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Antón Piñeiro, O noiro [Il pendio], Santiago de Compostela, Sotelo Blanco, 2015.

Antonio Piñeiro sviluppa in questo romanzo due delle sue caratteristiche fondamentali: la brevità formale e l’elaborazione poetica del linguaggio. Se ne potrebbe aggiungere una terza, di tipo tematico anche se coinvolge il discorso, che ha a che vedere con la ricostruzione soggettiva del passato sulle fondamenta di una memoria che agisce partendo dalle suggestioni provocate dai sensi, incluso quando si affrontano episodi duri come la guerra. Meglio dire “come la Guerra Civile” visto che è questo lo scontro a cui si rifà l’autore, ma insistere sui dettagli traviserebbe completamente la natura del libro. Lo stesso autore ci offre le chiavi. Nonostante la brevità segnalata in precedenza, probabilmente questo romanzo è dove meglio si rintraccia cosa Piñeiro considera letteratura, quasi a mo’ di autopoetica. I (vari) narratori-protagonisti fissano la passione per la scrittura al periodo dell’infanzia grazie agli insegnamenti di qualche docente, proprio come succede a loro stessi. È mediante questi primi esercizi narrativi che “imos canalizando cara unha substancia distinta a unión dos nosos recordos e as nosas sensacións” (“incanaliamo l’unione dei nostri ricordi e delle nostre sensazione verso una sostanza distinta”, p. 13). Attraverso la scrittura, dalle note sul quaderno che passano di generazione in generazione grazie a questa catena creata tra professore e alunno, inizia anni dopo la ricerca degli scenari di violenza nei dintorni di Madrid. Si sovrappongono periodi, spazi e racconti per affrontare le sensazioni atemporali che ricoprono concetti universali, quali il dolore e la paura. I suoni delle cicale nel silenzio della notte, l’odore della terra e del timo selvatico, il colore della paura d’estate, il tatto della siccità e del metallo delle munizioni o il sapore acido della morte sono le tracce più visibili dei campi di battaglia; delle cicatrici che rimangono aperte per sempre, soprattutto quando la guerra coinvolge l’infanzia. C’è molta narrazione in O noiro, in quanto il recupero della memoria (storica e personale) si costruisce attraverso un filo argomentativo. Tuttavia, una delle cose più riuscite è la capacità di rielaborare le immagini, assegnando alla sinestesia una funzione rivelatrice che si erige come l’unica possibile.

Lingua originale: Galego
Sito casa editrice: www.soteloblancoedicions.com/
Inma Otero Varela: oterovarela@gmail.com

L'autore

Inma Otero Varela
Inma Otero Varela
Inma Otero Varela (Carral, 1976) è attualmente professoressa di Lingua e letteratura galega nelle scuole superiori. È stata lettrice di galego nell’Università “La Sapienza” di Roma dal 2003 al 2008. Collabora come critico letterario in “Grial” e “Novas do Eixo Atlántico*. Ha pubblicato studi sulla narrativa galega in svariati volumi e riviste scientifiche (“Critica del Testo”, “Anuario de Estudos Literarios Galegos”, “Boletín Galego de Literatura).