Interventi

La cibermetrica letteraria e i preconcetti sul lettore-massa, di Anatole Pierre Fuksas

 

La dialettica che contrappone invenzione letteraria e mercato di massa è almeno antica come il ‘900 e la sua declinazione attuale, suggerita dall’avvento dei nuovi supporti digitali e della condivisione telematica basata sui social network, rappresenta soltanto l’ultima versione aggiornata. Il problema, delineato in maniera piuttosto chiara almeno dai tempi de La rebelión de las masas di Ortega y Gasset, attraversa tutta la riflessione culturale del secolo scorso, pervenendo ai giorni nostri irrisolta. Si può per certi versi immaginare che si rivelerà irrisolvibile, ma la strumentazione disponibile mette certamente in condizione di capire in maniera più analitica le ragioni dell’aporia che viene a determinarsi nel circuito che collega aspettative del lettore-massa e la produzione dei libri che dovrebbero soddisfarle.

Vipul, uno dei personaggi di The Circle di David Eggers enuncia il problema della televisione tradizionale spiegando che “è l’ultimo posto dove il cliente non può avere quello che vuole, mai: l’ultima vestigia del rapporto feudale tra produttore e pubblico”. In realtà, il ragionamento del personaggio di questo bel romanzo, che specula in maniera indiretta e sofisticata sulle trasformazioni in corso nel sistema culturale, vale anche, e forse a maggior ragione per il sistema letterario. Infatti, soprattutto nella vecchia Europa continentale e al massimo livello in Italia, la letteratura funziona e si muove sull’onda di un’idea del gusto presidiata dalle speculazioni mai comprovate di una borghesia intellettuale, ormai forse pseudo-intellettuale, che disprezza la massa, ricambiata con disprezzo forse anche maggiore.

Paradossalmente la cerchia che decide e orienta i consumi culturali pretende sempre più di operare in un’ottica di mercato, seguendo e interpretando il gusto della disprezzata massa. Il caso della cinquina dello Strega 2014 è piuttosto significativo in questo senso. La selezione si dimostra apparentemente aderente al sentimento generale del paese, sia per gli argomenti trattati che per il modo in cui vengono affrontati, come emerge da una rapida disamina improntata a quel distant reading di cui parla Franco Moretti, scandalizzando i critici su entrambi i lati dell’Atlantico.

Non c’è bisogno nemmeno di scendere il volume dallo scaffale per immaginare che l’intonazione barocco-napoletana del racconto che narra in una chiave di realismo magico letture segrete di Cervantes e lunghe lettere alla madonna prima della scoperta dell’erotismo femminile trovi una collocazione ideale nella sacca da spiaggia della professoressa di liceo. Ugualmente, basta un’occhiata alla quarta per capire che il decarliano mix di Californication e Masterchef si rivolge all’uomo a cui piacerebbe non dover chiedere mai, desideroso di trasgressione, ma ancora solidamente ancorato ad una dimensione affettiva tradizionale. Il secolo breve inquadrato da un angolazione piccolo-borghese di fantascienza grillineggiante e il terzomondo di casa nostra, addomesticato grazie ad ampio ricorso a riconoscibili stereotipi correnti, surfano l’onda della cronaca, interpretando segni e stili di una contemporaneità giornalistica.

L’autodafé della sinistra che attraversa la storia della sua crisi, incrociando per strada la santificazione di Berlinguer, si rivolge al popolo della sinistra appena sceso dal barcone di scafisti che l’ha traghettato dalla tradizione comunista al post-moderno renziano. Questa panoramica sembrerebbe presentare una carrellata di tutto quello che i lettori italiani vogliono, ma stando ai dati di vendita relativi al periodo che precede la votazione finale dello Strega 2014, parrebbe proprio di no. Infatti, solo l’ultimo dei titoli menzionati incontra il favore dei lettori prima che un battage pubblicitario favorito dalla partecipazione alla kermesse, giustamente descritta come il Sanremo della letteratura italiana, intervenga a favorirne un eventuale successo.

Ora, il sentimento mediatico è determinato da operatori contigui al sistema letterario, a volte le stesse persone, o comunque amici loro, persone con le quali gli scrittori si ritrovano per il brunch e/o l’aperitapas. Ma, paradossalmente, il prodotto letterario non sembrerebbe in prima istanza all’altezza di soddisfare quel bisogno in larga parte prodotto nel pubblico dalla propagandistica elaborata in ambienti che gli sono estremamente contigui. È come se una parte consistente della società sfuggisse al modo in cui la letteratura racconta la sua idealizzazione giornalistica.

Non si tratta soltanto del distanziamento dell’illetterato, che ricorre ad altre risorse per accedere ad una propria idealizzazione di classe, ma proprio del pubblico della letteratura, che per molti versi dimostra di aver attraversato da tempo i confini del recinto dentro il quale il sistema editoriale prova a contenerlo. Uno studio condotto nel 2007 (https://www.academia.edu/165725/The_Long_Tail_of_Digital_Shelves), prima che i social network letterari cadessero ad uno ad uno nelle mani di Amazon, (Goodreads, Shelfari, Librarything) e Mondadori (Anobii), mostrava già chiaramente questa tendenza. In particolare, emergeva che l’ambiente culturale in cui i libri vanno a situarsi prevede in realtà forme di organizzazione reticolare che sfuggono alle strategie tradizionali di identificazione dei profili.

In particolare, appariva già piuttosto evidente che la libreria della segretaria brasiliana, del free climber danese e della contabile cinese sono tutte quante soprattutto inzeppate di romanzi, ma Sagan sta accanto ad Harry Potter, Baricco vicino a Proust e al Signore degli anelli, mentre Edith Wharton confina con Dan Brown, Sartre e Moccia. In sostanza, tutto è mischiato con tutto, anche con quel poco di poesia che si ritrova, con la saggistica di massa, con le graphic novels, i manga, i libri di giardinaggio e ormai anche con app, musica e video in un contesto ibrido come quello dei supporti digitali portatili. L’altro elemento sostanziale che emergeva già allora è la grandissima diffusione di prodotti di nicchia, a dimostrazione del fatto che esiste una grandissima varietà di lettori e di letture, riconoscibile soltanto in un sistema a coda-lunga, capace di valorizzare le singole occorrenze, gli «uni», quei libri che in tutto il mondo li legge una persona sola per capirsi.

Queste due osservazioni, tra le varie già acquisite e le tantissime che si potrebbero acquisire mediante ricerca a tappeto in sistemi ormai proprietari sempre meno accessibili, mettono in condizione di cogliere alcune delle ragioni per cui le aspettative del lettore-massa e la produzione dei libri che dovrebbero soddisfarle combaciano sempre meno. In sostanza, gli effetti da hit-parade si determinano con difficoltà e in maniera meno prevedibile all’interno di un sistema culturale caratterizzato da forte ricerca individuale e sfilacciamento dei parametri identitari predefiniti. Certo, maggiore è il controllo sui sistemi di condivisione delle esperienze di lettura da parte di chi commercializza, minore è la possibilità di ricerca e di confronto di chi fruisce, produce, o studia e questo è forse il vero problema politico che andrebbe affrontato.

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L'autore

Anatole Fuksas
Anatole Fuksas
È attualmente Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute e abilitato alla docenza di prima fascia nel settore concorsuale 10/E1 - FILOLOGIE E LETTERATURE MEDIO-LATINA E ROMANZE nella prima sessione ASN 2016. Afferisce al Collegio di Dottorato in Scienze del Testo dell’Università di Roma La Sapienza. La sua attività di ricerca concerne soprattutto la tradizione manoscritta del romanzo francese medievale e le origini della lirica romanza. Ha coordinato l'unità di ricerca del Dipartimento di Linguistica e Letterature Comparate dell'Università di Cassino su «Lirica e romanzo in versi nella Francia medievale: repertorio tematico e lessicale» nel quadro del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (cofin MIUR 2004) su «Biblioteca e strumenti della lirica romanza dalle origini al XIV secolo». Nell'ambito dello stesso progetto, ha organizzato il seminario su «Consistenza lessicale e articolazioni tematiche del romanzo medievale», Gaeta ott. 2006. Dal 2008 al 2010 ha diretto il Centro Interdipartimentale di Ricerca su Traduzione e Tradizione dell’Università di Cassino, organizzando insieme a Maria Teresa Giaveri e Franco Marenco il convegno su «Traduzione e innovazione dei sistemi e dei canoni letterari (Ischia 19-21 settembre 2009 - Gaeta 1 ottobre 2009), in collaborazione con la Scuola di Dottorato in Studi Interculturali e il Centro per lo Studio e l’Edizione dei Testi dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e la Scuola di Dottorato in culture Classiche e Moderne dell’Università degli Studi di Torino. Ha collaborato all’organizzazione della mostra su «I libri che hanno fatto l’Europa con L’Accademia Nazionale dei Lincei». Dall’edizione 2016-2017 partecipa alle attività dei Lincei per la Scuola, tenendo lezioni nel programma per la scuola secondaria di primo e secondo grado, coordinato da Roberto Antonelli e Giovanna Santini, intitolato «Per una didattica della letteratura italiana ed europea». Fa parte del comitato scientifico della rivista internazionale «Segno e Testo» e del comitato di redazione della rivista internazionale «Critica del Testo». Tra gli ideatori di «AnticoModerno», ha partecipato alla concezione, alla redazione e alla stampa dei cinque numeri della collana. In seguito, ha ideato e diretto la «Rivista di Filologia Cognitiva» (gen. 2003- ) in collaborazione con Paolo Canettieri e fa tutt'ora parte del comitato editoriale della sua evoluzione, il periodico online open-access della Sapienza «Cognitive Philology» (dal 2007). Dirige la nuova serie della collana di Filologia Classica e Medievale de «L’Erma» di Bretschneider.