scrivere nelle varie lingue d'Italia

La Basilicata, dal punto di vista linguistico è una vera miniera a cielo aperto

Già negli anni ’20 del secolo scorso, il grande linguista Gerard Rohlfs si era accorto della importante e variegata realtà linguistica della Basilicata. Egli era giunto in questa regione per raccogliere i dati finalizzati alla compilazione dell’A.I.S. (Atlante linguistico Italo Svizzero) e restò talmente colpito da inviare in seguito un suo allievo, Heinrich Lausberg, per studiare in modo più approfondito le lingue lucane, in particolare quelle del sud della regione che gli erano parse particolarmente conservative. Il Lausberg svolse quindi indagini più ampie e individuò l’area così detta arcaica o come definita da lui stesso Mittelzone di cui parleremo più avanti.

Nel 2007 presentai alla presidenza della giunta regionale lucana un progetto finalizzato alla creazione di un Atlante linguistico della Basilicata (da ora in poi A.L.Ba.). La proposta fu accolta con entusiasmo e nel 2008 nacque il Progetto A.L.Ba.

Il Progetto A.L.Ba. Nel corso dei suoi dodici anni di attività il Progetto A.L.Ba. ha organizzato sei convegni internazionali di dialettologia che hanno visto la partecipazione di autorevoli studiosi provenienti dalle più prestigiose Università nazionali e internazionali.  I contributi discussi nel corso degli incontri sono confluiti in altrettanti volumi di atti, l’ultimo dei quali è in corso di stampa. Inoltre ha organizzato tre edizioni della Scuola Internazionale di Dialettologia che hanno visto la partecipazione di numerosi studenti e studiosi italiani e stranieri.

Il Progetto A.L.Ba. oggi è diventato Centro Internazionale di Dialettologia (C.I.D.). Il C.I.D. ha organizzato numerose iniziative per il territorio oltre agli incontri divulgativi che da un decennio tiene in tutti i paesi della Regione con l’intento di rendere consapevoli i parlanti dell’importanza del proprio patrimonio linguistico. Dal 22 marzo 2018 il Progetto A.L.Ba. è diventato ufficialmente Centro Internazionale di dialettologia.

Il Centro Internazionale di Dialettologia vuole essere una struttura speciale, finanziata dalla Regione Basilicata e in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata, finalizzata alla ricerca, alla documentazione e alla formazione nel campo della dialettologia. Il Centro è una struttura interateneo con l’Università di Palermo e ha un comitato tecnico scientifico internazionale che comprende le Università di Cambridge, Oxford e Pisa.

Il Centro vuole assumere una funzione propulsiva e coordinatrice di ricerche attinenti la dialettologia prestando la massima attenzione alla specificità del territorio lucano, che, con la sua ricchezza di tipi linguistici e culturali, costituisce un terreno privilegiato di analisi dialettali come dimostreremo più avanti.

Il Centro si propone di occupare un posto a sé nel panorama internazionale e si pone i seguenti obiettivi.

Obiettivi ed attività culturali

1) organizzare, anche in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private, attività che contribuiscano ad una migliore conoscenza e ad una corretta valorizzazione dei dialetti lucani;

2) promulgare la cultura lucana ed il lavoro svolto attraverso l’organizzazione di convegni internazionali;

3) raccogliere, attraverso la compilazione dell’ A.L.Ba. (Atlante Linguistico della Basilicata) ed opere monografiche, documentazione relativa alle situazioni dialettologiche nei suoi vari aspetti, ai fenomeni che ne conseguono e alle ricerche scientifiche su questi temi, mettendola a disposizione di studiosi italiani e stranieri;

4) favorire, attraverso l’organizzazione di seminari, lo scambio di informazioni ed esperienze tra studiosi che si occupano di dialettologia;

5) promuovere autonome indagini scientifiche sulla dialettologia e collaborare con istituzioni italiane e straniere in iniziative sullo stesso tema (A.L.Ba. ha già avviato collaborazioni a riguardo con l’Università di Cambridge, Università di Oxford, Manchester, Palermo, Napoli, Pisa, Udine);

6) attivare scuole internazionali estive di dialettologia.

Obiettivi e attività sociali

1) fungere da punto di riferimento per gli enti pubblici e privati e le associazioni pubbliche e private per l’attuazione di programmi di formazione, iniziative e pubblicazioni dialettologiche

2) costituire un fondo librario e audio-visivo che raccolga il più ampio numero possibile di elementi tale da diventare nel tempo la più fornita biblioteca di dialettologia italiana a disposizione del territorio;

3) individuare e definire metodologie didattiche che avvicinino il mondo della scuola, gli operatori culturali e in generale l’opinione pubblica alla dimensione dialettale per costituire una rete complessa di competenze attraverso la quale creare una vera e propria catena di salvaguardia dei dialetti con coinvolgimento del territorio;

4) far conoscere nelle forme più idonee i risultati delle proprie attività istituzionali per coinvolgere nella formazione dialettologica più giovani.

5) I punti 2, 4, 5, e 6 delle finalità culturali e i punti 3 e 2 delle finalità sociali consentono la creazione di un movimento di studiosi provenienti da tutte le parti del mondo che arrivando con il seguito dei loro allievi creerà inevitabilmente una ricaduta economica a cascata, creando impiego per i giovani che volessero impegnarsi in cooperative di servizi di vario genere;

6) la creazione del Centro consente a molti giovani di formarsi nel settore dialettologico e alle eccellenze di lavorare al suo interno o nelle scuole per i progetti di alfabetizzazione creando posti di lavoro.

Il Centro trova la sua collocazione all’interno delle strutture universitarie site in Potenza.

Tra le iniziative più importanti realizzate, nell’ambito di una politica di tutela e valorizzazione delle lingue locali lucane, si ricorda in particolare la creazione dell’Alfabeto dei Dialetti Lucani (ADL), uno strumento che vuole porsi al servizio del territorio e permettere a tutti i lucani, e non solo, di scrivere nel loro dialetto. La Basilicata è la prima regione a dotarsi di un alfabeto unitario per la trascrizione dei propri dialetti. Alla fine di questo contributo il lettore troverà l’A.D.L generale e un elenco delle principali regole di trascrizione. Come si potrà notare, l’A.D.L. presenta per ogni fonema un altoparlante, cliccando su di esso si sentirà la pronuncia del fonema in questione. Di seguito si troverà una parola dialettale che contiene sempre il fonema in questione corredata, anch’essa, di altoparlante cliccando il quale si potrà ascoltare la pronuncia dell’intera parola. Insomma, anche da autodidatta, chi vuole può imparare ad usare l’A.L.D.

A tal proposito sono stati organizzati corsi di “alfabetizzazione dialettale” in numerosi comuni lucani. I corsi serali sono rivolti ad un pubblico di adulti, ma essi sono tenuti anche nelle scuole che ne fanno richiesta. In linea di massima le scuole coinvolte sono le medie di I grado, ma, in alcuni casi (Grassano, Matera, Roccanova), sono state coinvolte anche le V elementari. I bambini e i ragazzi seguono con entusiasmo e la cosa importante è che si sta creando una nuova mentalità nei confronti del dialetto che porta le persone a non aver vergogna di parlarlo, ma, pur nel rispetto indiscutibile verso l’italiano, lingua nazionale, a sentire il dialetto come una marca culturale importante.

Alla fine di questi percorsi di alfabetizzazione dialettale il C.I.D. compila una vera e propria grammatica della lingua locale che lascia ai docenti delle scuole per un utilizzo futuro, senza però abbandonare del tutto il campo. Infatti i docenti possono interfacciarsi con i ricercatori del C.I.D. e possono anche richiedere un ulteriore intervento.

Inoltre il C.I.D. è al fianco dei cultori locali curando le opere che intendono pubblicare garantendo, così, affidabilità riguardo la lingua locale usata e la sua corretta trascrizione, cose fondamentali per una trasmissione ai posteri  di un modello linguistico veritiero.

Il Centro Interuniversitario di Dialettologia, finanziato dalla Regione Basilicata nel 2016 e in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata, oltre ad avere l’obiettivo di valorizzare e salvaguardare i dialetti della Basilicata è finalizzato anche alla ricerca, alla documentazione e alla formazione nel campo della dialettologia. Il Centro è una struttura interateneo con l’Università di Palermo e ha un comitato tecnico scientifico internazionale che comprende docenti delle Università di Cambridge, Manchester, Napoli “Federico II”, Oxford, Pisa e Udine.

Volendo sintetizzare in un’unica immagine il lavoro svolto ad oggi dal Centro Internazionale di Dialettologia – Progetto A.L.Ba. avremo lo schema riassuntivo posto qui accanto.

Uno dei prodotti più importanti del C.I.D. – Progetto A.L.Ba è sicuramente l’A.L.Ba.

L’A.L.Ba. è l’unico atlante regionale esaustivo. Esso riporta, infatti, i dati di tutti i 131 comuni della Basilicata e anche quelli delle molte frazioni nelle quali si registrano varianti sintopiche.  Il primo tomo dell’Atlante, pubblicato nel 2010, raccoglie il lessico relativo ai nomi di parentela e ai nomi delle parti del corpo.

Il secondo volume, pubblicato nel 2011, raccoglie i numeri e i termini utilizzati per la scansione del tempo (giorni, mesi, ecc.)

Il terzo volume, pubblicato nel 2015, raccoglie i nomi delle parti della casa contadina, i nomi degli utensili domestici, sia quelli ancora in uso che quelli ormai in disuso e mappa la diffusione del genere neutro e del fenomeno della propagginazione.

Il quarto volume, pubblicato nel 2017, raccoglie voci relative alle fasi della vita dell’uomo (dalla nascita alla morte), al tempo meteorologico e ad alcuni paradigmi verbali e aggettivali di particolare interesse, più alcuni termini che vanno ad integrare i campi semantici già trattati nei precedenti volumi dell’Atlante. Riportiamo qui accanto una pagina dell’A.L.Ba. a scopo esemplificativo. Come si può vedere ogni paese è identificato da un numero progressivo da nord a sud. A fianco al numero si trova trascritta nella lingua locale la parola (o il sintagma) che è indicata in cima alla carta.

La raccolta dati viene effettuata da 6 ricercatori precedentemente formati. I dati convergono poi in una banca e vengono ascoltati da me prima di essere immessi sulle carte dell’atlante. Le indagini vedono due fasi: una prima fase desk, durante la quale si cercano le frasi da somministrare agli informatori riguardo i campi semantici che si intendono raccogliere e si prepara più in generale il lavoro teorico perché le indagini producano dati il più possibile spontanei e veritieri; una seconda fase field durante la quale i ricercatori si recano in ogni comune lucano per la raccolta dei dati. Le interviste partono con la registrazione di spaccati liberi di conversazione tra il raccoglitore e l’informatore e successivamente, se non si sono ottenuti i dati attesi, si somministrano delle frasi da tradurre nella lingua locale. Dalle interviste vengono tagliate le parole di interesse e immesse nella banca dati a cui abbiamo già fatto riferimento prima.

Gli informatori vengono individuati in base a criteri ben precisi, ossia: età superiore a 65 anni, da sempre residenti nel punto di rilievo, sposati con una persona da sempre residente nel punto di rilievo, il meno scolarizzati possibile e senza problemi di pronuncia. Ciò serve ad individuare un modello di lingua locale il più conservativa possibile.

L’A.L.Ba. è un atlante lessicale, che, oltre alle attese carte, presenta anche quelle che noi chiamiamo “carte tematiche”. Le carte tematiche possono riferirsi a vari ambiti e focalizzano l’attenzione su di un dato specifico che può essere di tipo fonologico, morfologico, lessicale/semantico o sintattico. Queste carte consentono una visualizzazione immediata della distribuzione anche grazie alla divisione in colori delle diverse aree.  La carta tematica riportata di seguito, per esempio, fa riferimento alla distribuzione dei diversi sistemi vocalici tonici presenti in Basilicata che corrispondono di fatto a tutti quelli che si sono sviluppati nella Romània a seguito della frammentazione del latino volgare.

Proprio quest’ultimo colore definisce, quindi, la zona arcaica individuata dal Lausberg e da lui chiamata Mittelzone. Quando si parla di vocalismo rumeno o balcano-romanzo oppure di vocalismo sardo non significa che i popoli in questione abbiano raggiunto la Basilicata, ma piuttosto, come dicevamo, che qui in maniera autoctona si sono sviluppati tutti i vari sistemi vocalici tonici generatisi dalla frammentazione del latino volgare e che indicano fasi diacronicamente diverse di sviluppo: sardo, balcano-romanzo, transizione e romanzo-occidentale.

Diverso invece il discorso che riguarda il vocalismo di tipo siciliano arrivato qui, durante i secoli, tramite migrazioni dalla Sicilia e dall’estremo sud della Calabria.

Ma guardiamo lo schema dei singoli vocalismi in rapporto a quello originario latino:

I colori scelti sono gli stessi che individuano le rispettive aree sulla cartina precedente.

Ma la ricchezza linguistica della Basilicata non dipende solo dai suoi tanti vocalismi, ma da tante altre peculiarità. Come mostra, infatti, la cartina posta qui accanto si possono rilevare molti insediamenti non autoctoni.

Partiamo dalle così dette lingue gallo-italiche ossia lingue provenienti dal nord Italia.

Gli studi condotti dal Rohlfs nella prima metà del secolo scorso portarono a definire un’area galloitalica compresa in una sorta di quadrilatero che comprendeva Picerno, Tito, Pignola, Potenza e Vaglio Basilicata.  Rohlfs individuò anche un’altra area di lingua settentrionale nel Sud della regione formata da Trecchina, Rivello e Nemoli. Dopo Rohlfs altri studiosi si sono occupati dell’argomento tra questi ricordiamo Franco Fanciullo, Antonio Rosario Mennonna e Mancarella. Gli studi condotti all’interno del Progetto A.L.Ba. hanno consentito oggi di definire con precisione l’estensione dell’area galloitalica lucana confermando quella individuata dal Rohlfs e aggiungendo anche Albano di Lucania (tra l’altro già indicata da Lüdtke), due frazioni di Savoia (Castellaro e Perolla), due frazioni di Abriola (Tintiera e Arioso), due frazioni di Lagonegro (Fortino e Pennarone). Gli studi sulla provenienza e la datazione della migrazione sono numerosi, non tutti concordi e nessuno certo. Rohlfs ipotizzò un’origine da ricercare tra il Piemonte e la Liguria, precisamente tra il Monferrato e l’area del Savonese. L’assenza di documenti storici che attestino una datazione e una provenienza precisa ha originato un dibattito che ha coinvolto numerosi studiosi.

Sempre secondo Rohlfs, si tratterebbe di un’immigrazione di genti valdesi in fuga dalle persecuzioni religiose (crociata bandita da Papa Urbano III contro gli eretici catari nel 1209). Anche Mennonna e Caratù sposano la tesi di Rohlfs sull’arrivo di perseguitati religiosi nelle terre di Federico II più tollerante. Altre interpretazioni rimandano, invece, ai contrasti tra Svevi e Angioini. Quando Carlo D’Angiò fece giustiziare in pubblica piazza Corradino di Svevia, si rivalse anche sulle città che avevano sostenuto il rivale radendole al suolo per poi ripopolarle con genti a lui fedeli. Nel 1273, tra l’altro, ci fu un disastroso terremoto che devastò l’area potentina che, a seguito di ciò, rimase quasi disabitata. Successivamente essa fu ripopolata, secondo Varvaro, da coloni alto italiani. Sempre Varvaro e poi Pfister riprendendo gli studi di Amari, Garufi, Peri e Tramontana, sostengono una diversa tesi riguardo la settentrionalità potentina che vedrebbe coinvolti gli Aleramici e gli Altavilla. Questi avrebbero creato un forte rapporto tra il regno di Sicilia e il Monferrato attraverso matrimoni avendo interessi in entrambe le aree. Tuttavia i dati certi sono pochi e possiamo solo definire, oltre all’area di provenienza, la data di insediamento delle colonie che è compresa tra la fine del 1100 e la fine del 1200, periodo durante il quale si ha notizia di ampi flussi migratori dal Settentrione verso il Meridione d’Italia. Al di là delle questioni relative alla provenienza e alla datazione, le lingue che formano l’area gallo-italica lucana non lasciano dubbi sulla loro origine anche se presentano, a volte, qualche sporadico tratto meridionale dovuto a secoli di contatto con un adstrato di tipo meridionale. Inoltre, per quanto riguarda alcune comunità, tra cui quella potentina, le lingue ci parlano di un  sicuro passaggio in Sicilia prima di raggiungere la Basilicata.   Il fenomeno più resistente e caratterizzante, nel senso di settentrionalità, di queste parlate è la lenizione che causa la trasformazione delle consonanti occlusive sorde /p/, /t/, /k/ quando si trovano in posizione intervocalica, rispettivamente in /β/-/v/, /d/-/ð/, /g/-/ɣ/. Per quanto riguarda la occlusiva /d/ derivante dalla /t/ etimologica colpita da lenizione, nel dialetto di Potenza si registra un altro fenomeno, in questo caso meridionale, che fa evolvere la /d/ in /r/. Infatti nelle aree circostanti il capoluogo di Regione i dialetti parlati di tipo meridionale presentano il rotacismo che causa il mutamento di tutte le /d/ etimologiche in /r/. L’evoluzione della /p/ etimologica, invece, colpita da lenizione, può portare fino al dileguo della consonante in questione.

Ma interessante, tra tanti altri fenomeni e particolarità di area settentrionale, è il lessico. Vediamo.

Come è noto il termine più diffuso per indicare la culla nei dialetti meridionali della nostra regione è naka [ˈnaka], invece nei dialetti gallo-italici, essa viene indicata con il termine settentrionale cuna [ꞌkuna].

Altra parola spia è quella che indica la testa indicata prevalentemente con capë/capa [kapə/kapa] nei dialetti meridionali, ma con tèsta [ꞌtɛsta] in quelli galloitalici.

Si registra come settentrionalismo anche la forma bagghië  [ꞌbag:jǝ] per ‘rospo’ che oggi purtroppo è quasi completamente sparita.

Il termine fròša [ꞌfrɔʃa] è la realizzazione settentrionale di forbice. Oggi questo termine risente fortemente dell’influenza dell’italiano diventando a volte fòrbëcë [ꞌfɔrbǝtʃǝ].

Il termine settentrionale per ‘suocera’ è dònna [ꞌdɔn:a] che si registra sporadicamente sostituita il più delle volte da suóšëra [ ꞌswoʃǝra].

Infine, [ꞌsirǝ] ‘padre’ in Basilicata è spia di galloitalicità se unita ad altri fenomeni caratterizzanti quali per esempio la lenizione, ma nel sud della Regione tale forma si ritrova anche in dialetti di tipo meridionale. In questo caso il termine in questione sarà stato importato attraverso il contatto con parlanti di area siciliana che in varie ondate raggiunsero nei secoli la nostra Regione e il Cilento. In Sicilia il tipo “sire” è stato portato dalla dominazione normanna e anche in molte altre aree del meridione d’Italia.

In Basilicata vi è anche un’area italo-albanese altresì detta arbëresh. Qui si usa ancora la lingua albanese del cinquecento secolo in cui parlanti provenienti molto probabilmente dalla zona greca di lingua albanese (arvanitica) arrivarono nella nostra regione.

Queste lingue, pur non essendo romanze, presentano un sistema casuale che attraverso la flessione indica anche la determinazione dei sostantivi. Vediamo un esempio

Qen ‘cane’ sogg.  masch. sing.  / qeni ‘il cane’ sogg. masch. sing.

Abbiamo poi la frazione di Monticchio Bagnio che fa parte del comune di Rionero in Vulture che parla marchigiano a seguito di trasferimento di persone provenienti per l’appunto dalle Marche durante il XIX secolo.

E per concludere si registra la presenza di due comunità Rom una nel melfitano e una nel lauriota.

Insomma la Basilicata è un vero e proprio mosaico di lingue e il C.I.D. è al suo fianco perché siano tutelate, studiate e valorizzate. Ci si augura che la mancanza totale di dialogo con l’attuale giunta regionale non pregiudichi in futuro il lavoro avviato e che esso possa continuare, ricordando con Buttitta che un popolo che perde la lingua dei suoi padri è solo e perduto per sempre.

Prontuario ADL 

  1. Si indica l’apertura delle vocali medie toniche;
  2. Si accenta sempre la vocale tonica, quando è in iato, con accento acuto.
  3. La vocale tonica delle parole tronche presenta accento grave.
  4. Univerbazione di tutte le espressioni composte da in + sostantivo, ad esempio ngapë ‘in testa, sopra’, mbrazzë ’in braccio, ecc.
  5. Nelle sequenze avverbio di negazione non + parola iniziante per consonante, dove si registrino cambiamenti delle consonanti a motivo dell’assimilazione, si consiglia di utilizzare l’underscore tra non e la parola, come in num_bòtë ‘non può’ e nun_dènë ‘non tiene, non ha’,al fine di indicare il mutamento fonetico che si realizza nella pronuncia della sequenza .
  6. Per le forme apocopate si mantiene l’indicazione dell’apostrofo, come in l’amichë, mentre per forme come gli_uócchië ‘gli occhi’ e ci_ammë ‘ci siamo’si usa la i come espediente grafico seguita dall’underscore per indicare la pronuncia palatale.
  7. Quando ‘avere’ ha valore debitivo non va accentato, come ad esempio in anna uardà ‘devono guardare’; in quanto ausiliare perfettivo o verbo con significato autonomo, ‘ha’, ‘hai’ e ‘hanno’, invece, va accentato.
  8. Per quanto riguarda l’articolo indeterminativo esso è seguito dall’apostrofo prima di un nome femminile iniziante per vocale, mentre è seguito dall’underscore prima di un nome maschile iniziante per vocale, sia esso singolare o plurale,: es. n’ognë ‘un’unghia’, ma n_ursë ‘un orso’ e n_ati ‘altri’.
  9. Quando due vocali sono in iato e, quindi non formano dittongo, si accentano entrambe le vocali: es. pìàttë.
  10. Quando in una parola la vocale tonica è semimuta si trascrive con una ë sottolineata: es. nghëpë, sëlë. Allorché si decida di accentare tutte le vocali toniche si dovranno sottolineare tutti i grafemi che presentano segno diacritico quando tonici. Ciò vale per la trascrizione al computer.
  11. Quando si conserva la L- (anche nella sua evoluzione in r-) degli articoli determinativi (lu, la, , ecc.) e quando la l- è scempia, le forme delle preposizioni articolate si presentano non univerbizzate (ad esempio da la ‘dalla’, rë rë ‘delle’, ecc.), in tutti gli altri casi sarà univerbizzata (ad es. au ‘al’, all’ ‘all’’, ecc.).
  12. Quando la pronuncia di una vocale è allungata, l’allungamento vocalico viene indicato con il segno diacritico dei due punti. Es. da: “dalla” preposizione articolata con pronuncia allungata della a, a: “alla” preposizione articolata con pronuncia allungata della a, a:ccattatë ’ha comprato’.
  13. Non si segna il rafforzamento fonosintattico dopo congiunzione “e” perché comune a tutte le lingue e quindi data per sottintesa, mentre si segna con il raddoppiamente del grafema consonantico colpito in tutti gli altri casi in cui si registra, ru ppuanë’il pane’, rë ssòrë’le sorelle’

N.B.          L’apostrofo, in fine di parola, indica la caduta della vocale finale;

L’underscore indica la continuità di pronuncia laddove questa causa mutamento: es. num_bòtë. Fa eccezione il caso dell’articolo indeterminativo singolare e dei suoni palatali seguiti da underscore dove esso indica esclusivamente continuità di pronuncia: es. n_ursë, ci_amma.

p.delpuente@libero.it

Scarica l’allegato “Alfabeto dei dialetti lucani” (ADL)

ADL

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autore

Patrizia Del Puente
Laureatasi in Lingue presso l’Università di Salerno con 110/110 e lode vince nel 1988 una borsa triennale di perfezionamento presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Monaco di Baviera. Nel 1992 vince un concorso a tempo determinato presso il CNR per il settore dialettologico. Nel 1997 vince il concorso come ricercatore del CNR a tempo indeterminato. Comandata presso l’Università di Salerno, ha ottenuto negli anni 1998/99, 1999/00, 2000/01 docenze a contratto presso la cattedra di Filologia Romanza della Facoltà di Lingue della medesima Università; in tale veste ha svolto corsi di dialettologia e linguistica romanza che includevano il commento linguistico di testi provenzali, italiani, francesi, castigliani e portoghesi antichi. Nel 2001 ha vinto il concorso a professore associato per il settore Glottologia e Linguistica generale e dal 2002 insegna Linguistica generale presso l’Università degli Studi della Basilicata. Era nel direttivo e ha insegnato nel Master per “Operatore linguistico e culturale di area arbëreshe” dal 2004 al 2005. È stata dal 2005 al 2009 coordinatrice dello Sportello regionale linguistico di area arbëreshe. È stata coordinatrice e docente nell’ambito del “Corso di perfezionamento in didattica dell’italiano come L2” dal 2004 al 2007. È stata vice-direttore dei Corsi per Stranieri tenuti dal Dipartimento di Linguistica dell’Università di Pisa e coordinatore didattico dal 1992 al 2011. Il campo di studi della sottoscritta ha riguardato inizialmente i dialetti albanesi dell’Italia meridionale considerati in prospettiva sociolinguistica e interlinguistica; successivamente si è spostato ai dialetti dell’Italia meridionale di cui si sono studiati diversi fenomeni riconsiderandoli nel quadro della riflessione teorica contemporanea (teoria dei prototipi; morfologia “naturale”; interlinguistica, ecc.) con particolare riferimento alla linguistica cognitiva e alla neurolinguistica. Ha redatto una monografia sui dialetti campani in collaborazione col prof. F. Fanciullo dell’Università di Pisa e sta redigendo una monografia sul dialetto albanese di S. Marzano di Puglia studiando i fenomeni caratteristici della morte di una lingua. Ha condotto numerose indagini sul campo; alcune di queste hanno portato ad individuare un’area di insediamenti gallo-italici fino ad ora ignorata. Ha creato e coordina il progetto di ricerca A.L.Ba. dal 2007 (Atlante Linguistico della Basilicata) che ha portato alla pubblicazione del I volume dell'Atlante nel 2009, del II volume nel 2010, del III volume nel 2015, del IV volume nel 2017. Sta conducendo studi sulla diffusione del vocalismo siciliano in Campania e Basilicata e ha già prodotto a riguardo diversi lavori presentati a convegni internazionali e pubblicati su riviste internazionali di dialettologia. Ha pubblicato una monografia sul dialetto di Grumento Nova e diversi contributi sui dialetti lucani sulle principali riviste di dialettologia italiane e straniere. Ha in corso altri lavori riguardanti i vocalismi tonici della Basilicata. Ha diverse collaborazioni scientifiche in atto tra cui si ricordano all’estero quella con l’Università di Cambridge, di Oxford e di Manchester e in Italia quelle con l’Università di Pisa, Palermo, Torino, Napoli, Udine e Roma. Ha organizzato cinque convegni internazionali negli ultimi dieci anni di cui sono già stati pubblicati gli atti dei primi quattro a sua cura. Nel 2012 ha vinto l’abilitazione nazionale a professore ordinario di Glottologia e linguistica. Dal 2018 è direttrice del Centro Internazionale di Dialettologia sito in Potenza.