“Éros mélancolique” è il nome di un file pdf che Jacques Roubaud e Anne Garréta raccontano di aver trovato per caso su internet. La pagina web che lo contiene avverte il lettore che si tratta di un racconto di cui non si conosce l’autore e che, non appena qualcuno scaricherà il file, il link sparirà dal sito, lasciando la storia nelle mani del suo scopritore. Jacques Roubaud e Anne Garréta ci propongono allora la lettura di un racconto che, proprio come le vecchie storie entrate nell’immaginario comune, appartiene a tutti, anche a noi che leggiamo. In effetti, almeno dal punto di vista della trasmissione, la storia di Éros mélancolique è passata di mano in mano, e da una forma all’altra (da quella testuale fino a quella virtuale): lo sconosciuto che ha messo in linea il pdf ha utilizzato dei documenti precedentemente digitalizzati da qualcun altro, a partire da un microfilm contenente scatti di fogli manoscritti, senza indicazione d’autore, ritrovato – non si sa bene da chi – in una vecchia macchina fotografica. Ciò che lega i vari “autori” delle cornici del racconto è la malinconia d’amore, che affligge per primo il protagonista della storia delle pagine manoscritte: Goodman, uno studente di origine scozzese che si trova a Parigi negli anni Sessanta per scrivere la sua tesi, e che combatte la solitudine delle sue giornate dedicandosi ad uno strano progetto di esplorazione fotografica della città, osservata dalla finestra dell’appartamento in cui vive. Ben presto Goodman sarà distratto da giovani donne misteriose che appaiono e scompaiono dalla sua vita, e che potrebbero essere la stessa persona, ma che continuano a sfuggirgli, sfuggendo persino all’obiettivo fotografico. La fotografia interviene allora a sottolineare l’assenza di ogni contatto possibile con l’oggetto del desiderio, ridotto, alla fine della storia, ad un’immagine sfocata che induce a riflettere, in ultima analisi, sul ruolo dell’arte nella rappresentazione della realtà. “Éros mélancolique” è il mal d’amore descritto dai trattati medici medievali: un pericoloso nesso tra immaginazione e passione che condurrebbe all’alienazione e al desiderio di morte. Jacques Roubaud lo ha teorizzato una prima volta in un saggio sull’arte dei trovatori (La Fleur inverse, Ramsay, 1986), associandolo alla forza distruttrice del dolore che deve essere combattuta con il trobar, il canto d’amore. Lui stesso, il primo dei malinconici, ha vissuto la dolorosa esperienza della morte con la perdita prematura della moglie, Alix Cléo Roubaud, affetta da una grave forma d’asma. Fotografa di professione, Alix aveva usato la sua arte per combattere l’ossessione della morte, e da tempo Jacques Roubaud ha iniziato, con la scrittura, una lunga ed enigmatica impresa di memoria. Nella prefazione, Anne Garréta ce lo presenta come un cavaliere moderno senza armatura, perso nella foresta virtuale, esposto alla miriade di incontri possibili che gli si propongono ad ogni incrocio. Éros mélancolique potrebbe allora essere la prova che il desiderio di raccontare e ascoltare storie è ancora forte, più forte di ogni sentenza di morte che sia stata decretata nei confronti del romanzo nel corso del Novecento. In fondo il libro è una versione ultramoderna del vecchio espediente del manoscritto ritrovato che ha fatto la storia del genere romanzesco. Jacques Roubaud e Anne Garréta si inseriscono così nella tradizione dei grandi romanzi del passato, e contribuiscono alla sua longevità prolungando nel tempo il meccanismo di mise en abyme, vale a dire associando il testo alle tendenze via via più contemporanee di riproduzione della scrittura. Il risultato è un romanzo auto-proliferante, oulipiano, uscito cioè dall’OUvroir de LIttérature POtentielle (l’OPificio di LEtteratura POtenziale è la versione italiana), proprio come i suoi due autori. Jacques Roubaud è membro dell’Oulipo dal 1966, e uno dei maggiori interpreti di quel connubio tra matematica e letteratura che caratterizza il gruppo. Della sua opera, in Italia, sono stati tradotti due romanzi, Il rapimento di Ortensia e La bella Ortensia, editi da Feltrinelli rispettivamente nel 1988 e nel 1989; un libro scritto in collaborazione con Georges Perec, Viaggio d’inverno, viaggio d’inferno (Robin, 2001); e la plaquette con Olivier Salon 7 Sardinosauri (edizioni Sinopia, 2011). Anne Garréta ha conosciuto Roubaud nel 1993, e da allora collabora con lui in seminari e conferenze. Nel 2000 è entrata a far parte dell’Oulipo, ma la sperimentazione della scrittura la caratterizza fin dalla stesura, nel 1986, del suo primo romanzo, Sphinx, in cui la grammatica del testo cela il sesso dei protagonisti fino alla fine. Nel 2002 ha ottenuto il Prix Médicis per Pas un jour, il suo ultimo romanzo. La sua prima opera tradotta in Italia è stata La Décomposition (La dissoluzione di Proust, Robin, 2001). Più recente è la traduzione di Sphinx (Sfinge), pubblicato dalle edizioni Zandonai nel 2010. Lingua originale:Francese
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