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Manzoni allo stadio

Non vi è alcun dubbio che Alessandro Manzoni appartenga di diritto al background culturale di base di ogni italiano mediamente scolarizzato. Le riprese in chiave pop dell’autore lombardo si possono reperire, da decenni ormai, in ogni aspetto della vita quotidiana dell’italiano medio: dal fumetto, al musical-parodia, alla pubblicità, nulla sfugge del Nostro all’attenta vena ironica dell’attualità più scottante. Ancora oggi, per citare un unico esempio, i famosissimi confetti bianchi della Crispo si chiamano proprio Promessi sposi e recano impressi sulla scatola gli eroi del romanzo tanto inviso agli scolari di ogni generazione.
In una tale selva di rimandi e riprese ben pare districarsi anche lo sport più amato dagli italiani. Il mondo del calcio è, a tutti gli effetti, un veicolo costante di richiami manzoniani che, se pur spesso difettano di un’elevata caratura citazionale, quantomeno proliferano incessantemente nel sottobosco sportivo.
Giunti a questo paragrafo, i più anziani tifosi interisti già dovrebbero essere bene in grado di rammentare l’amaro slogan «Manzoni era juventino», apparso su tutti gli striscioni delle tifoserie della Vecchia Signora nel lontano 2002 a combinare la data della vittoria dello scudetto bianconero con la più nota ode dell’autore lombardo. Insomma, scudetto o no, 5 maggio in Italia vuol dire Manzoni!

Dove l’autore milanese pare vantare un maggior numero di richiami, però, non è tra gli striscioni ultras delle diverse tifoserie ma all’interno della cronaca sportiva: leggendo le varie testate, infatti, non sfugge al lettore più attento l’incredibile quantità di citazioni manzoniane utilizzate dai nostri giornalisti. Spicca, su tutte, proprio quella data fatidica: «Alessandro Manzoni e Napoleone Bonaparte si rassegnino: c’è un’intera generazione di appassionati di calcio che, da qui all’eternità, assocerà la data del 5 maggio non alla morte del condottiero corso, ma a quella dello scudetto del 2002, conquistato all’ultima giornata dalla Juventus di Lippi» scrive Sonia Carrera il 5 maggio 2013 sulla testata online Wakeup news in un articolo significativamente intitolato 5 Maggio: Inter vs Napoleone. Calcio o letteratura?

Diego Barbera su Nanopress.it raccoglie, addirittura a distanza di quattordici anni (2016), i numerosi tweet dei tifosi juventini contro l’Inter e così li introduce: «Partiamo dall’hashtag più utilizzato ossia #5maggio che prende proprio in considerazione il giorno che prima era famoso solo per la poesia di Alessandro Manzoni, mentre per le generazioni più recenti anche e soprattutto per la figuraccia dell’Inter».
Il 5 maggio torna a impressionare le testate online nel corrente 2021 quando, su Virgilio NewsSport, si ripresenta la possibilità di commemorare ancora quel fatidico 2002 con annessa confusione del giornalista che, preso dall’ansia della citazione, finisce per confondere “capolavoro” con “opera omnia”: «Gioia e dolore, ieri come oggi. Il 5 maggio per il calcio italiano resta una data storica, leggendaria per alcuni, da far impallidire l’opera omnia di Alessandro Manzoni dedicata a Napoleone. Una sorta di Waterloo quella domenica per il popolo interista che almeno quest’anno soffre meno al ricordo di uno scudetto perso al fotofinish, era il 2002, al cospetto di quello appena vinto tre giorni fa».
La data della morte di Napoleone, insomma, specificamente richiamata nell’ode celebrativa più nota tra i banchi di scuola, non smette di appassionare la stampa calcistica; è del 2 ottobre il rinvio a Manzoni della redazione di Goal.com: «Il 5 maggio non è un giorno normale per il calcio italiano, e Manzoni e Napoleone c’entrano poco o nulla. C’entrano la Juventus e l’Inter, protagoniste 17 anni fa di un’ultima giornata di campionato destinata a rimanere nella storia del pallone nostrano».
Ancora, su Coast2coast, lo scorso 6 luglio, Manzoni torna prepotentemente ad affacciarsi tra le righe di un articolo a firma di Alessio Bonavoglia, dedicato al ricordo dell’allenatore Čestmír Vycpálek, zio del più noto Zeman: «Il 5 Maggio. Una data passata alla storia come il giorno della morte di Napoleone Bonaparte, resa ancora più celebre dall’ode scritta da Manzoni. Una data passata alla storia nel calcio italiano, per via della sconfitta dell’Inter all’Olimpico contro la Lazio che consegnò lo Scudetto nelle mani della Juventus. Un giorno, purtroppo, passato alla cronaca del nostro Paeseper via dell’incidente del Volo Alitalia 112. Un giorno triste per la famiglia Vycpálek».
Sembra, insomma, che il calcio italiano non riesca a menzionare la data del 5 di maggio senza far riferimento tanto all’autore dei Promessi sposi quanto al mancato scudetto dell’Inter. Spulciando tra i vari articoli, però, è possibile incontrare anche citazioni tratte direttamente dal romanzo:
Da Calciopolis.it, questa volta in un riferimento che non tocca le due squadre milanesi, giunge una nuova eco delle minacce dei bravi al pavido curato del Lago di Como: «Questa partita non s’ha da giocare, si potrebbe dire parafrasando e attualizzando le parole di Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Sembra che Juventus-Napoli sia una gara maledetta».
Più ricercata, seppur ben nota ai lettori di livello scolastico, la citazione di Roberto Beccantini su Eurosport (18 febbraio 2016) che, pronosticando l’esito di Juve-Milan, chiama in causa addirittura Ferrer: «Alessandro Manzoni se la caverebbe così: adelante, ragazzo, con juicio. Dipendesse da me, Morata più Dybala». Non è da meno Francesco Rea, che apre un breve articolo intitolato Milan-Juventus, vietato sbagliare? (12 gennaio 2021) con un’epigrafe estratta direttamente dal capitolo XXXII: «“Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune” A. Manzoni. Probabilmente una delle frasi più celebri de I Promessi Sposi del capitolo XXXII dedicato, nemmeno a dirlo, alla peste di Milano e ai comportamenti irrazionali di governati e governanti. Sebbene il Covid-19 stia diventando nelle ultime ore un fattore sempre più determinante, e il parallelismo assuma contorni inquietanti, lasciamo da parte ogni polemica sulla gestione di nuovi casi positivi e sulla discrezionalità dei protocolli, e concentriamoci sui significati che assume il big match con il Milan».
Leggendo queste prime testimonianze dal web, salta immediatamente all’occhio, ed era ben facile prevederlo, il dato più ovvio: ovvero che gran parte delle citazioni riportate dalle testate sportive rimanda a frasi facilmente comprensibili anche ad un lettore che abbia un livello di scolarizzazione medio-basso, sentenze passate ormai quasi in proverbio nella nostra lingua. Altrettanto evidente è il dato geografico: le origini milanesi dell’autore conducono, non sempre ma spesso e volentieri, chi lo menziona ad appaiarlo istintivamente alle due squadre meneghine.
Se i giornalisti sciorinano continuamente – in maniera più o meno corretta – rimandi di manzoniana memoria, i tifosi non sono certo da meno. Ancora sul 5 maggio, Giovanni Loretta scrive sul suo blog personale di tifoso bianconero: «5 maggio. A scuola avevamo studiato una famosa ode scritta dal Manzoni (nel 1821) ed avente proprio tale titolo. Dopo centottantuno anni, però, in modo dirompente, siamo stati noi ad imprimere alla suddetta data un’aura di sublime eternità attraverso un’altra magnifica poesia. Il testo è ermetico ma soave: “5 maggio 2002″».
Su Internews.it, lo scorso 9 marzo, un tifoso preoccupato della possibile sospensione di Juve-Inter a causa dei contagi di Covid-19 così commentava: «Gli (eventuali) eredi del Manzoni – se del caso – non avrebbero saputo parafrasarla meglio: “Questo derby d’Italia non s’ha proprio da fare”».

Anche su Vivoperlei.calciomercato.com, a firma Giovanni Terenziani, spunta la celebre intimidazione dei bravi, questa volta accompagnata anche da un paragone calcistico-letterario: «Questo matrimonio non s’ha da fare, nè domani nè mai” dissero i Bravi a Don Abbondio. I Promessi Sposi è una magnifica opera di Alessandro Manzoni da cui si trae costantemente spunto per nuovi pezzi. La Juventus alias Lucia e Manuel Locatelli in versione Renzo. È una trattativa infinita».
A voler tirare le somme, le citazioni più gettonate paiono ridursi – salvo rare eccezioni – al mero titolo di una poesia e alla nota intimidazione del Capitolo I del romanzo, in cui il “matrimonio” viene spesso e volentieri sostituito con la “partita” e il “derby” o utilizzato come metafora della vendita/acquisto di un giocatore.
Poco importa, insomma, se lo scrivente rischia di andare in confusione sul corretto utilizzo delle maiuscole quando menziona don Abbondio e i bravi o cita il titolo del romanzo – che, per inciso, è I promessi sposi o Promessi sposi – Alessandro Manzoni riecheggia, tra le varie tifoserie nazionali, da almeno vent’anni e difficilmente, pare, verrà dimenticato dai commentatori calcistici, professionisti e non; almeno finché il 5 maggio ricorderà a tutti della bruciante sconfitta dell’Inter.
Qualcosa di diverso accade, infine, quando il tifoso e l’intellettuale finiscono per fondersi in un unico soggetto scrivente. È il caso dei versi – di tutt’alt(r)o livello – apparsi lo scorso 25 ottobre sulla pagina Facebook di Antonio Di Grado, già professore ordinario di Letteratura Italiana dell’Università di Catania che, tra le varie riprese lirico-calcistiche ironicamente postate sul social network dedica alla Lazio, miseramente sconfitta a Verona il giorno precedente, il “suo” 5 Maggio:

LA LAZIO SECONDO MANZONI

Ei fu. Siccome Immobile
non segna e neanche tira,
Lotito, ormai esanime,
illacrimato spira.
E il tizio che tien l’aquila
col braccio al ciel levato,
vergin di servo encomio
a Salò s’è rifugiato.
Reina, Acerbi e Lazzari
li compra Casa Pound.

Che dire, a quasi 150 anni dalla sua morte, sembra che Manzoni non voglia ancora smarcarsi dal background culturale degli italiani: amato, odiato, emulato, condannato, parodiato in ogni forma possibile, utilizzato finanche come metro di paragone di una fatidica sconfitta, caduta accidentalmente nel giorno giusto.
Con buona pace di chi, “praesente cadavere”, evocava l’ora degli anticristi: Manzoni è vivo e lotta insieme a noi!

teresa.agovino@unimercatorum.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autore

Teresa Agovino
Teresa Agovino (1987) ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2016 presso l'Università 'Orientale' di Napoli con una tesi incentrata sulle riprese manzoniane nel romanzo storico del Novecento. Insegna Letteratura italiana presso l'Università Mercatorum (Roma) e Metodologie di scritture digitali presso l’Università Europea di Roma. Si occupa di ricerca su Alessandro Manzoni, Primo Levi, Giancarlo De Cataldo, Andrea Camilleri, autori sui quali ha pubblicato numerosi articoli in rivista e atti di convegno. Ha pubblicato i volumi: Dopo Manzoni. Testo e paratesto nel romanzo storico del Novecento e Elementi di linguistica italiana (Sinestesie, Avellino 2017 e 2020); I conti col Manzoni e «Sotto gli occhi benevoli dello Stato». La banda della Magliana da Romanzo criminale a Suburra (La scuola di Pitagora, Napoli, 2019 e 2024);“Non basta essere bravi. Bisogna essere don Rodrigo”: Social, blog, testate online, Manzoni e il grande pubblico del web (Armando editore, 2023). Ha vinto il premio 2023 dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti, Classe di Lettere, con il saggio Da Manfredi all’innominato. Suggestioni dantesche in Manzoni.

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