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Le edicole votive lungo le vie dei Sassi

Percorrere le strade degli antichi rioni materani, dei vicinati, alla ricerca del sacro, è rivivere un itinerario secolare di pietà popolare, una preziosa testimonianza del sentire religioso. L’immagine da sempre ha avuto un’importanza preminente nel panorama religioso perché duplice è la funzione dell’icona nel carattere devozionale e nel significato didascalico consentendo agli individui meno acculturati, l’acquisizione di concetti religiosi.

L’edicola votiva, di provenienza romana, è una tipica struttura architettonica di dimensioni limitate, che accoglie e protegge un’immagine sacra, presenta diverse tipologie: il tipo elaborato riproduce il frontale di un tempietto, il tipo semplice è costituito da una nicchia scavata nella facciata di una casa-grotta o sotto un arco, protetto da un vetro o da una rete metallica.

Si tratta di una ritualità propria della civiltà contadina che popolava gli antichi vicinati dei rioni Sassi: si accendevano i ceri per semplice devozione, si recitava e ci si affidava con tutto il cuore i propri cari e i defunti, si recitavano al pomeriggio le litanie e il Santo Rosario in compagnia dei vicini, i contadini all’alba offrivano le fatiche di un’intera giornata tutta consacrata alla cura dei campi, per il sostentamento delle loro numerose famiglie.

L’edicola è frutto di tecniche artigianali poco elaborate: non di rado l’immagine sacra risulta sovrapposta a un’altra, segno indiscutibile di successivi interventi ed ulteriori modifiche; collocata lungo le vie dei Sassi, è consacrata al culto mariano nelle sue diverse attribuzioni: accanto all’Addolorata ed all’Immacolata, Madonna del Rosario, delle Grazie, delle Virtù, del Buon Cammino, dell’Aiuto, della Provvidenza. Quanto ai Santi i più presenti: Santi Medici, Sant’Antonio, San Francesco da Paola, S. Rita.

Consideriamo l’edicola votiva Madonna della Bruna in via Fiorentini nel Sasso Barisano. L’autore come accade per molte altre edicole sparse lungo le vie dei Sassi, è ignoto; probabilmente risale al 1920 e la tecnica adoperata è olio su rame.

Questa edicola serve a dare conforto ai passanti perché rischiara un luogo buio e tetro. Durante la Festa della Bruna, in attesa della sosta della Processione dei Pastori, gli abitanti dei vicinati la ornano di fiori e luci colorate. Si nota un’iscrizione latina Mater Domini I C  (“Madre del Signore Gesù Cristo”). In realtà l’affresco è quanto rimane di uno più grande che doveva ornare le pareti interne dell’attuale costruzione, sorta sui resti di una piccola chiesa, quella di S. Maria.

Legata all’origine del culto della Madonna della Bruna, gli abitanti narrano questa suggestiva leggenda: secoli fa, a Matera, ci fu una grande carestia e la popolazione, era stremata dalla fame. La Madonna, sotto le sembianze di una popolana, si recò nei pressi della città, per ordinare un po’ di cereali per la popolazione ridotta in povertà estrema, il luogo in cui si recò, alla ricerca del grano, è una zona delle Murge rivolta a Ginosa, che, da allora, fu chiamata la Bruna.

La donna non avendo denaro con sé, diede in pegno il suo anello e indicò il piazzale della Cattedrale, come luogo nel quale il grano doveva essere consegnato. Quando i proprietari terrieri giunsero con i loro carri stracolmi di grano, cercarono la donna, ma, non trovandola, si recarono in chiesa. Grande fu lo stupore quando si accorsero che la donna somigliava in modo impressionante alla statua della Madonna, a cui mancava l’anello. Capirono così che si trattava di un vero e proprio miracolo e che la Madonna in persona, era intervenuta per salvare dalla fame la sua città, Matera.

Un’altra edicola interessante è quella di Cristo in croce circondato dalle anime del Purgatorio in via Lombardi nel Sasso Barisano. L’edicola, realizzata nel tufo, risale agli inizi del ’900, e fu costruita da un massaro (antica figura della civiltà contadina responsabile delle greggi affidati ai ragazzi pastori), molto devoto alle anime del Purgatorio. Il 3 maggio, giorno della Santa Croce, tutti i vicini si radunano intorno per la recita del S. Rosario.

A proposito delle anime del Purgatorio si racconta che in una notte del 2 Novembre, una donna si svegliò improvvisamente per un brusio proveniente dall’esterno; si affacciò sulla strada e, attraverso il portello, vide passare un lungo corteo di fanciulle vestite di bianco recanti una candela accesa. La donna incuriosita, uscì di casa e seguì la processione; una delle fanciulle le consegnò un cero, che la donna portò per un lungo tragitto; stanca per il lungo cammino, ritornò a casa, depose il cero in una cassa e tornò a letto; il mattino dopo, aperta la cassa, al posto del cero, trovò un osso. Sconvolta, lo portò in chiesa per invocare la benedizione del sacerdote.

L’itinerario della processione nel giorno dei morti procede dalla Chiesa di S. Pietro Caveoso, risale al Municipio del tempo, in Piazza Sedile; poi, raggiunta la Chiesa del Purgatorio, ridiscende lungo via Pennino e ritorna a S. Pietro Caveoso.

Per le anime del Purgatorio si recita la seguente preghiera:

Oh, anim mij bìet [Oh, anime mie beate]
A cuss minn sit stet [a questo mondo siete state]
O’Priaterij v’ truvet [in Purgatorio vi trovate]
O’ Sand Paravis v’accustet. [al Santo Paradiso vi avvicinate.]
Priet a Marì e a Gesì. [Maria e Gesù pregate.]

L’edicola trittica è in via Fiorentini nel Sasso Barisano, con san Francesco da Paola, sant’ Eustachio e la Madonna della Bruna, realizzata in una piazzetta molto antica del Sasso Barisano, sulla parete dell’abitazione di Rosaria Traetta vedova Moliterni, soprannominata Rosaria del sale; signora molto religiosa e devota, ripristina le tre immagini nel 1954 rivolgendosi agli artigiani del luogo, i fratelli Pentasuglia. 

La collocazione di questa edicola si trova nei dintorni del luogo dove è stato ucciso un uomo, e la presenza delle tre immagini è indispensabile per scacciare le malombre.

L’edicola di santa Rita da Cascia Rione Vetere nel Sasso Barisano, scavata nel tufo, riproduce l’immagine di un tempio. La Santa è venerata e invocata dai materani nei casi più disperati, per le sue doti di pazienza e di rassegnato amore. La festa si celebra il 22 maggio.

Si racconta che una bambina era stata colpita dal tifo: in preda alle febbri da 40 giorni, era inguaribile e ormai ridotta a pelle ed ossa e senza capelli. Dopo una novena di preghiere rivolte a santa Rita, la bambina guarì improvvisamente.

Questa è una delle preghiere con cui tutti i vicini, riuniti intorno all’edicola invocano la sua protezione:

Sanda Rita dolorosa [S. Rita dolorosa]
Sanda Rita gloriosa [S. Rita gloriosa]
Quan poss dust da Rom a Milen [Quanti passi desti da Roma a Milano]
Tand rozzi famm jund’ a chesa me’. [tante grazie fa piovere in casa mia.]

Nel Sasso Caveoso in via San Giacomo è collocata l’edicola Maria Santissima dell’Aiuto, realizzata da V. Epifania, con olio su rame risalente al 1930, con in basso la scritta: “devozione di Luisa Epifania e Maria Santospirito”.

La Vergine dell’Aiuto si venera nella chiesetta di san Vito, tempio rupestre del sasso Barisano. I materani sono molto devoti a questa Madonna per i suoi innumerevoli miracoli: è la protettrice dei contadini, dei loro campi e dei raccolti. Si festeggia il 15 giugno in concomitanza della festa di san Vito. Il popolo racconta di una donna di Gravina a cui i medici avevano dato poche speranze di vita, ma tentarono ugualmente un disperato intervento chirurgico. Nella notte, prima dell’intervento, la donna sognò la Madonna Santissima dell’Aiuto, che le parlava e le chiedeva di visitarla, dando indicazione sul luogo dove si trovava. Il miracolo si avverò, e la donna ritrovò l’immagine del sogno nella Chiesa di S. Vito. Si racconta poi, di una donna materana, soprannominata Cher d’ P’lmon (antico soprannome materano per sottolineare una persona determinata di carattere), che aveva una figlia gravemente ammalata. Una notte le venne in sogno la Madonna dell’Aiuto, che la invitò a recarsi nella chiesetta di san Vito, con la figliola. Mamma e figlia si recarono in chiesa e si prostrarono davanti all’immagine della Vergine, implorando la grazia. Miracolosamente la bambina guarì.

Proprio nella chiesetta di san Vito, circa 50 anni fa, il maestro muratore Raffaele Losignore costruì un muro in cui fu inserito il quadro della Madonna. In seguito il materano Vito Perna prese in consegna la chiesa, l’abbellì e aggiunse la statua di sant’ Anna e alcuni portacandele in bronzo, dono della famiglia Malvezzi. Tanti sono i miracoli che si raccontano. Viveva a Matera una ragazza di 13 anni, che dopo una lunga malattia, perse la parola; si recò dalla Madonna dell’Aiuto, supplicandola di guarirla. Improvvisamente fu circondata da un bagliore intenso, e subito dopo tornò a parlare.

Cinque ragazzi, poi, giocavano all’Ucchj alla c’nes (“a mosca cieca”) e uno di loro, per nascondersi, si arrampicò su un muretto, perse l’equilibrio e precipitò nel vuoto. La madre del ragazzino caduto, con grande speranza, si rivolse alla Madonna dell’Aiuto. Con le funi lo trassero su, e si resero conto che il piccolo non aveva riportato nemmeno un graffio”.

Ancora nel Sasso Caveoso nella piazza di San Pietro Caveoso si può ammirare la Madonna della Provvidenza. Di autore ignoto risale agli inizi del ‘900, realizzata con olio su rame, è protetta da un telaio con vetro. È detta così per l’abbondanza dei miracoli profusi ai fedeli.

In tutti i vicinati dei Sassi, in presenza della sacra immagine della Vergine, il 15 agosto si recita questa preghiera:

Egghj’a mm’rì, [Morirò]
egghj’a passè [trapasserò]
dalla vall d’ Giosafàtt [dalla valle di Josafatt]
egghj’a passè [passerò,]
brutte n’mich egghj’a ‘ngundrè. [brutti nemici incontrerò.]
Brutte n’mich, fatt lunden [Brutto nemico, stà lontano:]
ca la dì d’ Sanda Marì [il giorno di Santa Maria]
m’ fasciubb cind crisc ì cind ‘Avemmarì. [feci cento croci con cento Ave Maria.]

Il rito si conclude con la recita del Salve Regina e con questo canto: “Oh! Maria in cielo te ne vai; con te voglio venire. Tre giorni prima di morire aprimi le porte del Paradiso”. Nella parte inferiore della sacra immagine si legge la seguente iscrizione: Mater Divinae Provvidentiae Ora Pro nobis.

Infine un’ultima edicola, posta in via Buozzi nel Sasso Caveoso: la Madonna della Bruna. Questa edicola votiva, di autore ignoto, risale ai primi anni del ‘900, in olio su rame, è realizzata da un massaro materano, Raffaele Cicchetti, in un posto caratterizzato da una salita molto ripida che è stata negli anni causa di incidenti e disgrazie. Quando i traini arrivavano in via B. Buozzi, questi si fermavano: i contadini con pazienza sistemavano le scarpe ai muli (particolari accorgimenti adoperati dai contadini materani per non far scivolare i cavalli sul selciato, sistemando sotto gli zoccoli degli animali strisce di pezza o di gomma). Procurarsi “le scarpe” ai muli non era quasi un’ arte. Ogni buon contadino sistemava agli zoccoli dei propri muli pezzi di stoffa o di gomma, ricavate dalle strisce di vecchi copertoni.

Meta di pellegrinaggio, le edicole votive, dunque, sono espressione della spiritualità locale, semplice, autentica e genuina dallo scopo apotropaico oltre che devozionale. Sistemate nei luoghi in cui si sono consumate tragedie di morti violente o per tenere lontano i fantasmi, le malombre (anime defunte inquiete che non hanno ancora raggiunto il Paradiso) e le anime inquiete dei trapassati, esse s’intrecciano in una stretta relazione con la vita quotidiana di tutto il vicinato. Sono forme di arte minore destinate al conforto di una dimensione soggettiva, ma che allo stesso tempo assolvono al bisogno collettivo di controllare lo spazio della comunità, con lo scopo di salvaguardarla dai rischi del mondo esterno.

larocca­_michele@tiscali.it

Riferimenti bibliografici

Caserta G., Questioni di vita, cultura e storia materana, Matera 2002.
Caserta G. – Giampietro A., I giochi giocati, Matera 1986.
De Rosa G., Chiesa e religione popolare nel Mezzogiorno, Bari 1978
Giampietro A., Il ciclo della vita del mondo contadino a Matera in «Rassegna delle tradizioni popolari» Rivista trimestrale di ricerca scientifica, demologica, folklorica, antropologica n. 3, Brindisi 1993.
Giampietro A., Matera frammenti di vita contadina, Ed. BMG Matera 1988.
Giura Longo R., Sassi e secoli, Matera 1986.
Giura Longo R., Breve storia della città di Matera, Matera 1981.

 

L'autore

Michele La Rocca
Michele La Rocca nato a Matera il 6 maggio 1977. Ordinato sacerdote il 26 giugno 2004.
Antropologo con Laurea Magistrale in Antropologia Teologica, conseguita nel 2004, e Dottore in Lettere con curriculum in Filologia Moderna, dopo aver conseguito Laurea Triennale in Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo con curriculum Letterario. Attualmente, presta il suo servizio pastorale nell'Arcidiocesi di Matera-Irsina, ed è docente di Filosofia e Antropologia del Territorio e Seminario pratico di Religiosità Popolare presso ISSR "Pecci" di Matera. Svolge un lavoro di ricerca di stampo antropologico, in qualità di Assistente ecclesiastico presso l’Università degli Studi della Basilicata, ed è Coordinatore della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali. Responsabile dell’Ufficio Diocesano per la Causa dei Santi, e Delegato Arcivescovile per la Cultura, la Pastorale della Scuola, dell’Università e la Pastorale del Laicato.