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Edith Stein. La sua croce illuminò l’Olocausto

«Il Signore preme nel torchio / le sue vesti sono rosse. Egli spazza con una scopa di ferro / potentemente sul paese. / Egli annunzia nell’ululato della tempesta / il suo ultimo avvento. Noi sentiamo questo possente ululato. / Il Padre solo sa il Quando».

Così, nel 1939, allo scoppiare della guerra, la carmelitana suor Teresa Benedetta, al secolo Edith Stein, una tra le più geniali intellettuali cattoliche in Germania, presagiva il destino cui l’Europa e il mondo andavano incontro, destino di cui ella stessa sarebbe stata vittima innocente.

Edith nasce, ultima di undici figli, il 12 ottobre 1891 a Breslavia (dal 1945 Wroclaw, in Polonia) da una famiglia ebrea. Il padre, Siegfrid Stein, morirà quando la piccola non ha ancora compiuto due anni. Sarà compito della madre, Augusta, sostenere materialmente i figli ed educarli alla fede ebraica. Nonostante ciò già durante il liceo Edith, dotata di profonda intelligenza, appare del tutto insensibile alla religione materna fino a professarsi atea. Nel periodo 1911-13 frequenta l’università di Breslavia seguendo i corsi di psicologia e di germanistica. Nello studio della psicologia s’imbatte per la prima volta nel nome di Edmund Husserl le cui Ricerche logiche avevano suscitato, nell’atmosfera culturale del tempo, dominata dallo psicologismo e dal soggettivismo, profonda impressione. Ciò dipendeva, come ella ricorderà poi, dal fatto che

«apparivano come un radicale allontanamento dall’idealismo critico d’impronta kantiana e neokantiana. Si vide in ciò una “nuova scolastica”, perché si distoglieva lo sguardo dal soggetto e lo si rivolgeva alle cose: la conoscenza apparve di nuovo un “ricevere” che assume dalle cose la sua legge e non, come nel criticismo, un “determinare” che impone alle cose la sua legge. Tutti i giovani fenomenologi erano realisti convinti».

Interessata al nuovo pensiero Edith si trasferisce, nel 1913, all’università di Gottinga ove segue per quattro semestri i corsi di fenomenologia di Husserl, entrando anche a far parte del «Circolo fenomenologico».

«Cara vecchia Gottinga! Credo che soltanto chi vi ha studiato nel periodo di fioritura della scuola di fenomenologia – dal 1905 al 1914 – può misurare tutto ciò che vibra in questo nome».

Oltre a Husserl ha qui modo di conoscere Adolf Reinach convertitosi da poco al cristianesimo e, tra gli altri, Max Scheler.

«La prima impressione che Scheler produceva era semplicemente affascinante: non ho mai più incontrato una persona che incarnasse in grado così puro il “fenomeno della genialità” […]. Era il periodo in cui la sua anima traboccava di idee cattoliche, per le quali egli sapeva fare propaganda con tutto il fascino del suo spirito e la potenza del suo linguaggio. Fu per me il primo contatto con un mondo che fino allora m’era rimasto del tutto sconosciuto; non mi condusse però alla fede, mi aprì soltanto un nuovo ambito di fenomeni di fronte ai quali non potevo rimanere insensibile».

Nel gennaio del ’15 la Stein supera gli esami di stato pro facultate docendi in propedeutica filosofica, storia, tedesco. All’insorgere del primo conflitto mondiale presta servizio volontario come crocerossina nel lazzaretto per malattie infettive di Mährisch-Weisskirchen. Allorché Husserl si trasferisce a Friburgo i.Br. nell’estate del ’16 lo segue quale assistente volontaria. Con lui discute, in agosto, la dissertazione dottorale Zum Problem der Einfühlung [“Il problema dell’empatia”], edita nel 1917, laureandosi in filosofia summa cum laude. Rimarrà con Husserl fino agli inizi del 1918 contribuendo alla pubblicazione di preziosi manoscritti. Lo lascerà quando si accorgerà da un lato di non trovare sufficiente spazio per la propria riflessione, e, dall’altro, di non concordare con la «svolta» idealistica delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Ciononostante i rapporti di stima e di affetto che legarono Husserl alla sua assistente non vennero mai meno. Ne è prova la pubblicazione, da parte di Edith, di taluni dei suoi lavori negli «Jahrbuch» fenomenologici: Psychische Kausalität [“Causalità psichica”], Individuum und Gemeinschaft [“Individuo e comunità”] del ’22, Eine Untersuchung über den Staat [“Una ricerca sullo stato”] del 1925. Nell’estate del 1921 accade l’evento decisivo della sua vita. Nella casa di campagna dell’amica Hedwig Martius ha modo di leggere, per caso, la Vida di santa Teresa d’Avila:

«Ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa, che non l’interruppi finché non fui arrivata alla fine del libro. Quando lo chiusi dovetti confessare a me stessa: “Questa è la verità!”».

Il primo gennaio 1922 riceve il battesimo nella chiesa parrocchiale di Bergzabern. Lo stupore e il dolore dei membri della sua famiglia, della madre in particolare, fu profondo. Dal 1922 al 1930 Edith insegna germanistica presso l’Istituto «Santa Maddalena» delle suore domenicane di Spira. Riprende di nuovo a studiare. Traduce le lettere e i diari di Newman. L’incontro essenziale è però con l’opera di Tommaso d’Aquino. Tommaso rappresentava la filosofia dell’essere la cui tematica ritornava attuale grazie a Essere e tempo (1927) di Martin Heidegger. Il ritorno all’essere non era forse l’intenzione più profonda, in parte poi tradita, di Husserl con il suo «andare alle cose stesse» [an die Sachen selbst heranzugehen!]? Al possibile rapporto tra i due pensatori, in occasione del settantesimo compleanno del maestro, è dedicato Husserl Phänomenologie und die Philosophie des hl. Thomas von Aquino [“La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d’Aquino”] del 1929. Nel ’31 la Stein traduce in tedesco, in due volumi, le Questiones disputatae De Veritate dell’Aquinate. Nello stesso periodo lavora a un’opera di grande impegno, dal titolo provvisorio Akt und Potenz [“Atto e potenza”], rielaborata poi in Endliches und ewiges Sein [“Essere finito ed essere eterno”]. L’idea è ancora quella di un rapporto fecondo tra una fenomenologia aperta all’ontologia e il pensiero tomista:
«La filosofia medievale rinata e la filosofia del XX secolo, di nuova costituzione, possono congiungersi nello stesso alveo della Philosophia perennis?».

Su questi temi, nonché su altri legati alla condizione femminile, svolge un’intensa attività di conferenze in Germania e fuori. Pensa, su suggerimento altrui, alla possibilità di una cattedra universitaria. A Friburgo Heidegger, che di lì a poco magnificherà il nuovo potere nazista, le farà presente, in un colloquio, «che se avevo l’intenzione di insegnare filosofia cattolica, da lui non mi sarei sentita al mio posto». Nel ’32 è docente all’Istituto universitario tedesco di pedagogia scientifica di Münster. Sono però gli ultimi fuochi, almeno sul piano pubblico. Nel ’33 con l’avvento del nazionalsocialismo i pubblici impieghi vengono preclusi ai non ariani. Il 25 febbraio di quell’anno Edith pronuncia la sua ultima lezione. Se la discriminazione antiebraica accentua in lei, cristiana, la coscienza che «il destino di questo popolo era anche il mio», sì che medita di andare a Roma per chiedere al Papa un’enciclica sugli ebrei, sul piano personale la revoca dell’insegnamento la induce a una scelta che finora si era preclusa: quella del chiostro. Trattenutasi da essa, e per non recare ulteriore dolore alla madre, e per la testimonianza intellettuale che le veniva richiesta in seno al mondo cattolico, l’ora era ormai venuta. Il 14 ottobre 1933 Edith Stein viene accolta come novizia dalle Carmelitane Scalze di Colonia ove l’anno successivo riveste l’abito scegliendo il nome di Theresia Benedicta a Cruce.

Nel 1936, per ordine dei suoi superiori, riprende il lavoro scientifico portando a termine Endliches und ewiges Sein. L’opera doveva rimanere inedita poiché nessun editore, in Germania, in Austria e perfino in Svizzera, si dimostrò disposto a pubblicare il volume di un’autrice ebrea. Frattanto, dopo le elezioni del 1938 e la tristemente nota Kristallnacht, la situazione per gli ebrei in Germania si era fatta ancor più grave. Suor Teresa Benedetta si trasferisce, per motivi di sicurezza, nel carmelo di Echt in Olanda. Agli inizi del ’39 l’ombra della guerra è incombente. Scrivendo alla propria superiora Edith si offriva

«al cuore di Gesù come vittima espiatrice per la vera pace: affinché il dominio dell’anticristo crolli, possibilmente senza una nuova guerra mondiale, e un nuovo ordine possa essere istituito».

Il conflitto doveva scoppiare. Nel ’40 l’Olanda è occupata dalle truppe tedesche. La Stein, che in quel periodo scrive Wege der Gotteserkenntnis [“Vie della conoscenza di Dio”] e lavora intorno a Scientia crucis, uno studio intorno a san Giovanni della Croce, avverte il grave pericolo per la sua persona nonché per la sorella Rosa che, convertitasi nel 1936, era con lei a Echt. Furono fatti tentativi per avere il permesso di recarsi in Svizzera presso il carmelo di Le Paquier ma gli eventi precipitarono. Il 26 luglio del ’42 in tutte le chiese cattoliche dell’Olanda veniva letta una lettera pastorale di severa condanna per le autorità occupanti, a motivo dell’ingiusta discriminazione operata nei confronti degli ebrei nonché dei provvedimenti di deportazione adottati contro di loro. La pastorale suscitò profonda impressione in tutto il paese. Quale rappresaglia da parte tedesca si decretò che il 2 agosto, in tutte le case religiose, i membri non ariani della comunità venissero arrestati e deportati. Edith e la sorella Rosa furono prelevate dalle SS e condotte nel campo di raccolta di Westerbork. Da lì, in una breve lettera alla madre priora scriveva:

«Una Scientia crucis si può acquistare solo se la croce si sente pesare in tutta la sua gravezza. Di questo sono stata convinta fin dal primo momento, perciò ho detto di cuore: ave crux, spes unica».

Il 7 agosto le due sorelle furono deportate ad Auschwitz in Polonia. Due giorni dopo, il 9 agosto del ’42, Edith e Rosa venivano uccise in una camera a gas, i loro corpi gettati in una fossa comune. Si compiva così, misteriosamente, la richiesta fatta da Edith nella cappella del carmelo di Colonia nell’aprile del ’33:

«Mi rivolsi al Redentore e gli dissi che sapevo bene come fosse la sua croce che veniva posta in quel momento sulle spalle del popolo ebraico: la maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d’intenderlo avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta, e domandavo al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo. Terminata l’Ora Santa ebbi l’intima certezza di essere stata esaudita, sebbene non sapessi ancora in che cosa doveva consistere quella croce che mi veniva imposta».

(l’articolo è uscito in precedenza nel volume di M. Borghesi, Maestri e testimoni. Profili filosofico-teologici del ’900, Padova, Edizioni Messaggero, 2009, pp. 42-47)

massimo.borghesi@unipg.it

L'autore

Massimo Borghesi
Massimo Borghesi è professore ordinario di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione, dell'Università di Perugia.

Si è laureato in filosofia all’Università di Perugia, nel 1974, con una tesi su Hegel guidata dal prof. Armando Rigobello. Dopo la tesi si è trasferito a Roma dove tuttora risiede. Dal 1984 al 1992 è stato ricercatore in filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma-Tor Vergata e successivamente, dal 1992 al 1996, professore associato di Storia della filosofia morale presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Lecce. Ha insegnato, dal 1981 al 2007, Estetica, Etica, Teologia filosofica, presso la Pontificia Università S. Bonaventura in Roma dove è stato, dal 2000 al 2002, direttore della “Cattedra Bonaventuriana”. Dal 2008 al 2017 ha insegnato Filosofia e religione presso la Pontificia Università Urbaniana. E’, dal 2019-21, coordinatore del Dottorato di ricerca in Etica della Comunicazione, della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione Tecnologica, presso l’Università di Perugia.

E' membro del consiglio scientifico della rivista Studium, dove coordina la sezione “Filosofia on-line”. E’ consulente della rivista Humanitas. Revista de antropología y cultura della Pontificia Universidad Católica del Cile. Fa parte del Comitato Scientifico del Centro Internazionale Studi su Pascal (CISP) dell’Università di Catania. E’ membro del Comitato Scientifico ed Editoriale del Nuovo Giornale di Filosofia della Religione.È membro, dal 2006, del Comitato editoriale delle Edizioni Studium, dove dirige la Collana filosofica “Interpretazioni”. È stato membro, dal 1984 al 2002, del comitato di redazione della rivista Il Nuovo Areopago; dal 1984 al 2012 della rivista internazionale 30 Giorni; editorialista, dal 2005 al 2011, del quotidiano L'Eco di Bergamo.

Relatore in molti convegni, in Italia e all'estero,  i suoi volumi sono tradotti in varie lingue.

Nel 2013 ha ricevuto il premio Capri-San Michele per il volume Augusto del Noce. La legittimazione critica del moderno edito da Marietti.

Nel 2017 ha pubblicato il volume Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano 2017, cui sono seguite le traduzioni in lingua inglese, spagnola, portoghese, polacca, croata, tedesca.

E' autore delle seguenti monografie: La figura di Cristo in Hegel, Studium, Roma 1983; Romano Guardini. Dialettica e antropologia, Studium, Roma 1990 ( 2° ediz. 2004); L’età dello Spirito in Hegel. Dal Vangelo “storico” al Vangelo “eterno”, Studium, Roma 1995; Posmodernidad y cristianismo, Encuentro, Madrid 1997; Il soggetto assente. Educazione e scuola tra memoria e nichilismo, Itacalibri, Castel Bolognese (RA), 2005 (Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2005; UCSS, Lima 2007); Secolarizzazione e nichilismo. Cristianesimo e cultura contemporanea, Cantagalli, Siena 2005 (Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2007); L’era dello Spirito. Secolarizzazione ed escatologia moderna, Studium, Roma 2008; Maestri e testimoni, Edizioni Messaggero, Padova 2009; Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno, Marietti, Genova-Milano 2011; Critica della teologia politica. Da Agostino a Peterson. La fine dell’era costantiniana, Marietti, Genova-Milano 2013; Senza legami. Fede e politica nel mondo liquido: gli anni di Benedetto XVI, Studium, Roma, 2014; Luigi Giussani. Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno, Edizioni di Pagina, Bari, 2015; Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano 2017; Hegel. La cristologia idealista, Studium, Roma, 2018; Romano Guardini. Antinomia della vita e conoscenza affettiva, Jaca Book, Milano, 2018; Modernità e ateismo. Il dibattito nel pensiero cattolico italo-francese, Jaca Book, Milano 2019; La terza età del mondo. L’utopia della seconda modernità, Studium, Roma 2020; Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e ospedale da campo, Jaca Book, Milano 2021(Edizione inglese, Liturgical Press, Collegeville [Minnesota] 2021, Edizione spagnola, Encuentro, Madrid 2022); Il dissidio cattolico. La reazione a Papa Francesco, Jaca Book, Milano 2022.

Per un approfondimento del suo pensiero si cfr l’intervista a Serena Meattini: Il libro su Bergoglio e la mia formazione intellettuale, in <>, 27-02-2019 (http://www.insulaeuropea.eu/2019/02/27/il-libro-su-bergoglio-e-la-mia-formazione-intellettuale-serena-meattini-dialoga-con-massimo-borghesi/).