più o meno convincenti) e pochissime certezze. […] E se ci sono modi di dire che usereste tranquillamente anche in un discorso formale, altri sono veramente colloquiali. […] Alcuni aneddoti gustosi sono stati persi per «mancanza di prove» e alcune precisazioni scientifiche sono state sacrificate per… «mancanza di immediatezza»” (p. 47).
Degna di nota è l’attenzione riservata al romancio, l’antico prodotto della mescolanza del latino volgare con le parlate locali del territorio dei Grigioni, riconosciuto lingua nazionale nel 1938 per porre un freno simbolico alla brama espansionistica dei regimi e sottolineare l’indipendenza elvetica, ma sempre più in pericolo a causa dello spopolamento delle vallate alpine, della globalizzazione e della scarsa diffusione nei media. Per quel che concerne il tedesco, invece, nel volume si fa riferimento a espressioni che hanno origine in Germania più che nei dialetti Schwyzerdütsch (anche se, considerando che i modi di dire provengono pur sempre da una cultura orale, sono presenti ‘perle’ svizzero-tedesche come “Eppis isch 08/15”); si spera, così, di suscitare un interesse anche al di là dei confini confederali e di arricchire le conoscenze di qualsiasi studente di tedesco come lingua seconda.
4 piccioni con una fava è un modello esemplare per la didattica del plurilinguismo che ci auguriamo possa venire imitato anche in Italia, dove troppo spesso la pratica dei vari “idiomi nativi” degli alunni stranieri viene posta in un rapporto di antagonismo con l’apprendimento dell’italiano; la via giusta, invece, è una relazione di implicazione e complementarietà, un dialogo tra dialetti, lingue di più parti del mondo e italiano.

 


 

A conclusione di queste riflessioni, uno scambio di battute con la curatrice Nicole Bandion:

Qual è stata l’espressione più complicata da spiegare (e che magari ha rischiato di essere esclusa dal volume)?

«Rompere le scatole» siccome le «scatole» sono un eufemismo. Spero che la spiegazione nel libro risulti riuscita!

Qualche espressione, invece, è rimasta fuori?

Ne sono rimaste fuori tante! Ma spesso perché non funzionava il confronto tra le lingue o magari due lingue usavano la stessa metafora. Così ad esempio abbiamo dovuto rinunciare a «on n’est pas sortis de l’auberge» perché sia in italiano che in tedesco si usava l’immagine del tunnel e si tendeva a dire «siamo usciti dal tunnel», quindi al positivo e dal senso diverso dall’espressione in francese.

Il plurilinguismo elvetico – questa perfetta convivenza di lingue e influssi culturali diversi – può essere la chiave per una perfetta armonia per l’Unione Europa?

Ahimè, penso che quello che spesso si vede in Svizzera, come dice il Prof. Dr. Sacha Zala, è un parallelolinguismo diffuso piuttosto che un plurilinguismo riuscito; le frontiere linguistiche sono ben presenti e anche se viviamo gli uni accanto agli altri e ci rispettiamo, non ci conosciamo veramente; il romancio ad esempio non “lo si vede” mai e lo Svizzero tedesco non si impara a scuola. Così non si contribuisce a creare coesione; dobbiamo probabilmente impegnarci maggiormente, in Svizzera, a far vivere le lingue anche al di fuori delle loro regioni.

maurizio.basili@unich.it

 

 

L'autore

Maurizio Basili
Maurizio Basili
Maurizio Basili è nato a Roma nel 1980. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Letterature Comparate presso l'Università degli studi di Cassino e ora è docente a contratto presso vari atenei italiani; si occupa principalmente di Letteratura Svizzera. Ha pubblicato una storia della letteratura svizzera dal 1945 ai giorni nostri, una monografia sullo scrittore svizzero Thomas Hürlimann e saggi su altri autori come, ad esempio, Robert Walser. Inoltre la sua raccolta di poesie Le occasioni v'hanno create ha ottenuto il Premio "Città di Penne-Fondazione Piazzolla" come "miglior opera prima" nel 2010.