Interventi

Al di qua del bene e del male

«Bene in vista», è il gioco di parole con cui il Salone internazionale del libro (al Lingotto di Torino da giovedì 8 maggio) lancia il tema prescelto per questa edizione: il Bene, nella sua necessità di essere distinto dal Male. Può suonare un po’ manicheo, a guardar meglio è una scelta pragmatica. Parlare del Bene in modo semplice, per via di esempi, è ciò che una fiera del libro con tantissimi autori presenti e alle prese coi propri libri e col proprio pubblico può fare in maniera largamente comprensibile: senza rinunciare a un impianto etico-filosofico.

È un Salone molto ricco, un’edizione che sfida la crisi del libro e della libreria – ma non della lettura, come ricorda il direttore Ernesto Ferrero – mettendo in campo tutto il peso di una lunga tradizione di successi. È anche un’edizione particolare perché sia il direttore sia il presidente Rolando Picchioni sono in scadenza di mandato. L’anno prossimo potrebbero esserci ancora – prorogati anche per la concomitanza con l’Expo, con la quale ci saranno forti collaborazioni – ma i giochi sono ancora molto aperti. Al momento, si guarda al presente. Con tantissimi ospiti, molte iniziative nuove, molte nuove idee.

Ci sono i tedeschi della Buchmesse – la più importante fiera mondiale di  diritti editoriali – e per la prima volta una folta delegazione di editori cinesi all’International Book Forum, l’area per lo scambio dei diritti
editoriali. Arriva grazie al sostegno di Ice e Regione Piemonte, ma l’investimento è interessante dato che rappresentano un mercato di dimensioni smisurate, il primo al mondo come valore della produzione. Non è
detto che da buoni confuciani siano così interessati al Bene e alla necessità di distinguerlo dal Male (con buona pace di Nietzsche), ma forse la prolusione inaugurale di Susanna Tamaro, madrina del Salone, potrebbe stuzzicare la loro pragmatica attenzione.

Sul côté vaticano, il cardinale Ravasi già mercoledì, alla preinaugurazione, terrà una lezione sul tema Secondo le scritture. Scrittori umani e divini , che suona come un ottimo prologo. Quanto agli scrittori umani, si va dall’inglese Robert Harris (un nuovo romanzo-inchiesta sul caso Dreyfus) al grande fotografo americano Steve McCurry, a un maestro come Alfred Brendel che ha pubblicato per Adelphi il suo Abbecedario di un pianista, al critico d’arte Jean Clair (portato da Avvenire che gli conferisce il premio Bonura) al teorico della «decrescita felice» Serge Latouche.

Gli italiani, poi, ci sono quasi tutti dai più giovani al decano Boris Pahor, da Cacciari a Gramellini, da Magris a Michele Serra e Francesco Piccolo. Qui si potrebbe aprire un capitolo a sé, che riguarda, dopo 26 edizioni (questa è la ventisettesima) l’inevitabile effetto di deja vu. Molti anni fa, vivo Indro Montanelli e malvivo il pci diventato pds e gioiosa – ma sconfitta – «macchina da guerra», proprio Cacciari venne incoronato, così scrissero i media, nuova speranza della sinistra e nuovo unico possibile «capo» dall’anziano giornalista, in una sala vibrante di folla.

La cosa non ebbe il minimo seguito fuori dal Lingotto, i giornali dimenticarono in un giorno quel che avevano scritto, la vita riprese ovviamente come sempre, su altri cammini. Questo non significa però che gli umori culturali e civile del Salone appartengano a un’élite priva di influenza: significa semmai che proprio causa della sua enorme importanza, il Salone non va sopravvalutato o trasfigurato. Quest’anno raggiungerà i 400 mila visitatori, e anche quest’anno tutta la cultura italiana – al completo anziani e giovani, nuovi e vecchi – sarà qui radunata come sempre, in parte a celebrare i suoi rituali, in parte, e questa è sempre la speranza, non solo. Dove circolano i libri circolano le idee. E dove circolano le idee, anche se in modo fatalmente caotico e magari spettacolare, qualche seme può sempre attecchire.

Quest’anno vengono ricordati i cinquant’anni di Adelphi, i cent’anni di Giuseppe Berto e, dopo le polemiche degli ultimi anni su un reale o presunto «pensiero unico» di sinistra, è stata innestata anche una piccola sezione sulle «Anime della destra», dove però c’è stata anche la prima defezione: Vittorio Feltri, che doveva partecipare a uno degli incontri, ha annunciato che non ci sarà, in segno di protesta contro la «censura» cui è stato sottoposto il romanzo di Luigi Bisignani appena uscito per Chiarelettere, e che ammicca in modo piuttosto evidente al Corriere della Sera e al suo direttore, oltre che al malaffare italiano e persino a certi monsignori.

«Il direttore», questo è il titolo, doveva essere presentato al Lingotto, poi all’improvviso non si è trovata un’adeguata collocazione, e l’incontro è saltato. La spiegazione regge e non regge. L’editore ha puntato il dito contro il Vaticano, l’autore (noto per i suoi trascorsi giudiziari e per l’essere stato un potentissimo uomo-ombra della prima e della Seconda Repubblica) ha fatto sapere che in fondo tanto clamore gli sarebbe servito in libreria. Si vedrà. Rispetto alla media delle polemiche intorno al Salone, questa è sicuramente di bassa intensità. Mentre in tema di Bene e Male, la palma dell’eleganza va al finanziere internazionale George Soros, l’uomo che affondò la Banca d’Inghilterra, da tempo dedito a smisurate attività filantropiche, e ora, si sussurra, molto interessato a grossi «shopping» industriali e finanziari nel nostro Paese.

Non è che si faccia spesso vedere in pubblico. Parlerà dei destini d’Europa. Ha gentilmente fatto sapere agli organizzatori, che volevano concordare le modalità del viaggio e dell’ospitalità, di non preoccuparsi. Viene col suo aereo personale. Quanto all’albergo, si arrangia da sé.

 

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L'autore

Mario Baudino
Mario Baudino
Giornalista culturale, vive a Torino. Presente giovanissimo nell’antologia “La parola innamorata” (1978), ha pubblicato varie raccolte poetiche. E' del 2108 l’edizione di gran parte di questi versi in "La forza della disabitudine" (Aragno). È autore di romanzi: “In volo per affari” (Rizzoli 1994), “Il sorriso della Druida” (Sperling & Kupfer 1998), “Per amore o per ridere” (Guanda 2008) e “Lo sguardo della farfalla” (Bompiani, 2016), “Il violino di Mussolini” (Bompiani 2019).Tra i saggi, “Il gran rifiuto, storie di autori e di libri rifiutati dagli editori” (Longanesi 1991, Passigli 2009), “Il mito che uccide” (Longanesi, 2006), “Ne uccide più la penna - storia di crimini, libri e detective” (Rizzoli, 2011) e "Lei non sa chi sono io", dedicato ai casi più clamorosi di pseudonimia letteraria (Bompiani, 2017).