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Premio internazionale di Ecologia Umana: Giulia Frittelli intervista Vittorio Parisi

La foto di copertina è di Nicola Franchini

Vittorio Parisi è nato a Milano (5 luglio 1936), dove ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche e la libera docenza in Zoologia; è stato borsista del CNR presso la Stazione Zoologica di Napoli e ricercatore capo del CNR nel Gruppo di Embriologia presso l’ Istituto di Zoologia di Milano e presso l’Istituto di Biologia del Mare del CNR di Venezia. È stato professore ordinario di Zoologia presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Parma. Ha svolto le funzioni di Direttore Scientifico del Museo di Storia Naturale di Parma, da lui rifondato e di Presidente del Consiglio del Corso di Laurea in Scienze Naturali e del Master in Comunicazione Naturalistica.
Nel 1967 è stato insignito del Premio di Zoologia “G. B. Grassi” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Si occupa di evoluzione del comportamento animale con particolare riguardo all’interazione tra comportamento sociale e alimentare. Si è dedicato particolarmente alla biologia del suolo ed ha diretto, prendendone attivamente parte, a numerose campagne di studi sulla qualità dei suoli e terreni, sia in territorio nazionale che internazionale. Si è occupato di conservazione della natura con ricerche sulla biodiversità e sull’inquinamento. Ha ideato un metodo di valutazione della qualità biologica del suolo (Indice QBS) di notevole utilità e impiego nella gestione ambientale. Come direttore del Museo di Storia Naturale e coordinatore dei Musei dell’Ateneo di Parma ha progettato e realizzato numerose mostre, tese in particolar modo all’avvicinamento dei giovani alle tematiche naturalistiche. Durante la sua carriera ha ricoperto numerose cariche pubbliche: Consigliere dell’Istituto Regionale dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna, Presidente del Parco Regionale dei Boschi di Carrega, Consigliere Comunale di Parma, Consigliere Provinciale di Parma, Senatore della Repubblica.
Come collaboratore del Prof. Bruno Battaglia è stato membro Osservatore nella Commissione dell’UNESCO per i Delta del Mediterraneo.

Prof. Parisi, lei si è occupato di un indice di qualità biologica dei suoli (QBS). Può sintetizzare a cosa serve e da chi viene impiegato? Qual è l’importanza ed il significato di integrità del suolo?

È un indice che permette di valutare in modo sintetico lo stato di un suolo e l’eventuale livello di degrado, nonché l’impatto sul suolo delle varie pratiche agricole e di diverse colture. Un basso degrado consente un utilizzo migliore del suolo stesso. L’indice può essere applicato da parte di operatori ambientali anche non specialisti di gruppi sistematici. Inoltre, non richiedendo la identificazione tassonomica e il conteggio degli individui, è di applicazione rapida e poco costosa, dunque adatto per Paesi che non dispongono di mezzi per allestire gruppi di ricerca, essendo sufficiente il lavoro di un buon biologo, addestrato con un breve corso di apprendimento.

Per molti anni è stato direttore del Museo di Storia Naturale di Parma e coordinatore dei Musei dell’Ateneo di Parma. In virtù della sua esperienza, quale ruolo hanno ancora e potranno avere i musei nella divulgazione scientifico-culturale, a fronte di un’informazione di massa prevalentemente digitale e spesso approssimativa?

Il Museo, con la suggestione creata dagli oggetti materiali che espone, mi sembra insostituibile, come mi ha mostrato il comportamento delle scolaresche che hanno visitato il mio Museo e sono rimaste affascinate e coinvolte emotivamente nel vedere gli oggetti naturali nella loro realtà e non nella loro rappresentazione virtuale.

Sfogliando lo splendido volume “Il tempo dei semi”, che raccoglie i suoi disegni raffiguranti gli oggetti naturali da lei studiati mettendone in risalto caratteri peculiari e dettagli, si evince uno sguardo sensibile e appassionato alle diverse forme che la vita assume. Dopo il suo intenso percorso di studi, quale è, tra i tanti, l’insegnamento profondo che la natura può dare all’uomo del terzo millennio?

Guardare con umiltà la bellezza dei fenomeni naturali, rispettarne la presenza senza alterare le situazioni naturali. I beni culturali naturali sono un patrimonio insostituibile della Umanità.

Nel suddetto volume lei afferma che il naturalista studia le tecniche di disegno e di pittura come strumenti di conoscenza della natura. Dopo Cartesio la scienza e l’arte si dividono e restano tutt’ora, agli occhi dei più, mondi nettamente distinti. Qual é il suo pensiero in merito al rapporto tra scienza e arte, oggettività e soggettività?
Che sia così lo dimostrano i disegni di Leonardo. Disegnando, il naturalista comprende la complessità della Natura. Lo sviluppo di un seme o di un embrione di rana ci mostrano che esiste un tempo irreversibile che non è semplicemente quello “cronometrico”. Non credo che vi sia discontinuità fra ricerca scientifica e artistica se non una differenza di metodo e il fatto dell’empatia dell’artista con gli oggetti che raffigura. Il seme e le metamorfosi di Pinocchio sono metafore della condizione umana.

I semi rappresentano la conservazione e la rinascita della vita e sono metafora della storia dell’uomo, delle generazioni che si rinnovano. Quali conoscenze e quali valori, adulti, educatori, insegnanti dovrebbero trasmettere per preparare un terreno fertile ai nostri giovani “semi” per costruire un rapporto armonico tra uomo e ambiente?

Si impone una drammatica scelta iniziale. Data la attuale società del benessere dominata dal danaro come strumento fondamentale per i rapporti sociali e dalla ricerca del profitto a tutti i costi, e stante il modo come è costruita la gerarchia basata sulla sottomissione (importante strumento di stabilizzazione sociale come nelle popolazioni delle altre specie), si tratta di decidere se consigliare ai giovani un atteggiamento solidale, non carrieristico, non aggressivo (ma che sarebbe di fatto soccombente nella attuale società) o un atteggiamento egoistico. Dove trovare un equilibrio tra i due?Se si sceglie la strada altruistica, solidale, risulta facile insegnare ai giovani il rispetto della natura il cui sfruttamento ha un limite invalicabile pena l’estinzione della nostra specie. Si tratta di adottare una scala di valori etici in cui la solidarietà tra gli umani e un uso corretto delle risorse naturali fanno premio sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

(disegno di Vittorio Parisi)

 

L'autore

Giulia Frittelli
Giulia Frittelli
Giulia Frittelli è nata il 29 febbraio 1988. Ha conseguito la laurea magistrale in Italianistica presso l’Università degli studi di Perugia. Ha conseguito il diploma in Archivistica, diplomatica e paleografia presso l’Archivio di Stato di Perugia. È stata tutor nell'insegnamento di Letteratura Italiana per il corso di laurea in Lettere presso  la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia.Ha conseguito la qualifica professionale in Catalogazione Bibliografica Digitale presso la Regione Umbria. Si è occupata dello studio, dell’inventariazione e della trascrizione del Fondo Medievale “Gardone” presso l’Archivio di Stato di Perugia. Ha collaborato come archivista e catalogatrice con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria e con la Biblioteca "L. Jacobilli" del Seminario Vescovile di Foligno, come bibliotecaria. Si è occupata di comunicazione e giornalismo ambientale per l’associazione “MenteGlocale” e attualmente gestisce la Biblioteca dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale dell’Umbria e lavora come Educatrice presso alcune Scuole Primarie dell’Umbria.