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La superstizione nel “Vicinato”

Un aspetto importante nel vicinato è la realtà del mondo magico che non si presenta in modo omogeneo: si può parlare di una magia elementare detta pratica che utilizza formule arcane, riti particolari, filtri, amuleti e talismani per guarire malattie, togliere fatture, malocchi e sortilegi recuperando amori perduti (magia bianca), oppure fare fatture mortali a danno di persone (magia nera). La magia dice Heiler è «un frammento di potere, un sovrano dominio sulle forze magiche… Come fa l’alchimista nel suo laboratorio con le varie sostanze». Il magico è ritenuto un potere sovrumano a cui l’uomo si piega, ritenendo che un oggetto, un’azione, una parola da lui ritenuti sacri, siano in grado di determinare automaticamente effetti benefici o pericolosi sia sulla natura, sia sull’uomo. Si tratta di credenze ancestrali, penetrate così profondamente nell’inconscio collettivo, che né il Cristianesimo né la scienza sono riuscite ad estirpare. Questo genere di pratiche spesso trovano terreno nelle civiltà sottosviluppate contadine che si trovano il più delle volte di fronte a fenomeni che oltrepassano la loro conoscenza: i mali si attribuiscono a forze misteriose o a fattori di malevolenza in quanto né malattia né morte avvengono per cause naturali in questi contesti. Nasce così la magia che come osserva De Rosa «diventa spia di condizioni umane e di un’aspirazione a garantirsi dall’ignoto o anche diventa la forma irrazionale, ma concreta, di una fuga da una realtà dura, senza sbocchi e risonanze economiche». Grazie alla magia la gente crede di appropriarsi di riti in grado di influire sugli avvenimenti. La persona superstiziosa pone atti rituali con effetti sicuri, si sente protetto da forze arcane ed è predisposto a fronteggiare il negativo.

Il magico religioso nei contadini viene vissuto di frequente in un’immagine di fede per cui il rito magico si rapporta ad una formula religiosa, con preghiere rivolte a Dio. In una vita misera e precaria affidata prevalentemente ai voleri del cielo e alla capacità produttive della terra, il ricorso a pratiche magiche rappresenta un margine di difesa e di protezione. Un rituale specifico è indispensabile per tenere sotto controllo l’oscuro mondo della natura e i suoi influssi maligni. Sottile è il confine tra la sfera magica e la sfera religiosa: si influenzano reciprocamente. La “magia religiosa” è una magia che attinge formule, simboli e riti dalla tradizione sacra. Interessanti ad esempio sono le credenze legate alla nascita: è di grande importanza per il nucleo familiare se il nascituro sarà maschio o femmina.  Per questo si scrutano e si interpretano indizi naturali e metereologici, si impiegano mezzi magici. Generalmente si distingue il sesso del nascituro dalla forma della pancia della donna incinta: se il ventre è tutto proteso in avanti di forma appuntita, nascerà un maschio; se il ventre è arrotondato e sporgente sui fianchi, nascerà una femmina. Il presagio si ottiene ancora, rifacendosi alle fasi lunari: se nel periodo in cui si attende l’evento la luna si troverà in fase crescente, accrescitora, nascerà un maschio, se in fase decrescente, ammancatora, una femmina. Viene praticata poi un’altra consuetudine: si accende un po’ di carta e se brucia completamente il nascituro sarà maschio; se ne rimane un pezzettino non bruciato sarà femmina.

Nel parto le povere donne si assistono a vicenda l’un l’altra, confidando solo nella loro esperienza: il mutuo aiuto è una delle principali caratteristiche del vicinato; non ci si può sottrarre, si mette da parte ogni impegno personale o familiare e ogni attività domestica perché questo impone la legge non scritta del vicinato. Molti neonati muoiono al parto.

Se nulla lascia sperare che il bambino si possa salvare, con le preghiere a sant’ Anna si ottiene la grazia di vederlo vivo: il padre con i parenti, avvolto il neonato in una coperta lo porta in processione lungo le vie dei Sassi; la processione è accompagnata dalla musica perché il voto è stato esaudito e la devozione è incommensurabile. I bambini per la loro fragilità, sono particolarmente esposti alle insidie del male in forma di malattie o in forma di influenze nefaste di origine demoniaca o di origine astrale: la dipendenza della sorte di ciascuno è legata ad un corpo celeste o ad una costellazione.

La nascita è già contrassegnata dalla fortuna o dalla sfortuna:

  • jè nate ca mala sort: è nato sfortunato con la mala sorte
  • jè nate ca cammese: è nato con la camicia con la buona sorte.

La trama della vita di ciascuno viene già predeterminata dal destino fin dalla nascita secondo il detto: O’gnerene nasce ca pianete sèue (ciascuno nasce con il suo destino) o ancora Fegghie nate, destine date (bambino nato, destino dato).

Proteggere il bambino a partire dalla nascita significa prima di ogni cosa battezzarlo e per celebrare questo sacramento si attende che la madre si riprenda dalle fatiche del parto, vale a dire due settimane. Questo sacramento cattolico viene ingurgitato nelle convinzioni superstiziose che senza Battesimo l’anima fluttui nel limbo delle anime vaganti: i bambini non battezzati in caso di morte, secondo le credenze dell’epoca, rischiano di diventare monacelli (allegri spiritelli della notte dal cappuccio rosso), piccoli esseri o spiritelli buffi e allegri, pelosi in grado di disturbare chi dorme, tirando le coperte, togliendo il respiro e provocando visioni. Lo spiritello indossa un cappuccio rosso ove vi è concentrato tutto il suo potere. Si racconta, infatti, che chi riesce a strapparglielo o a possederlo possa ottenere il tesoro, ma perde questa fortuna se il monacello rientra in possesso del suo cappuccio.

Con il Battesimo il bambino passa ad una nuova condizione umana e cristiana, ad una santificazione: trase a santé, entrare in santo, cioè accedere alla purificazione del corpo dai peccati e dalle influenze negative. Molte sono le donne prese dal timore che i loro piccoli, se non battezzati, saranno maledetti e, divenuti adulti perseguitati da malombre e fantasmi, da mal’uocchi e affascine da masciare e fattucchiere.

Proprio per scongiurare presenze demoniache, intorno al collo del bambino appena nato o tra le fasce si pone un abitino, un sacchetto di forma rettangolare in merletto o in tela con immagini di sant’Anna, della Madonna, si usa un nastrino intorno al polso con cornicini e medagline. Frequenti poi sono anche le recite di preghiere o meglio di formule per liberare i bambini dai vermi che procurano pallore, vomito, alito maleodorante. È una donna del vicinato, generalmente anziana ad eseguire la cura poggiando la mano sullo stomaco del paziente.

U’ virm (I vermi)

San Martino è venuto dalla Francia
con una grande meraviglia.
Acqua in terra e paglia a riserva vermi andate
accanto al mare. 

Fascinazione, possessione, esorcismo, fattura e controfattura sono da ricondurre all’ insicurezza della vita quotidiana, alla enorme potenza del negativo e alla carenza di prospettive per fronteggiare i momenti critici dell’esistenza. Per evitare tanti mali il povero contadino implora Dio o i santi, promette loro il “voto” quasi a costringerli ad esaudire il desiderio espresso; si assicura il loro favore con le devozioni quotidiane, l’osservanza delle feste ordinarie, con i pellegrinaggi oppure non esita a recitare formule accompagnate da atti magici per scacciare le malattie, la malasorte o a portare indosso gli abitini.

Il ricorso al magico si verifica tutte le volte che si cerca sicurezza, generando così un rapporto di dipendenza e di sottomissione ad esso. Contro la fattura stretta e forte esiste come cura magica la controfattura. In alcuni casi, il mago riesce a guarire il suo cliente trasferendo la fattura su un’altra persona. Ad esempio nel cosiddetto affascino, l’esperto di questi riti comincia con il tracciare con il pollice un piccolo segno di croce, recita la formula rituale, sbadigliando e lacrimando; lo sbadigliare e il lacrimare sono segni di fascinazione. Può accadere che non sbadigli e non versi lacrime perché il fascinatore è più potente di lei e le impedisce la sua esplorazione magica. La fascinatura può essere esercitata con tre mezzi: lo sguardo (l’occhio), il pensiero malevolo (la mala volontà), l’intenzione invidiosa. A queste tre forze nemiche si contrappone la potenza magica della Trinità.

L’Affòscjn (Affascino)

Affòscin, affòscjn ca vèj pì vèj pì vìj, (Malocchio, malocchio che vai per le strade)
Incontr la Vergìn Marìj. (Incontra la Vergine Maria.)
‘nghèp a nome del malato (In testa)

Con questo termine si indica la condizione psichica di impedimento e di inibizione e al tempo stesso di inibizione e, al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta. È accompagnata da cefalea, sonnolenza, spossatezza, rilassamento e ipocondria. Comporta un agente fascinatore e una vittima e quando l’agente è configurato in forma umana si determina come malocchio, influenza maligna che procede dallo sguardo invidioso con varie sfumature che vanno dall’influenza più o meno involontaria alla fattura deliberatamente ordita con un cerimoniale definito particolarmente terribile, la fattura a morte. Per il trattamento della fascinatura, affascino, attaccamento, malocchio, invidia o fattura, quindi ci si reca dalla masciara del vicinato o dalla fattucchiera. Solo lei ha il potere di togliere l’affòscin con gesti e parole magiche:

Traj sont u caus ca’ sfoscn: (Tre sono le cause dell’affascino)
Patr, Fughj e Spirit Sont (Padre, Figlio e Spirito Santo)

L’assrìmm ([Contro la paura])

Ass’rìmm Ass’rìmm addò a ggìj, [Paura paura dove vai?]
Ass’rìmm Ass’rìmm ca v’è pj vìj [paura paura che vai per vie]
‘Ncòntr la Vergìn Marìj [incontra la Vergine Maria]
Ass’rìmm addò a ggìj [paura dove vai?]
‘Nghèpa a Marìj (nome del paziente)[in testa a (Maria)]

 ‘Nghèpa a Marìj nan ‘ gì sciònn, [In testa a (Maria) non andare]
Ca iè corn vattìscèt, [Che ha carni battezzate]
Iòcqua Sònt so bvìt,[Acqua santa ha bevuto]
pen bìndùtt so mangèt.[Pane benedetto ha mangiato]

Cambèn a trisarìj [Campana a distesa]
Quand pìl tàn u vàj,[Quanti peli a il bue]
Tand a ggì daross da Marìj[Tanto andrai lontano da (Maria)].
(un segno di croce sulla fronte del paziente e una Ave Maria, per tre volte)

Per la guarigione popolare da fascinazione (affascino), spavento (assrìmm), mal di pancia, mal di testa, parotite, vermi si ricorre a donne anziane analfabete, ma considerate le sagge del vicinato.

Le pratiche magiche connesse con la fatica contadina e con il lavoro dei campi sono rivolte ad eliminare il pericolo di una tempesta in grado di distruggere i seminati. Lo scongiuro da recitare si apre sempre con una formula mnemonica per combattere la fascinazione, la fattura. Per questo si crede che in alcune persone esista una forza capace di provocare danni, di far morire, di far guarire. Sono le masciorr, autrici o liberatrici di fatture rivolte al bene o al male, che operano contro l’invidia per la disparità della distribuzione dei beni e dalla disuguaglianza sociale. L’invidia si trasmette attraverso l’occhio perciò è detta malocchio e può colpire indifferentemente un giovane, un lavoratore, una donna. Quando qualcuno soffre di un forte mal di testa si dice di essere affascinato, cioè invidiato per la sua bellezza o bontà e per questo ricorre alla masciorr per togliere la fattura, l’affoscìn e l’assrimm. Strettamente connessa con la fatica contadina e con il duro lavoro nei campi la forza negativa avversa è la tempesta di struggitrice dei seminati. Lo scongiuro da recitare si apre con una formuletta mnemonica:

Contro il maltempo
San Giorgio
che vai sul cavallo bianco, fermale Ché vedo venire tre nuvole verso di me:
una di vento una di acqua e l’altra di spine pungenti tu S. Giorgio,
che vai sul cavallo bianco, fermale e non farle passare più avanti,
altrove vatti a sfogare
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
e vatti a sfogare sulle Murge vacanti.
(dopo questa preghiera, recitare un Padre Nostro, Ave Maria e il Gloria Padre)

Una forma di protezione contro gli influssi negativi è portare indosso gli abitini, sacchetti appesi al collo contenenti oggetti e simboli religiosi e magici. Si tratta di sacchetti di stoffa per lo più a forma rettangolare, contenente un pezzetto di ferro di cavallo, ferrato per la prima volta, tre acini di grano, tre di sale, un pelo di cane nero, una fettuccia di stola del prete, figurine di santi, tre chicchi di grano, tre di sale, tre di pepe, un pezzo di corda della campana. Gli abitini sono legati al collo o appuntati con uno spillo ad indumenti personali. Particolari amuleti, quali il pezzetto di fettuccia di stola del prete e il pezzo di corda della campana partecipano alla “forma magica degli arredi sacri” e di ciò che si rapporta con la cerimonia della chiesa. Il pezzo di corda della campana poi, ha un valore esorcistico: l’invisibile forza maligna circolante nell’aria, è costretta a contare quante volte la corda è stata tirata per far scorrere le campane perde tempo e recede dal suo proposito.

Ad ogni modo, la dimensione magico-religiosa risulta una componente essenziale della vita. Sacro e profano si incontrano intrecciandosi a vicenda, generando  tradizioni consolidate nel tempo.  Essi si sentono partecipi di due mondi distinti: quello profano, impegnato a trovare risposte partendo dal vissuto dell’uomo, e quello sacro, carico di aspettative che supera la vita stessa puntando alla realtà del cielo.

Riferimenti bibliografici

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Volpe L., Cristo oltre Eboli, religione e magia nella Basilicata di fine millennio¸ Lecce 2011.
Volpe L., La civiltà contadina lucana e meridionale¸ ricostruita attraverso i proverbi e detti degli antichi, Bari 2007.

 

L'autore

Michele La Rocca
Michele La Rocca nato a Matera il 6 maggio 1977. Ordinato sacerdote il 26 giugno 2004.
Antropologo con Laurea Magistrale in Antropologia Teologica, conseguita nel 2004, e Dottore in Lettere con curriculum in Filologia Moderna, dopo aver conseguito Laurea Triennale in Letteratura, Arte, Musica e Spettacolo con curriculum Letterario. Attualmente, presta il suo servizio pastorale nell'Arcidiocesi di Matera-Irsina, ed è docente di Filosofia e Antropologia del Territorio e Seminario pratico di Religiosità Popolare presso ISSR "Pecci" di Matera. Svolge un lavoro di ricerca di stampo antropologico, in qualità di Assistente ecclesiastico presso l’Università degli Studi della Basilicata, ed è Coordinatore della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali. Responsabile dell’Ufficio Diocesano per la Causa dei Santi, e Delegato Arcivescovile per la Cultura, la Pastorale della Scuola, dell’Università e la Pastorale del Laicato.