Interventi

Ricordando Riccardo

Riccardo De Antonis (1952-2020)  è stato tra i fotografi più affermati in Italia. Figlio d’arte, si è occupato di fotografia di teatro d’avanguardia, documentando i più importanti spettacoli dagli anni settanta in poi.

Risale ai tempi del Gruppo Altro, in vicolo del Fico, l’incontro con Riccardo, quando andava in scena Merz. Era il 1974. Avevo diciotto anni, ed è stato un momento che ha segnato e indirizzato il mio percorso esistenziale. Praticamente un imprinting.  Molti dei componenti del Gruppo Altro sono stati una presenza stabile e continuativa nel corso della mia vita e della professione artistica e lavorativa. Riccardo è stato tra questi. Ci eravamo parlati telefonicamente una settimana prima – siamo al tempo del confinamento –  e aveva il cruccio, espresso già altre volte,  che doveva tornare al mio studio perché un paio di fotografie di sculture non erano venute come diceva lui. Perché questi incontri di lavoro erano anche occasioni, per entrambi, di chiacchiere, risate, ricordi su tutto e di più. In particolare spettacoli teatrali. Ho avuto modo di curare con Pierfrancesco Giannangeli ed esporre più volte fotografie di Riccardo a Macerata. Insegnare Scenografia all’Accademia è stata appunto l’occasione di mostrare il ricco repertorio di documentazione di spettacoli, andati in scena tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. Vado a memoria Pina Bausch, Memè Perlini, Magazzini criminali, Tadeusz Kantor, Ariane Mnouchkine, Susanne Linke, Rheinhilde Hoffmann, Lindsay Kemp. Spettacoli che, data la mia età, avevo avuto la ventura di vedere, probabilmente, a volte anche con lui, e ritenevo fosse importante darne contezza a studenti e pubblico di quei memorabili eventi, in quegli strani  anni  di cambiamento epocale.

Enrico Pulsoni

  

La foto fissa l’attimo e lo fa rimbalzare nei tempi, tenendo viva la memoria. Quel momento, quell’unico istante, ne farà ricordare molti altri, come una catena indissolubile. Oppure, al contrario, sarà l’unica traccia di ciò che riesce a tornare alla superficie del ricordo. In entrambi i casi, la foto è lo strumento più prezioso e caro, perché testimonia ciò che è stato, proiettando nella Storia di una vicenda indifferentemente personale o collettiva. In epoche di nuove tecnologie, l’immagine di un attimo resta intatta nella sua forza espressiva, anche se gli strumenti della comunicazione si rinnovano. La foto dello spettacolo ha le sue specificità. Perché chi scatta deva avere – come tutti gli altri fotoreporter – il senso della notizia, quello che fa premere il dito al momento giusto. Ma, nello stesso tempo, c’è un di più che fa la differenza: il senso estetico, il gusto, sempre più raffinato nel tempo e alimentato dall’esperienza. È così che il fotografo di spettacolo diventa egli stesso creatore di segni di memoria. È così che diventa artista.

Pierfrancesco Giannangeli