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TUTTI I NOMI #3

TUTTI I NOMI #3

Ado Brandimarte, Luca Cerioni, Giulia Cotterli, Milica Janković, Giorgia Mascitti Emma Păvăloaia, Svetlana Petkun, Danilo Sciorilli, Claudio Zorzi

Come se il tempo si fosse tutto rannicchiato, da dietro in avanti

e da avanti all’indietro, compresso in un istante compatto

a cura di Antonello Tolve

opening, sabato 01 febbraio 2020, ore 18.00

Nell’ambito del progetto Tutti i nomi, la Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea di Santa Maria Capua Vetere è lieta di annunciare la mostra collettiva Come se il tempo si fosse tutto rannicchiato, da dietro in avanti e da avanti all’indietro, compresso in un istante compatto, che si terrà sabato 01 febbraio 2020 alle ore 18.00 e che sarà aperta al pubblico fino al 15 marzo 2020.

Terza e ultima tappa di un ciclo con cui, partendo dall’omonimo romanzo di Jose Saramago, si è voluto costruire un viaggio tra materia e memoria intesa essa stessa come materia dell’arte,  Come se il tempo si fosse tutto rannicchiato, da dietro in avanti e da avanti all’indietro, compresso in un istante compatto si modella attorno a nove nomi dell’arte – Ado Brandimarte, Luca Cerioni, Giulia Cotterli, Milica Janković, Giorgia Mascitti, Emma Păvăloaia, Svetlana Petkun, Danilo Sciorilli e Claudio Zorzi – il cui comune denominatore è quello di costringere e irrigidire lacerti di tempo in una serie di opere che sono specchio ibernato della realtà, vissuto trattenuto, transitorietà immobilizzata e eternata.

Dopo la doppia personale di Lucia Lamberti e Deborah Napolitano (Tutti i nomi #1, Nelle intime stanze della memoria), e dopo la personale di Maria Gagliardi (Tutti i nomi #2, Ciò che il tempo fa cambiare, e non il nome, che non varia mai), è la volta di una collettiva che riunisce infatti nove giovani nomi dell’arte – nati tutti tra il 1989 e il 1996 – i cui lavori sono legati al filo sottile di un coagulo, di un addensamento temporale, di un tempo appunto rannicchiato e compresso in un istante compatto capace di bloccare lo spettatore al suo cospetto e di scatenare in lui il germe della riflessione.

Concepita come una struttura plastica dove ogni singola opera vive una propria dimensione solitaria, pur mantenendo con le altre un rapporto di complicità, di condivisione determinata da una spazialità che è elemento collante, terreno al negativo di un ambiente che nel rispetto dell’artista e del suo progetto si fa opera d’arte totale, la mostra si struttura attorno a una serie di operazioni linguistiche che prelevano felicemente corpi e cose con lo scopo di dirigere il progresso intimo del pensiero nell’ambito di scenari giocati attorno alle figure retoriche della sineddoche, dell’ipallagia, della metafora e della metonimia, per forzare il sistema memoriale e per far ruotare via via il ragionamento attorno ai circoli ventosi del nonsense, dell’ironia, dell’assurdo, dello spiazzamento.

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