In primo piano · Libro Futuro

Digital Divide, Inclusività Gender e WeChat. Mario Coffa intervista Raymond Pun

interview in English

 Raymond Pun ha lavorato a Shanghai in Cina, e attualmente è bibliotecario in California, USA. Ha conseguito un dottorato in pedagogia, un master in biblioteconomia, un master in studi sull’Asia orientale e una laurea in storia. È membro della Sezione per lo Sviluppo Professionale Continuo e l’Apprendimento sul Posto di Lavoro (CPDWL) dell’IFLA, la Federazione Internazionale delle Associazioni e delle Istituzioni Bibliotecarie.

Nei tuoi lavori ti sei occupato di Digital Divide e l’impatto che questo fenomeno ha avuto nelle comunità durante il periodo del COVID19. Cosa ci puoi dire a riguardo?

Grazie per l’intervista! Ho condotto una ricerca su come il Digital Divide influisce sugli utenti di varie etnie nell’ambito delle biblioteche pubbliche in California e sulle loro esperienze prima di COVID-19. È stato uno studio di carattere qualitativo che ha evidenziato come le biblioteche pubbliche possono supportare meglio i propri utenti delle biblioteche lavorando appunto sul superamento del Digital Divide. Ho terminato la ricerca a metà del COVID-19 l’anno scorso e ho seguito i partecipanti telefonicamente per saperne di più sull’impatto del COVID-19 in ambito di divario digitale. I partecipanti all’indagine hanno condiviso le loro strazianti storie nelle quli raccontavano come non potevano più andare nelle loro biblioteche pubbliche e dovevano invece recarsi al parcheggio per usare il WiFi o trovare altre risorse elettroniche a disposizione della comunità per fornire loro l’accesso a Internet e all’informazione. 

Leggendo uno dei tuoi ultimi lavori, qual è il ruolo delle biblioteche accademiche e specialistiche nei confronti degli studi sui programmi etnici?

Attualmente sto co-curando un libro (con Kenya S. Flash della Yale University e Melissa Cardenas-Dow della Sacramento State University) su come le biblioteche accademiche e di ricerca supportano il programma di Studi Etnici Americani nelle università, college e scuole. È stato affascinante leggere oltre 20 contributi sull’impatto che i programmi di studi etnici hanno avuto nei confronti dei servizi bibliotecari, nelle collezioni e nei programmi didattici (ad esempio, studi sull’Asia del Pacifico, gli studi sull’Africa nera, gli studi sugli indigeni, gli studi sul Latinx). I bibliotecari (incluso chiunque lavori nelle biblioteche) svolgono un ruolo importante nella collaborazione con i docenti e nel sostenere questi programmi accademici incentrati su esperienze e voci emarginate. Le collezioni più importanti vengono acquisite nelle biblioteche e vengono utilizzate dai bibliotecari per insegnare le tecniche per la ricerca sulle fonti primarie o progetti digitali e i bibliotecari collaborano con i docenti per costruire nuovi programmi di studio incentrati anche sugli studi etnici.

Hai avuto la possibilità di lavorare in città di continenti diversi: la Cina, a Shangai e adesso negli Stati Uniti. Sarebbe molto interessante capire, secondo il tuo punto di vista, quali differenze o particolarità hai potuto riscontrare tra le biblioteche, i bibliotecari e la gente.

È un’opportunità entusiasmante se hai la possibilità di lavorare e vivere in un altro paese per un pò di tempo. Penso che quello che ne ho ricavato è stato apprezzare le opportunità di apprendimento, dato che si trattava di un periodo momentaneo. Le culture delle biblioteche variano da paese a paese. Si trattava della cultura istituzionale di quel paese e l’ho trovata abbastanza coerente con gli ambienti di lavoro in stile americano. Ci vuole sempre un ottimo spirito di adattamento per vivere all’estero: innanzitutto impari molto su te stesso specie quando sei sradicato in un nuovo ambiente. Ho appurato una grande spinta culturale nei confronti dei dispositivi elettronici e della lettura digitale in Cina (almeno nel 2015, quando vivevo lì). È stata anche un’opportunità per esplorare diversi modi per interagire con gli utenti attraverso le nuove piattaforme digitali. 

Inclusività gender: è un tema di cui ti sei occupato in un tuo articolo e delle azioni che le biblioteche possono intraprendere per supportare e incoraggiare questa inclusività. Ce ne puoi parlare brevemente?

Sì, l’articolo in questione era basato sulle mie esperienze di lavoro in una biblioteca accademica in California, dove ci siamo concentrati sulla promozione della diversità di genere nelle nostre biblioteche e che includeva le nostre strutture e in collaborazione con un ufficio del campus nel quale lavoro, ci siamo assicurati che i nostri spazi e le nostre strutture fossero di carattere inclusivo in modo che i nostri studenti e i nostri docenti potessero identificarsi e potessero sentirsi a proprio agio nel muoversi all’interno di quegli spazi. L’articolo ha anche esaminato le diverse biblioteche che stavano creando queste strutture e quale impatto hanno nelle loro comunità.

 Presso la Biblioteca di Shanghai della New York University si utilizza WeChat per supportare le esigenze di ricerca e informazione degli studenti. Dunque, i social e i vari servizi di messaggistica social possono essere davvero strumenti utili per una biblioteca?

Allora, WeChat è un’app molto importante e utilizzata in Cina e molte persone la usano per connettersi tra loro nella stessa quantità di Twitter, Facebook, Instagram e Venmo messi insieme. Inoltre, è anche un’app abbastanza robusta e ben strutturata per condividere informazioni e immagini. Ho sempre pensato che fosse un nuovo, ottimo ed efficace strumento per supportare gli studenti e i docenti i quali, attraverso questa applicazione, avrebbero potuto porre domande riguardo i servizi che la biblioteca offre ed inviare messaggi con richieste di vario carattere ai bibliotecari. Si raffigurava come uno strumento utile alla promozione e per coinvolgere i nostri utenti. Le biblioteche dovrebbero sempre considerare queste nuove app per interagire con gli utenti ma anche per pensare al potenziamento delle proprie capacità.

 

 

 

L'autore

Mario Coffa
Mario Coffa
Mario Coffa archivista e bibliotecario, laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Perugia (2005) e diplomato in Archivistica e Paleografia presso la Scuola di Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano (2010). Dal 2010 Lavora per CAeB (Cooperativa Archivistica e Bibliotecaria) presso le biblioteche dell’Università di Perugia come bibliotecario e come archivista presso l'Archivio Storico del Comune di Gubbio. Si occupa di Biblioteche Digitali e formazione in ambito di biblioteconomia digitale. Nel 2014 membro del Comitato Esecutivo Regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) sezione Umbria, membro del gruppo AIB sul portfolio professionale e nel triennio 2017-2020 Presidente eletto di AIB Umbria. Dal 2020 membro dell'Osservatorio Formazione dell'Associazione Italiana Biblioteche. Autore di diversi articoli e interviste per Insula Europea sul tema degli archivi, delle biblioteche e del digital lending.

Link:

https://mariocoffa.wixsite.com/e-portfolio

http://vegajournal.academia.edu/MarioCoffa

One thought on “Digital Divide, Inclusività Gender e WeChat. Mario Coffa intervista Raymond Pun

Comments are closed.