a proposito di...

I cinquecento anni dell’attività di Aldo Manuzio (1515-2015). Luca Rivali dialoga con Edoardo Barbieri

 

Quest’anno ricorrono i cinquecento anni dalla scomparsa dell’umanista editore Aldo Manuzio. Perché è importante ricordarlo oggi? In cosa consiste la sua eredità?

Come ormai è noto, il mondo si trova in un momento di transizione che dal libro cartaceo a stampa sta portando a un qualcosa di diverso, che sta sorgendo ma di cui non abbiamo capito ancora la consistenza. Proprio per questa ragione poter ritornare a un’altra rivoluzione avvenuta nel passato è estremamente significativo. Il contributo fondamentale di Aldo Manuzio alla cultura occidentale risiede nell’aver fatto passare dei semplici codices prodotti meccanicamente verso qualcosa di totalmente nuovo: il libro moderno. Già il grande bibliografo tedesco Konrad Haebler spiegava che quelli di Aldo non sono più degli incunaboli, ma già degli oggetti moderni. Il caso più citato è evidentemente quello degli enchiridia, dei libri tascabili, i quali presentano un nuovo carattere, un nuovo formato ma che soprattutto introducono un nuovo modo di leggere, che prescinde dalla lettura scolastica ma che vuole avviare a una lettura diretta dei classici. Però, in generale, è l’intero complesso dell’opera aldina che costituisce questo inizio del libro moderno. L’impresa aldina è infatti caratterizzata da un nuovo rapporto con gli autori, con i curatori e con il pubblico, in cui quello che abbiamo davanti, non solo dal punto di vista tecnologico ma anche massmediologico, non è più una semplice riproduzione meccanica, bensì un prodotto culturale totalmente innovativo.

Quali sono le iniziative, nazionali e internazionali, legate al cinquecentenario aldino?

Il mio desiderio sarebbe stato quello di creare col MiBACT un network di iniziative italiane, anche locali, che potessero collegarsi con altri eventi internazionali legati alle celebrazioni manuziane. Nella realtà dei fatti, tuttavia, non è stato possibile realizzare questo progetto, per cui esiste, preziosa ma solitaria, la pagina tenuta viva dal Consortium of European Research Libraries (CERL) che ha tentato, almeno a livello di informazione, di raccordare un network di iniziative aldine a livello internazionale (http://www.cerl.org/collaboration/manutius_network_2015/main). Le manifestazioni nazionali sono state molte meno rispetto a quelle di vent’anni fa ideate per celebrare l’inizio dell’attività aldina: questo perché evidentemente la crisi economica ha costretto a tagliare le iniziative, rendendole più difficili. Di conseguenza non sono state realizzate, per esempio, due grandi mostre bibliografiche come quelle organizzate allora a Firenze e Venezia. La mancanza di fondi (e in parte anche di idee) ha tarpato le ali a tante iniziative, anche se bisogna dire che quelle che ci sono state hanno avuto un qualche significato. Basti pensare al grande convegno di Venezia (Regione Veneto – Cà Foscari), al seminario di Milano (Università Cattolica – Biblioteca Ambrosiana), alla Summer School di Torrita di Siena dedicata ad Aldo (CRELEB dell’Università Cattolica di Milano); inoltre è iniziato, e tutt’ora va avanti, un importante ciclo di conferenze della Biblioteca Marciana, mentre si preannunciano una mostra bolognese (Biblioteca Universitaria) e una milanese (Biblioteca Ambrosiana) dedicate all’editore di Bassiano. Soprattutto però, a metà novembre, ci sarà a Milano un importante convegno organizzato dall’Università Cattolica e dalla Biblioteca Ambrosiana, che rappresenterà l’occasione per fare il punto sugli studi aldini di questi anni. Sarà un convegno di ampio respiro internazionale, con la presenza di una serie di studiosi di primaria importanza, che porteranno il loro contributo a questo settore di studio.

Prima ha detto che la crisi economica non ha consentito di realizzare delle grandi mostre bibliografiche. Che eventi sono previsti oltre al convegno ambrosiano?

Per Milano, visto che con Expo era impossibile immaginare iniziative che non rientrassero nell’orbita diretta di questo evento, si è pensato di realizzare una mostra virtuale. Questa idea nasce anche dalla constatazione che chi vuole studiare la grafica aldina (impostazione della pagina, uso dei caratteri) spesso non ha a disposizione sul web delle immagini ad alta definizione che permettano dei rapidi confronti e un saggio uso del materiale digitale. Da qui è nata l’idea di individuare un fondo che permettesse un’ampia campionatura della produzione aldina e che potesse essere in qualche modo rappresentato e mostrato via web. La Biblioteca Trivulziana di Milano, grazie in particolare alla cordiale collaborazione della dottoressa Isabella Fiorentini, ha concesso di attingere al suo fondo aldino, di cui a breve verrà pubblicato il catalogo a stampa, collaborando in maniera eccezionale e profondendo un impegno molto importante per la buona riuscita del progetto realizzando le riproduzioni digitali del materiale librario. La Regione Lombardia, inoltre, ha fornito, all’interno di un progetto più generale, delle risorse necessarie alla creazione materiale della mostra. Grazie poi alle competenze di chi si è impegnato nella realizzazione effettiva del tutto, cioè di Natale Vacalebre, che si è occupato della redazione dei testi, delle schede bibliografiche e della struttura della mostra, e di Alessandro Tedesco, che ha realizzato l’architettura e il supporto informatico della stessa, è stato possibile realizzare una mostra virtuale in grado di unire in modo innovativo questa prospettiva di tradizione antica con la modernità più accentuata.

Qual è la natura del fondo aldino della Trivulziana e che caratteristiche possiede la mostra virtuale?

Il fondo Trivulziano non è un fondo completo della produzione manuziana. In realtà nessuna biblioteca al mondo vanta un fondo aldino esaustivo, anche se in Italia la Biblioteca Nazionale di Firenze e la Marciana di Venezia possiedono delle collezioni quasi complete. Quello Trivulziano è tuttavia assai rappresentativo, sia per la qualità dei volumi che raccoglie, sia perché, come noto, esso ha origine dal prestigioso collezionismo milanese ottocentesco. L’idea è stata di realizzare una mostra che inserisse il fondo Trivulziano, per ciascun volume del quale viene fornita non solo una descrizione bibliografica ma anche una serie di immagini ad alta definizione che permettono la visualizzazione e lo studio del materiale bibliografico aldino, all’interno di un percorso completo in grado di presentare la figura di Aldo sia da un punto di vista biografico sia sotto il profilo delle tematiche culturali e intellettuali connesse alla sua attività editoriale. Naturalmente si tratta del percorso di una mostra, che possiede in sé anche un aspetto introduttivo, latamente divulgativo. Allo stesso tempo però si tratta di uno dei pochi esperimenti a livello internazionale di una messa a disposizione sul web di materiale di alta qualità scientifica dedicata ad Aldo Manuzio, che consenta di studiare l’avventura editoriale di questa figura fondamentale della cultura europea. La mostra può essere visitata all’indirizzo http://aldo.libriantiqui.it/. Il programma del convegno è invece disponibile alla pagina http://centridiricerca.unicatt.it/creleb.


Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License

L'autore

Luca Rivali
Luca Rivali
Luca Rivali (Brescia 1982), si è laureato presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica (2004) e ha conseguito poi la laurea magistrale presso l’Università degli Studi di Udine (2006). Sempre a Udine ha conseguito anche il dottorato di ricerca (2010). È stato chercheur visiteur presso l’Université Catholique de Louvain (Louvain-la-Neuve, Belgio) e poi docente a contratto di Discipline del Libro (Bibliografia) presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica. È membro del Direttivo del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca (CRELEB) e segretario scientifico del Master di II livello in Professione editoria dell’Università Cattolica. Collabora con la Custodia di Terra Santa per la realizzazione del catalogo degli incunaboli e delle cinquecentine delle biblioteche francescane di Gerusalemme. È stato assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica e collaboratore del Consortium of European Research Libraries (CERL) per la realizzazione del progetto MaterialEvidence in Incunabula (MEI), database relativo alla registrazione dei segni di provenienza sugli incunaboli. Borsista dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli per gli a.a. 2013/2014 e 2014/2015, ha tenuto corsi presso la scuola di alta formazione dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma e presso la Fondazione per la Conservazione e il Restauro dei Beni Librari di Spoleto. È attualmente ricercatore presso la sede di Milano dell’Università Cattolica. Da gennaio 2018 è redattore della rivista «La Bibliofilía» (Firenze, Leo S. Olschki).