conversando con...

Carlo Pulsoni intervista Antonio Mancini

Antonio (Nino) Mancini, detto l’Accattone per via della sua identificazione col protagonista dall’omonimo film di Pier Paolo Pasolini, è stato uno dei boss della Banda della Magliana. Oggi lavora con i disabili (“i dolenti”). Da settembre curerà il portale www.bandadellamagliana.com con annesso blog. Questa iniziativa multimediale nasce con l’obiettivo da un lato di rendere pubbliche le “verità” di un ex boss della Banda, dall’altra di dare visibilità alla nuova vita di Nino Mancini e al suo impegno civile e sociale.

Questa intervista rappresenta il seguito della “Confessione letteraria” intitolata Una vita tra libri e polvere da sparo.

La precedente nostra chiacchierata si era conclusa, come una sorta di segno del destino, con queste tue parole “Io, per quello che era stato il protagonismo della Banda, ossia i fatti e i fattacci della stessa, li ho messi nero su bianco. Devo dire che molte inchieste sono state aperte e seguite con molto impegno da parte degli investigatori. Mentre altre soltanto sfiorate e poi abbandonate. Molto probabilmente perché a volte non è sufficiente una dichiarazione per arrivare alla verità. Soprattutto se quella verità raggiunge il potere”. Parole a dir poco profetiche a giudicare dalle ultime inchieste su Mafia capitale, dove troviamo gran parte dei protagonisti del tuo “Con il sangue agli occhi” . Dobbiamo aspettarci ancora altro?

Della cosiddetta operazione di Mafia Capitale la cosa che mi scoccia e mi fa storcere la bocca sono le diverse reazioni da parte della politica e della quasi totalità della stampa. Da una parte un coro di “oooh” di stupore si è levato alto come di chi si trova davanti ad una cosa inaspettata e casca (o fa finta di cadere) dal pero per non passare da scemo, o peggio, da complice silente. Mentre dall’altra mi ha divertito il movimento di spallucce, la reazione dei bastian contrari che per cultura e professione, assumendo l’espressione da saputoni e masticando stuzzicadenti dopo un lauto pranzo, sminuiscono l’operazione e azzardano paragoni da età della pietra arrivando perfino ad affermare che la cricca di Massimo Carminati non può essere mafia. “Perché non è un organizzazione di punciuti e coppole storte?” Mi sono chiesto leggendo certe affermazioni: “Perché, a dire dei masticatori di stuzzicadenti, non può essere mafia per il fatto che non si vedono morti sul selciato”. A quel punto non sapendo se piangere o ridere, ho ripreso a rileggere il mio libro “Con il sangue agli occhi” dove alcuni dei protagonisti di Mafia Capitale erano già stati ampiamente riportati nel libro: Massimo Carminati in primis.

Carlo, io non so se ci saranno altre più sostanziose sorprese; se dovessi affidarmi alle esperienze passate, sono portato a rispondere di no, perché ritengo che ancora una volta i pescecani la faranno franca.

Quest’anno ricorrono quarant’anni dalla morte di Pasolini, l’autore della tua “Confessione letteraria”. Riguardo alla sua morte è stato detto di tutto; secondo alcuni ci sarebbe anche il coinvolgimento della Banda della Magliana … Hai qualcosa da dire a proposito? 

Sull’assassinio di Pier Paolo Pasolini, negli ultimi mesi ne ho parlato in alcuni incontri pubblici e in diverse interviste. E soprattutto in queste ultime ho avuto la netta impressione che si vuole addossare la colpa alla Banda della Magliana addirittura sparando nella pagina che mostra il corpo di Pasolini riverso la faccia di Maurizio Abbatino! Cosa che mi ha fatto ripromettere che non avrei più rilasciato interviste sul grande intellettuale. E se lo sto facendo ora con te per Insula Europa è perché stimo la tua professionalità e la chiarezza del blog. Carlo, davanti a certi azzardi io mi incazzo e provo disgusto. La bandaccia non c’entra un cazzo, così come, a mio avviso non c’entrano né i fascisti e nemmeno i servizi segreti. E l’uomo della barba (ovvio, ogni agente dei servizi ha una barba finta a portata di mano) al coordinamento dell’operazione (ma dai…) è un modo come un altro per rendere più trendy la tragedia.

A mio avviso la vicenda è molto più semplice e ruota intorno allo scambio delle pizze del film Salò rubate all’interno degli stabilimenti Ponti (se non ricordo male, sulla via Tiburtina) e i cinque milioni che Pasolini aveva con se. Pino Pelosi e gli altri due – tre pischelli che lo hanno ucciso, pensavano che biscottare Pasolini sarebbe stato un gioco facile dimenticando che il regista quel mondo dove loro erano nati e cresciuti lo conosceva come le proprie tasche.

Torniamo a questioni più letterarie. Cosa ti ha lasciato a distanza di anni la lettura di Pasolini?

La lettura di Pasolini mi ha aiutato a crescere e prendere coscienza della mia condizione di ragazzo di borgata. Ma devo aggiungere che l’unica posizione del grande regista che non condivido e non condividerò mai è stata quella dello schierarsi dalla parte dei poliziotti “figli del popolo” dopo i fatti di Valle Giulia.

Ti senti più vicino al Pasolini scrittore o al regista?

Ho apprezzato entrambi, anche se quello che mi porto addosso è il Pasolini cinematografaro, tant’è che il mio soprannome lo devo al suo film capolavoro: l’Accattone!

Ti propongo una riflessione tra il serio e il faceto: se avesse potuto conoscere Pasolini, cosa gli avrebbe detto Nino l’accattone ai tempi della Banda della Magliana e cosa gli direbbe ora?

Scusi Maestro se i poliziotti sono i figli del popolo, perché manganellavano e imbottivano di gas lacrimogeni il mio papà, manovale nei cantieri edili, che, insieme ad altri milioni di operai, manifestavano per migliorare le loro condizioni per far sì che la sera a cena trovassero qualcosa di diverso dalla solita minestra fatta con il dado Star?

Come dice? I ribelli di Valle Giulia erano figli della borghesia? Certo; ma non è forse stata sempre la borghesia l’avanguardia di ogni rivoluzione? E poiché ho l’onore di parlare con lei, mi permetta di darle un consiglio: Dica ai suoi tanti cantori, non so quanti tra loro sinceri, di smettere di cercare tra le varie “Spectra” le mani assassine, altrimenti alla verità non si arriverà mai, sempre ammesso che quei cantori non aspirino proprio a questo per poter continuare a fare la scarpetta nel sugo della sua ineguagliabile storia di intellettuale.

In vista dell’anniversario della morte di Pasolini, l’anno scorso è uscito nelle sale il film “Pasolini” di Abel Ferrara e nei prossimi mesi si attende “La macchinazione” di David Grieco. Ti chiedo innanzitutto se hai visto il film di Ferrare e se conti di vedere quello di Grieco e in secondo luogo cosa ti aspetteresti da un film sul tuo autore?

No Carlo, non ho visto il film dell’ottimo Abel Ferrara e credo che non vedrò neanche quello di Grieco per la stessa ragione per la quale non leggo più cose che scrivono i cantori. Io da un autore mi aspetterei che si soffermassero sull’operato dei tre – quattro e basta.

Carlo, in chiusura vorrei essere io, se permetti, a porre una domanda a te e a chi mi legge: È credibile che la banda della Magliana, terroristi neri o servizi segreti usino un ragazzino marchettaro per attirare in trappola Pier Paolo Pasolini e poi lasciarlo in vita?


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