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Echi italiani in un poeta sudamericano: Anna Raimo intervista Hernan Rodríguez Vargas

Hernan Vargas è un ricercatore in storia contemporanea e attualmente sta svolgendo il post-dottorato presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici a Napoli. Dopo un dottorato di ricerca presso l’Università degli studi di Salerno, ha scritto vari contributi sulla letteratura italiana, l’arte e la storia. Ha da poco pubblicato il suo primo libro di poesie in lingua italiana “Ed oltre ancora – Más allá todavía”.

Grazie innanzitutto d’aver accettato questa intervista sul suo ultimo libro di poesia “Ed oltre e ancora – Más allá todavía”. Il titolo sembra richiamare Leopardi. Me lo conferma?

Cara Anna, grazie mille a voi per lo spazio presso Insula Europea. Il pensiero di Leopardi, come di molti dei più grandi scrittori italiani, più che in rapporto con il titolo, fa parte del sogno che sin da piccolo ha rappresentato per me l’Italia e la letteratura italiana, entrambi sono stati per molto tempo quell’oltre che aspiravo a raggiungere. La scelta del titolo ha precisamente avuto a che fare, invece, con il mio desiderio di collegare il libro e tutto il lavoro che c’è al suo interno: ovvero i versi di due dei più grandi poeti spagnoli: Garcilaso de la Vega, a cui si deve la diffusione della nuova metrica italiana in Spagna nel XVI secolo, e Pedro Salinas, il quale partendo dal dodicesimo verso della Egloga III di Garcilaso la sceglie come titolo di una delle sue più importanti pubblicazioni: La voce a te dovuta (1933). È molto bello pensare che alle origini dei più importanti versi in lingua spagnola vi siano echi di Petrarca e Ariosto.

Il libro si apre con una citazione di Pedro Salinas; quale influenza ha avuto questo poeta nella sua produzione?

Si, effettivamente il titolo del libro parte da un verso di Salinas, in cui compare l’espressione «más allá todavía». Quando ho letto per la prima volta La voz a ti debida, ho sentito che mi sarebbe piaciuto seguire uno dei più importanti legami della sua poesia nel mio lavoro letterario: comunicare in maniera molto semplice e raffinata pensieri e desideri che appartengono il più delle volte a forme linguistiche quasi inapprendibili o, meglio ancora, al regno dell’indicibile. Quest’ultima preoccupazione riguarda la citazione finale, con la quale si conclude il libro prima dell’Epilogo, che appartiene alla filosofia di Wittgenstein.

Nella sua poetica si scorge evidente un’influenza da Neruda. Quali opere del poeta hanno particolarmente ispirato i suoi componimenti?

García Márquez diceva di Neruda che era stato il più grande poeta del XX secolo in tutte le lingue. Nessun poeta al mondo, ma soprattutto nessuno scrittore di poesia sudamericano può realizzare un verso senza evocare in qualche modo la figura di Neruda. In Neruda, come nell’opera di García Márquez, compare una problematica che riguarda la situazione storico-politica centro e sudamericana del XX secolo, ma che è ancora attuale e che, in qualche modo, appartiene a tutti coloro che sono nati e cresciuti in questa parte del mondo. Si tratta del quadruplice rapporto fra vita, giustizia, amore e morte, e si può tradurre nella domanda su come sia possibile vivere, amare e sognare in contesti difficili, di guerre fratricide, odio e disuguaglianze. La riposta è stata sempre la poesia.

Oltre a Neruda, è evidente un richiamo ad una altra grande poetessa: Idea Vilariño. A che età si è avvicinato per la prima volta ai suoi delicati versi?

Scrittrici come Idea Vilariño, Gabriela Mistral, Dulce María Loynaz o la colombiana María Mercedes Carranza sono alcune delle voci che rappresentano per me quello che possiamo chiamare ‘la controparte’ di una storia dell’amore, scritta durante secoli soltanto attraverso la voce degli uomini. I versi di Ida li ho scoperti nel 2009 grazie a una amica che mi ha regalato uno dei suoi libri. La sua voce, come quella di tante altre scrittrici, mi ha offerto una nuova prospettiva dell’amore, visto e vissuto meno dall’idealizzazione e più dalla poesia e dalle sofferenze del quotidiano.

La tematica dell’amore, tanto cara agli stilnovisti, quanto è ispirata alla sua vita reale? Questa donna, questa musa esiste veramente?

La tematica dell’amore è stata per me una grande ossessione. Siamo in debito con gli stilnovisti non solo dal punto di vista letterario, per i loro grandi versi, ma anche dal punto di vista culturale poiché hanno delineato i tratti essenziali del rapporto amoroso, delle idee che abbiamo sulla conquista e dei rituali che ne fanno parte; elementi che oggi fanno parte di numerose riflessioni, critiche e non, ma che si rivolgono continuamente a loro. Per quanto riguarda la vita, si, la letteratura è in qualche modo sempre autobiografica e, più che una musa, ho trovato in mia moglie una compagna, una persona meravigliosa con la quale condividere ogni momento che fa parte del libro e che può, inoltre, appartenere anche agli amanti di questo nostro presente. 

La scelta d’inserire il testo originale con la traduzione da chi è stata fatta e perché?

È stata una scelta che abbiamo realizzato insieme ad Eleonora Rimolo, scrittrice che ammiro moltissimo e che dirige la collana Letture Meridiane della casa editrice Delta3, alla quale appartiene la raccolta. A lei e al sostegno dell’editore e direttore della casa editrice Silvio Sallicandro, va dato gran parte del merito per questa pubblicazione. Ogni libro di poesia pubblicato in una lingua diversa dal paese in cui viene pubblicato, dovrebbe poter essere stampato così, in maniera che i lettori possano leggere e riflettere con i versi scritti anche nella lingua originale. Questi libri sono pensati per coloro che conoscono entrambe le lingue e possono valutare la traduzione, ma anche per i più curiosi che vogliono godere o imparare il suono delle parole che, come in questo caso, provengono dello spagnolo che si parla in Colombia. Si tratta inoltre di una forma di rispetto sia nei confronti dell’autore, che dei lettori.

A suo parere la traduzione ha rispettato la metrica o il senso delle sue opere? Lei conosce la traduttrice e soprattutto avete avuto il modo di confrontarvi in merito alla traduzione?

La traduttrice, Stella Grazia Mazzuoccolo, è una mia amica, che oltre a conoscere bene la lingua spagnola ha una grandissima sensibilità nei confronti della poesia. Le domande sulle traduzioni sono sempre pericolose, perché riguardano il nostro rapporto con l’idea che abbiamo dell’originale che, in poesia, dipende non solo dalla lingua, ma dal ritmo proposto in ogni verso, dal contesto al quale appartengono le parole, dagli effetti in cui una parola insieme ad un’altra possono creare a livello emotivo. Io mi ritengo molto felice della traduzione, perché Stella ha saputo leggere e interpretare in lingua italiana il contesto e il senso sul quale puntava ogni poesia, poi è chiaro che tocca ai lettori, soprattutto a coloro che conoscono lo spagnolo, avere l’ultima parola.

Così come Petrarca aveva deciso di redigere una poesia al giorno per un anno, nella sua raccolta vi è una logica numerica?

Si, effettivamente, la logica numerica in questo caso ha a che fare con la quantità di versi distribuiti nella raccolta, la quale segue in qualche modo la struttura delle quattro stagioni ma, al tempo stesso se ne discosta. Anche se l’amore nasce come un grande processo che affonda le sue radici nella stessa nascita degli esseri umani, il linguaggio con il quale si esprime può corrispondere o no con il movimento della terra attorno al sole. I tre momenti della raccolta che seguono le stagioni conosciute: inverno, primavera e autunno, precedono una stagione che non esiste «l’oltre ancora», paragonabile a una giornata perfetta dell’estate, ma che resta nell’istante, al contempo raggiungibile e non.

Come nelle quattro stagioni, anche nelle poesie notiamo uno spazio temporale: questa scelta stilistica che nella raccolta si mischia anticipando e ritornando ad altre stagioni si ispira a qualcosa?

All’interno di questa scelta c’è, in primo luogo, un’esperienza autobiografica. In Colombia, non esistono le stagioni: il sole sorge e tramonta sempre alla stessa ora e le temperature, a seconda delle regioni, sono più o meno sempre le stesse. Poi ho scoperto il modo in cui possono influire su di noi i cambiamenti della natura nelle stagioni e, al contempo, ho potuto riflettere in profondità su come il nostro animo, il nostro linguaggio, il nostro modo di amare, hanno anche un movimento stazionario, che aspira a raggiungere una forma perenne nei momenti delle grandi emozioni, ma che successivamente sfugge, persino alla bellissima parola «ancora» (“todavía”) della lingua italiana. Un po’ come accade nella conclusione di Paradiso XXXIII: L’amor che move il sole e l’altre stelle.

Quali luoghi nativi, e non, l’hanno influenzata? Queste spiagge, queste terre, di cui lei parla, esistono? Dove si trovano? Quali sono gli echi italiani e sudamericani?

È stato possibile scrivere questo libro soltanto in Italia, grazie al tema della mancanza, che mi ha permesso di vedere alcuni posti come mai avrei fatto senza conoscerne altri. Si tratta di un libro che ho sempre desiderato di scrivere: ai miei luoghi nativi, alle montagne delle Ande, alle spiagge caraibiche e alle foreste amazzoniche, devo quella grande domanda e quella grande preoccupazione, che mi accompagna ancora oggi, su come sia possibile amare in tempi di profonda solitudine, ammarezza e disuguaglianza. All’Italia, come il topos dei miei sogni, alla sua gente, agli amici, a mia moglie, devo quella grande emozione che ho provato e che potrei definire come una continua «nostalgia del tempo presente». Ho deciso di raccogliere alcuni versi in corso e di lavorare alla stesura del libro ad Amalfi, nella primavera del 2017, mentre ero seduto nel terrazzo del Gran Caffè, e in questo stesso luogo ho cercato di prendere ogni decisione che ritenevo importante rispetto all’architettura del libro, che ho completato nel 2019, quando è stato pubblicato per la prima volta a Medellín, in Colombia.

A quali progetti sta attualmente lavorando?

L’anno scorso ho avuto l’occasione di pubblicare con la casa editrice La Torre dei Venti, un altro libro, scritto tra il 2012 e il 2014. Si chiama Vincenzo il Bisonte, che richiama una delle mie più grandi passioni: la letteratura per bambini, la quale anche se definita così, riguarda ogni tipo di pubblico. Questo libro ha in comune con Ed Oltre Ancora, lo sforzo per esprimere attraverso un linguaggio semplice e autentico (quotidiano) emozioni e pensieri complessi, dialogando con gli spazi più intimi e innocenti dei lettori senza limite di età. Attualmente, oltre alle mie ricerche storiografiche, sto dedicando del tempo per immaginare un nuovo libro di questo genere.

Leggeremo presto altri versi altrettanto delicati e romantici, che quasi raccolgono l’eredità della grande Alda Merini?

Su questo punto non sono molto certo. Confesso che ho paura di scrivere nuovi versi, così come ho paura ogni volta che lettori come lei colleghino i miei versi a quelli dei più grandi, come Neruda o la Merini. Uno degli scrittori che più ammiro è Juan Rulfo, il quale scrisse molto, ma pubblicò soltanto un romanzo (Pedro Paramo) e una raccolta di racconti, che configurano un unico e compatto corpus. Preferisco pensare che posso perfezionare il libro di poesie pubblicato con il passare del tempo. Vorrei come Rulfo scrivere un unico libro, in questo caso un unico libro di poesie, ma che possa dire sempre qualcosa di nuovo. Rispetto alla prima uscita di Medellín del 2019, ho avuto infatti l’opportunità di realizzare dei cambiamenti che ritengo essenziali, e che non avrei potuto fare senza il dialogo con i primi lettori. Magari in una futura edizione potrò fare altrettanto, ma adesso conviene raccogliere le energie e tornare a lavorare.

L'autore

Anna Raimo
Anna Raimo è nata a Pisa il 25 dicembre 1995. Laureata magistrale con il massimo dei voti in Linguistica e didattica dell’italiano nel contesto internazionale presso l’Università degli Studi di Salerno e l’Universität des Saarlandes di Saarbrücken, ha in seguito conseguito un Master di II Livello in Didattica dell’Italiano L2 presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. I suoi interessi di ricerca spaziano dalla linguistica e didattica della lingua italiana alla storia, letteratura e poesia contemporanea. Si è infatti occupata dell’italiano dei semicolti nella sua tesi di Laurea Magistrale e ha recentemente pubblicato un articolo su una particolare varietà della lingua italiana: "L’e-taliano: uno scritto digitato semifuturista?", in (a cura di S. Lubello), Homo scribens 2.0: scritture ibride della modernità, Franco Cesati Editore, Firenze 2019, pp. 159-164. Tra i suoi autori preferiti vi sono Mario Vargas Llosa, Jung Chang, Philip Roth, Azar Nafisi, Orhan Pamuk, Anna Achmatova, Rainer Maria Rilke, Federico García Lorca, Alda Merini, Bertolt Brecht e Wisława Szymborska. Le sue passioni sono la lettura, la scrittura di poesie e i viaggi, soprattutto in Germania, paese di cui adora la storia, la cultura, l’arte e i magnifici castelli.