Un traduttore letterario professionista ha il dovere di tenersi aggiornato su tutti gli aspetti delle sue lingue di lavoro, tra i quali rientra anche la produzione letteraria, ma senza una comprensione dei vari registri linguistici, della cultura quotidiana di quell’area, delle fonti di ricerca affidabili, la conoscenza letteraria non è sufficiente.
Autore: Maristella Petti
Maristella Petti intervista Elizandra Souza
Ho cominciato ad affinarmi e ricercare le parole molto precocemente. Sono stata a una scuola informale a due anni perché ho una sorella più grande che è andata alla scuola dell’infanzia a quattro anni, abbiamo due anni di differenza, piansi molto e rimasi a casa insistendo per poter andare anch’io a scuola con mia sorella, addirittura mi ammalai. Capisco solo ora che a due anni io già sapevo che volevo stare in spazi in cui potessi apprendere, migliorarmi, chiaramente a due anni non si ha questa coscienza, anzi è proprio ora che sto formulando questo pensiero nella mia memoria.
Maristella Petti intervista Bruno Arpaia
Non credo molto a un giornalismo “imparziale”: della realtà, vediamo soltanto quello che siamo preparati a vedere, e ogni sguardo è diverso, condizionato dalle nostre esperienze. Penso, quello sì, che il giornalismo debba essere “onesto”, raccontando ciò che si vede, anche se non ci piace. Non credo nemmeno che il romanzo sia una costruzione narrativa dell’io.
Maristella Petti intervista Vera Gheno
essere una sociolinguista mi ha resa più attenta a cogliere – e cercare di rendere – le differenze di tono, di stili, di dialetti che magari incontro nell’originale.
Maristella Petti intervista Daniele Petruccioli
Cercando di stringere al massimo, direi che il traduttore di letteratura è una persona che si occupa di far entrare nel nostro immaginario collettivo immaginari altrui. Per farlo, deve conoscere molto bene due sistemi linguistico-culturali, allo scopo di romperli. Gli scrittori inventano la lingua, i traduttori devono ricomporre questa invenzione.