Sono molti e importanti i poeti del Novecento italiano che hanno composto un quaderno di traduzioni, tra le forme-libro più rappresentative nell’ambito della lirica contemporanea. Per contro, sono pochi gli autori che hanno costruito quasi per intero la loro opera creativa intorno alla traduzione come ‘figura’, cioè come restituzione della voce dei modelli e insieme come espressione viva e originale della propria poetica. Tra questi autori spicca Pietro Tripodo (Roma, 1948-1999) poeta e traduttore di alcuni dei più importanti classici della tradizione antica, medievale e moderna come Callimaco, Catullo, Orazio, Arnaut Daniel, Trakl, George, Valéry. I quattro saggi del dossier pubblicato nel numero 62 di «Semicerchio. Rivista di poesia comparata»: Pietro Tripodo e la traduzione dei classici sono tutti incentrati sulle traduzioni dell’autore da diverse lingue e poeti. L’analisi si estende dai fatti linguistici ai rapporti letterari e ai processi creativi che sovrintendono ai rifacimenti così come alla scrittura di Tripodo con o senza verso. Il saggio di Eleonora Rimolo si concentra sulle traduzioni e sul rapporto di Tripodo con la cultura classica; quello di Alice Cencetti è dedicato alle traduzioni delle opere latine di Pascoli; il contributo di Zeno Verlato esamina le traduzioni di Arnaut Daniel; infine, il saggio di Roberta Alviti contiene un’analisi approfondita delle traduzioni di Tripodo da Antonio Machado.
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