di Antonello Tolve
L’avventura trentennale della Galleria del Falconiere (1975-2005), avviata all’indomani del premio Agugliano / Arte 75, rappresenta – accanto alle coeve esperienze della Galleria Franca Mancini di Pesaro e della Arte Studio / Pio Monti di Macerata – uno dei percorsi più vivaci dell’arte contemporanea nelle Marche. Inaugurata il 20 dicembre 1975 con una personale di Sergio Bizzarri, la galleria disegna sin da subito un programma espositivo vincente che, se da una parte elude le logiche del mercato («non mi è mai interessato il guadagno facile», ha puntualizzato in più di una occasione Alfio Vico), dall’altra punta l’indice sull’azzeramento della distanza tra l’opera, l’artista e il pubblico per farsi luogo di sperimentazione, di accoglienza, di analisi declinata al presente e alle presenze più brillanti dell’arte. Nato da un’idea di Alfio Vico, fabbro di professione e gallerista per passione, lo spazio di Falconara Marittima – «luogo strategico» a detta dello stesso Vico «perché si trova tra Pesaro, Senigallia e Jesi» – è un centro polifonico in cui l’arte e il discorso sull’arte si intrecciano indissolubilmente per costruire un progetto sempre più aperto al nuovo che avanza.
Nel 1976, durante il suo primo anno di attività, si susseguono febbrilmente personali e collettive preziose: sfilano i nomi di Guillaume Corneille del gruppo CoBrA, di Alberto Colliva, di Luigi Bartolini, dell’un po’ dimenticato Gustavo Foppiani, di Carlo Bertè seguito a ruota dalla mostra Mario Schifano / Franco Angeli, dalla collettiva Corneille, Guttuso, Lebenstein, Lucebert, Mussio, Radice, Saetti e da un ulteriore ciclo di personali dedicate a Giosetta Fioroni, a Vincenzo Ferrari, a Fabio Mauri (che il 13 novembre presenta la scottante performance Ideologia & Natura 1973/1976) e a Ugo Carrega. Offrendo all’artista la possibilità di agire nella piena autonomia e nella piena padronanza delle proprie idee, la Galleria del Falconiere propone un itinerario visivo inusuale, fatto di progetti innovativi che dialogano con i grandi cuori dell’arte, evidenziando così l’assoluta centralità della provincia. Gomito a gomito con gli attori più taglienti dell’arte contemporanea, Alfio Vico ha costruito un tragitto splendente fatto di scommesse, di giochi disinteressati, di piacevoli e importanti incontri che hanno elaborato col tempo un racconto ad arte unico e prezioso: «in galleria c’era un certo movimento, una grande attività. Accanto e attorno alle mostre si creavano cataloghi, si progettavano numeri unici di riviste. Si poteva mangiare tutti insieme con gli artisti e i critici d’arte, discutere magari davanti a un buon bicchiere di vino».
Dopo appena tre anni di attività, e precisamente nel 1978, la Galleria del Falconiere sposta la sua sede a Ancona, dapprima in via Piave 37 per poi trovare assetto definitivo in Piazza del Plebiscito 24. È una nuova scommessa, un nuovo inizio che vede concentrarsi attorno al Falconiere una serie di energie, di progetti entusiasmanti ed esclusivi (come non ricordare quello realizzato con Hidetoshi Nagasawa nel 1991?).
Muro d’Europa / L’Automobile è, del 1979, una delle esposizioni che non solo consolida il rapporto tra Alfio Vico e Fabio Mauri – l’artista tornerà a Ancona nel 1982 con l’Antica performance – ma sottolinea anche la costante linea di sperimentazione che la galleria porta avanti.
Sensibile e curioso a tutte le novità che si affacciano dalla balaustra dell’arte contemporanea, Alfio Vico delinea un programma volutamente vario e variegato, aperto ad accogliere qualsiasi fonte creativa, con il desiderio sempre più avvertito di vivere il proprio tempo, e forse anche con la consapevolezza di scrivere la storia.
Da Gianni Asdrubali a Sandro Chia, da Enzo Cucchi a Giosetta Fioroni, da Osvaldo Licini a Elio Marchegiani, da Eliseo Mattiacci a Fabio Mauri, da Nunzio a Stephanie Oursler, da Suzanne Santoro a Mario Schifano, per giungere via via a Albino Simoncini, a Mauro Staccioli, a Giulio Turcato, a Nanni Valentini, a Nanda Vigo o a una giovanissima Marina Mentoni (presente già nel 1984 con le opere), la Galleria del Falconiere – pilotata dal suo instancabile ricercatore, da un uomo timido, generoso e a modo suo decisamente creativo –, ha modellato nei suoi trent’anni di attività un sentiero espositivo entusiasmante, teso a coinvolgere lo spettatore, a costruire gli audaci argomenti del nuovo in un mondo, quello della vita, che resta per tutti l’orizzonte dentro il quale si tesse la trama dell’opera.