L’Italiano fuori d’Italia

Carlo Pulsoni intervista Angelo Pagliardini

Angelo Pagliardini (Letteratura italiana all’Università di Innsbruck) si è occupato di questioni di storia letteraria italiana interculturale, di letteratura italiana nel Risorgimento e di letteratura nell’epoca delle migrazioni. Ha compiuto ricerche sulla poesia dialettale e sull’apporto della letteratura italiana alla letteratura europea.

Tanti anni fa siamo stati compagni di studio presso la Sapienza di Roma e ora ti ritrovo professore a Innsbruck. Qual è stato il percorso che ti ha portato a insegnare in un’università austriaca?

Ricordo con molto piacere e anche con gratificazione il nostro percorso di formazione alla Sapienza di Roma negli anni Ottanta, fra quelli che erano allora i dipartimenti di Italianistica e di Filologia romanza. Nel mio caso la scuola di filologia e di storia della lingua italiana a Roma ha positivamente segnato tutti i successivi sviluppi accademici, e anche geografici, della mia attività. La formazione come filologo con maestri del calibro di Luca Serianni e Aurelio Roncaglia, quindi il dottorato di ricerca sotto la guida di Pasquale Stoppelli e Pietro Trifone, mi hanno aperto la strada per i primi concorsi da docente esterno, poi ricercatore supplente, quindi Senior Lecturer postdoc all’Institut für Romanistik della Leopold-Franzens Universität di Innsbruck. In Austria ho trovato un’impostazione del sistema di reclutamento accademico, comprendente contratti a tempo determinato all’inizio della carriera e la possibilità di posti al 50% e al 75%, molto dinamico e articolato: al nostro Istituto oggi abbiamo professori e ricercatori di tutte le fasce d’età e anzianità accademica.
La formazione filologica mi ha accostato in un primo momento al mondo della promozione culturale e della didattica linguistica, che gravitava a Innsbruck, ancora alla fine degli anni Novanta, attorno ai due poli dell’università e dell’Istituto italiano di cultura (chiuso nel 2010). All’interno dell’Institut für Romanistik mi sono inserito poi nel team di letteratura italiana, che ne costituisce una sottosezione. Qui ho dovuto rivedere profondamente l’impostazione dell’insegnamento accademico di cui avevo avuto esperienza, in quanto da un lato l’orientamento generale della romanistica austriaca, dall’altra l’esigenza di formare italianisti e futuri insegnanti di italiano nelle scuole austriache, orienta l’attenzione su testi più vicini all’epoca contemporanea, piuttosto che sui primi secoli della letteratura italiana, con una particolare attenzione al rapporto fra letteratura e arti e fra letteratura e cinema. Tuttavia il canone di letture obbligatorie in lingua italiana che proponiamo spazia dalla Commedia dantesca ai romanzi di Baricco, ed è soggetto a periodici aggiornamenti.

Qual è la situazione dell’italiano nel tuo Ateneo?

La prima cattedra di lingua e letteratura italiana a Innsbruck risale al 1816. Come ho anticipato, abbiamo una sezione di italianistica, suddivisa in linguistica e letteratura, all’interno della Romanistica, che comprende essenzialmente Italiano, Francese e Spagnolo. Siamo in una fase di ristrutturazione dei piani di studio, e possiamo proporre al momento un ciclo completo di studi di italianistica, dal Bachelor (laurea triennale) al Master (laurea specialistica), fino al Dottorato. Per i futuri insegnanti d’italiano abbiamo invece una laurea quadriennale a ciclo unico (Lehramt), che comprende anche una parte di didattica e pedagogia e un tirocinio nelle scuole prima della laurea. Una curiosità che mi ha colpito molto nel sistema austriaco è la possibilità di abbinare a piacere le materie da insegnare a scuola. In pratica è obbligatorio seguire almeno due materie, anche di facoltà diverse, per ottenere la laurea didattica. Così abbiamo anche studenti (e futuri insegnanti) di italianistica e sport, oppure di italianistica e matematica, e così via.
Ogni semestre i nuovi iscritti devono sostenere un test linguistico e questo ci serve per valutare le statistiche dei nuovi iscritti. Per quanto riguarda l’italiano, questi oscillano fra i 100 e i 120 all’anno, un valore che si mantiene sostanzialmente costante. Nelle scuole è molto richiesto l’italiano, di conseguenza molti studenti lo scelgono per poterlo poi spendere sul mercato come materia d’insegnamento.
Dal punto di vista della ricerca, abbiamo tre cattedre di italianistica, cioè due ordinari di linguistica e uno di letteratura italiana e siamo inseriti in reti di ricerca nazionali e internazionali. Ad esempio, insieme alla professoressa Sabine Schrader, di letteratura italiana, faccio parte del gruppo di ricerca Kulturen im Kontakt, che concentra gli studi sugli effetti delle culture a contatto. Un tema molto stimolante in ambiente alpino, alla frontiera fra mondo germanico e mondo latino. Da anni inoltre coordino per il nostro Ateneo la collaborazione con il Circolo filologico linguistico padovano e in particolare con il Colloquio interuniversitario di Bressanone, che si è tenuto negli anni 2005-2011 in parte a Innsbruck. Abbiamo inoltre una vasta rete di contratti Erasmus, ad esempio quello che stiamo perfezionando insieme a te fra Perugia e Innsbruck, per consentire scambi di studenti, ma anche un interscambio di conferenze e lezioni di docenti.

Gli studenti che decidono di intraprendere studi di italiano sono austriaci o ci sono anche italiani di seconda generazione?

In Tirolo ci sono molte famiglie miste, composte in parte da italiani, tuttavia non siamo in un territorio interessato all’emigrazione italiana di massa: questa ha interessato piuttosto il Vorarlberg, la regione più a Ovest dell’Austria, che fa parte anch’essa del bacino territoriale di utenza della nostra università. Ciò premesso dobbiamo dire che la maggior parte dei nostri studenti sono austriaci e non italiani di seconda o terza generazione. Tuttavia a Innsbruck abbiamo molti studenti italiani di un particolare gruppo linguistico-culturale: quello dei sud-tirolesi di lingua tedesca o di lingua ladina. Nonostante la recente istituzione della Libera Università di Bolzano, la Leopold-Franzens Universität rimane l’università di lingua tedesca di riferimento per i sud-tirolesi, tutelati e assistiti da uno specifico ufficio della nostra università e da una loro associazione studentesca. Gli italiani di madrelingua tedesca, se intendono intraprendere uno studio universitario dell’italianistica abbinato ad altre materie, si iscrivono a Innsbruck e quindi perfezionano da noi la loro preparazione linguistica e culturale italiana. Dati i numeri di questi studenti e la loro massiccia presenza nei nostri corsi, posso dire che nei corsi di italianistica si compie concretamente in modo inequivocabile il processo di pacificazione fra le comunità linguistiche dell’Alto Adige / Süd-Tirol. Nel nostro istituto abbiamo anche una sezione di ladinistica, attiva nel campo della ricerca, che guarda a questa terza componente linguistico-culturale della regione.
Negli ultimi anni inoltre aumentano gli italiani che decidono di trasferirsi a Innsbruck per intraprendere gli studi universitari o per frequentare il dottorato, il cui accesso da noi non è soggetto a concorso, ma all’accettazione, da parte di un professore e della facoltà, di un progetto di tesi di dottorato (Dissertation). A fronte di ciò numerosi sono anche i docenti e i ricercatori italiani attivi nelle varie facoltà della nostra università.

Quali sono, a tuo avviso, le motivazioni che spingono oggi uno studente a studiare l’italiano a Innsbruck?

Devo dire che l’offerta formativa dell’italianistica registra qui a Innsbruck un notevole successo, dovuto in gran parte a tre fattori. Il primo è una certa rendita di posizione dell’italiano e dell’italianistica dovute al prestigio culturale e anche turistico dell’Italia presso gli austriaci e i tirolesi in particolare. Il secondo fattore è di natura economica, in quanto da un lato la massiccia presenza di turisti italiani a Innsbruck e in Tirolo, dall’altra la corrispondente presenza di turisti austriaci o di lingua tedesca nelle regioni italiane limitrofe, rende la conoscenza della lingua e della cultura italiana un elemento talora decisivo nel curriculum di chi cerca lavoro in questo campo. Dal punto di vista economico è anche notevole l’interscambio da parte delle imprese, in quanto numerose grandi aziende italiane hanno filiali e agenzie in Tirolo mentre aziende tirolesi si sono impiantate soprattutto nel Nordest italiano. Il terzo fattore è di natura geo-culturale: tirolesi (austriaci) e sud-tirolesi (italiani di lingua tedesca) hanno interesse ad accostarsi all’italianistica attraverso un percorso di studio parzialmente svolto in tedesco.

Vi sono rapporti di collaborazione tra la tua cattedra e l’Istituto Italiano di Cultura?

Abbiamo avuto qui a Innsbruck un Consolato generale d’Italia, chiuso nel 2008, e anche un Istituto italiano di cultura, che era una filiale di quello di Vienna, chiuso nel 2010. Si trattava di istituzioni con cui il nostro Istituto collaborava strettamente, soprattutto nell’organizzazione di convegni, di inviti di studiosi italiani e infine con un programma di manifestazioni culturali che coinvolgevano da un lato i corsisti di lingua italiana dell’Istituto di cultura e dall’altro i nostri studenti e laureati. Dopo le ultime scelte di risparmio della diplomazia italiana abbiamo assistito ad un declino di queste istituzioni, per cui ad esempio l’Istituto di cultura aveva un budget per le manifestazioni sempre più limitato. Fra le varie collaborazioni con l’Istituto di cultura vorrei almeno ricordare un concerto di Vinicio Capossela nel 2002, un convegno e una serie di serate di lettura con la presenza di Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati e Ugo Cornia nel 2009 e l’iniziativa di tenere a Innsbruck una delle sessioni dell’annuale colloquio interuniversitario di Bressanone, fra il 2006 e il 2012. Quando abbiamo saputo della definitiva chiusura dell’Istituto di cultura siamo riusciti grazie all’Italien-Zentrum a salvare la ricca biblioteca, attraverso una donazione alla nostra biblioteca universitaria.
L’eredità dell’Istituto italiano di cultura è stata raccolta proprio dal Centro Italia dell’Università di Innsbruck, totalmente finanziato dall’università e da istituzioni austriache, che incoraggia e sostiene l’interscambio di studiosi italiani e italianisti di Innsbruck, finanzia corsi di professori invitati e cicli di conferenze, inoltre offre un vero e proprio programma semestrale di eventi che interessano l’italianistica, ma anche altre discipline invitando esperti italiani a parlare a un pubblico un po’ più vasto degli addetti ai lavori. In quest’ambito per esempio si invitano scrittori italiani tradotti in tedesco.

Innsbruck è molto vicino ai nostri confini. Ci sono rapporti di collaborazione tra il tuo Ateneo e quelli italiani?

L’Università di Innsbruck dà molto peso alle relazioni scientifiche e didattiche con le università straniere, tanto che accanto all’ufficio per le relazioni straniere, sono stati fondati dei centri di coordinamento e promozione delle relazioni con le università di alcuni paesi, con cui più fitto è l’interscambio scientifico e culturale: un centro di studi canadesi, un centro di studi francesi, un centro di studi interamericani, un centro di studi russi e infine il centro di studi italiani. Attaverso l’Italien-Zentrum il rettorato promuove con finanziamenti particolari i progetti che coinvolgono studiosi italiani o studiosi di Innsbruck che si recano in Italia.
Un rapporto particolare, nato con gli studi di diritto italiano in italiano e in tedesco per formare i giuristi dell’Alto-Adige, lega da più di 35 anni le università di Innsbruck e di Padova. In ambito filologico si colloca in questa relazione la collaborazione da me curata a proposito dell’annuale colloquio interuniversitario di Bressanone, che per alcuni anni ha previsto anche una delle sessioni del convegno a Innsbruck.
Grazie a Erasmus inoltre abbiamo uno scambio di docenti e di studenti con XX università italiane, l’ultima delle quali in ordine cronologico, come ben sai, è quella di Perugia, con cui grazie a te abbiamo appena siglato l’accordo.
Un altro ambito importante di collaborazione universitaria è la costruzione dell’Euregio Trentino-Alto Adige-Tirol, che prevede anche una relazione sempre più forte fra le università di Trento, Bolzano e Innsbruck.

Quali sono gli autori italiani più letti o più richiesti nel tuo corso?

Come potrai immaginare lo studio della letteratura italiana da parte di studenti di madrelingua straniera incontra notevoli difficoltà con gli autori antichi. Per questo, pur trattando anche i periodi più antichi della storia letteraria i programmi tendono a privilegiare la lettura degli autori ottocenteschi, novecenteschi e contemporanei, che sono anche quelli che più facilmente potranno riproporre nelle scuole i nostri studenti quando diventeranno insegnanti. Abbiamo un programma di letture obbligatorie, che comunque comprende i classici a partire da Dante, Boccaccio e Petrarca, poi ci sono corsi monografici e corsi seminariali che sono incentrati o sul Rinascimento, con Ariosto e Machiavelli in prima linea, oppure sul Settecento, con Goldoni, o sugli autori ottocenteschi e novecenteschi. Molto interesse suscitano da noi gli studi letterari e culturali intermediali, per cui vengono organizzati cicli di lezioni e seminari sul teatro o sul cinema, dal cinema muto, a classici come Pasolini o Fellini, fino al cinema contemporaneo. Per quanto mi riguarda, ho tenuto più corsi monografici su Boiardo e Ariosto e su Verga.

Quanto e chi arriva invece tra gli autori contemporanei, anche in traduzione?

Il panorama delle traduzioni letterarie in tedesco è molto ricco e attento alle ultime novità: spesso cogliamo l’occasione per invitare scrittori italiani a presentare la traduzione in tedesco delle loro opere. È stato il caso in passato di Dacia Maraini, invitata sia all’uscita dell’edizione tedesca di Buio, sia alla pubblicazione in tedesco del romanzo Il treno dell’ultima notte. In passato l’Istituto italiano di cultura era il padrone di casa di questi inviti. Ma l’Italien-Zentrum ha continuato questa tradizione brillantemente, per cui abbiamo avuto De Cataldo, all’uscita della traduzione tedesca di Romanzo criminale, o Silvia Avallone, per la presentazione del romanzo Acciaio tradotto in tedesco. La traduzione letteraria interessa in particolare da vicino la nostra università, dato che abbiamo un Institut fur Translationswissenschaft, che ha realizzato anche progetti di traduzioni letterarie dal tedesco, come il recente romanzo Lithops. Lebende Steine, di Anna Rottensteiner, che verrà presentato nelle prossime settimane.

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