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Il mondo nostalgico dei burattini. Dialogo con Giuseppina Volpicelli

Il mondo nostalgico dei burattini suggerisce un fascino fiabesco e immaginifico di cui Giuseppina Volpicelli – avendo donato la scenografia Una favola per Klee di Maria Signorelli all’Accademia di Belle Arti di Macerata – ne è testimone.

La nonna rimane sempre nell’immaginario dell’infanzia una figura molto importante che raramente si dimentica. Pertanto, Giuseppina, che ricordo hai di nonna Olga? Hai con te un oggetto caro che lei ti ha regalato?

Nonna Olga – pur avendo avuto tre figlie Maria Letizia, Elena e Vera – negli anni ’40 aveva una sola nipote, io Giuseppina. Mia sorella è nata cinque anni dopo e dunque non ricorda nulla di quel periodo.
Lei si occupava molto di me. La cosa più carina di quel periodo e che andando in giro per i parchi di Roma, mi metteva a cavalcioni sulle sue spalle e mi raccontava le fiabe della Baba Jaga , una strega russa che abitava in una casa con zampe di gallina e faceva tanti dispetti ai contadini e ai bambini e bambine.
Per me lei era la persona più importante della mia vita, perché non solo mi voleva bene, ma cercava sempre di accontentarmi sempre in tutto.  Avrò avuto dieci anni e lei, seguito delle mie insistenze, mi portò da un parrucchiere a piazza San Marco che mi tinse i capelli di rosso. Puoi immaginare la faccia di mio padre, Luigi Volpicelli, quando tornai a Roma.
Nonna Olga aveva una bellissima spilla con un cammeo d’avorio ricco di brillanti e di madreperla che ora custodisco gelosamente ma che porto poco per il fatto che risulta essere molto impegnativo come accessorio. Ma lo amerò sempre tanto perché mi ricorda la cara nonna Olga.

Da piccola con mia madre andavo spesso a vedere il teatro dei burattini e ancora oggi ho ancora in mente quei bellissimi pomeriggi estivi trascorsi a vedere gli spettacoli dei burattinai.  In casa vostra madre, quando eravate piccole e fanciulle poi, vi leggeva e/o recitava delle favole? Se si quali? Vostro padre si univa in questi spettacoli familiari?

Negli anni ’40 vi era ancora la guerra e i tedeschi occupavano ancora Roma. Per i bambini non c’era nessun intrattenimento. Per questo motivo, mia madre Maria pensò di creare – proprio dentro casa –  con mio padre, un teatrino di burattini. La prima rappresentazione che misero in scena fu “Cappuccetto Rosso” in cui invitarono tutti gli amici e i loro rispettivi figli.
Non ho memoria di questo spettacolo, ma anni dopo mia madre raccontando mi disse che se il lupo si mangiava la nonna, era scusato perché a quel tempo avevano tutti tanta fame.

Come è stato il passaggio da una rappresentazione casalinga ad una dimensione professionale?

Mia madre si stancò di tutta quella gente che veniva a casa per vedere lo spettacolo e chiese a Pietro Sharoff che allievo e compagno di Stanislavskij che era scappato da Mosca ed aveva creato a Roma la prima ed unica accademia per attori, registi, scenografi ecc. Lei gli chiese di poter fare un giro nelle classi e chiedere agli allievi se volevano fare una esperienza con il teatro con i burattini. Una quindicina di loro rispose di si, così sia io che mia sorella ci sedevamo fuori dal suo studio, sedute sulla scala di legno che portava allo studio e guardavamo le prove dei vari spettacoli. Per questo motivo entrambe sapevamo a memoria tutti gli spettacoli che vedevamo. ormai siamo nel 1947 e mio padre era professore universitario e mia madre faceva solo i burattini , ma non ha mai mosso pupazzi. Cercava fiabe di vari paesi che rimaneggiava ma soprattutto ha rivoluzionato l’idea del Balletto, creando dei veri balletti con le mani, i pupazzi, oggetti vari come sciarpe di seta. Ad esempio il Can Can di Offenbach, il Bolero di Maurice Ravel, la Danza delle Spade di Kachaturian e tanti ancora, il repertorio era di 50 balletti. Un tempo i burattini facevano la chiusura dello spettacolo con pochi minuti di un balletto semplice.

Che differenze avete trovato nel corso degli anni facendo i laboratori?

La domanda è difficile perché io non amo molto i laboratori, amo muovere i burattini e dare a loro la vita. Si potrebbe dire senza dubbio che mentre prima non c’erano tutti i vari apparecchi telefonici come i tablet e i telefonini, dovevi trovare da solo soluzioni per la creazione di un nuovo spettacolo o azione scenica, ora  invece ti avvali del già visto però questo comporta che spesso non riesci a fare progetti ex novo.
Comunque tanti grandi hanno imparato a muovere i burattini venendo da noi – come ragazzi di Bottega – e guardando cosa e come si muovono i pupazzi.

L'autore

Chiara Cingolani
Laureata al Dams Cinema di Bologna, ora studentessa del Biennio di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Da sceneggiatrice a regista esplora vari ruoli nei reparti di regia e scenografia su set di corti, spot pubblicitari e lungometraggi.
Il suo corto “Aria celeste” è stato il vincitore del Bando cinema 2020-2021 della regione Marche.