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Il valore culturale ma soprattutto economico di libri e manoscritti. Esperienze di un trentennio

L’immagine di copertina è di Enrico Pulsoni

Di cosa parliamo quando ci riferiamo al valore di un oggetto? Da un lato vi è quello culturale, storico, ideale, dall’altro quello venale. Così il Dizionario Treccani alla voce Valore: «il pregio che un’opera, spec. d’arte o dell’ingegno, ha indipendentemente dal prezzo che può valere in base a considerazioni varie, sia materiali e concrete …, sia storiche, tecniche, estetiche etc. (antichità, importanza storica e documentaria, rarità, perfezione di fattura ed esecuzione etc.), ora oggettive ….ora soggettive….»

In una casa d’aste si percepiscono e sperimentano diversi tipi di VALORE. Dietro ogni oggetto, a seconda della sua categoria, vi possono essere differenti gradazioni di VALORE: nel gioiello è estremo il valore concreto e materiale dell’oggetto, nel dipinto il valore artistico dell’ispirazione, nella macchina d’epoca il valore funzionale ed estetico, del documento antico il valore storico, nell’arte contemporanea il valore estetico unito alla capacità astrattiva dell’idea (il pensiero fattosi arte), etc.

Scopo di una casa d’aste è tradurre tutti questi vari attributi di valore, in un prezzo: il valore commerciale dell’opera. In realtà si tratta inizialmente di una stima, la base di partenza della vendita all’asta, che poi a vendita completata si concretizza nel VALORE dell’opera, reale e concreto. Le aste hanno questo di peculiare, che pongono le opere d’arte in vendite pubbliche in grado di determinarne il loro reale VALORE, economico e commerciale.

Ogni opera d’arte è un oggetto, dunque una merce che sottostà alle leggi di mercato. Molte opere d’arte sono NATE per il mercato, altre no, come ad esempio le lettere e i documenti storici. Attribuire un valore commerciale, ovvero dare un PREZZO a questi oggetti, è il delicato compito dell’esperto di una casa d’aste.

Come si crea questo valore, o meglio come si elabora la stima di un’opera d’arte?

Il valore si crea principalmente sul PRINCIPIO DI ANALOGIA: ogni oggetto offerto in asta è analogo ad altri oggetti (opere d’arte), offerti in precedenza. Non esiste un VALORE ECONOMICO ASSOLUTO di un un’opera d’arte, ma il valore è decretato dalla relazione che quell’oggetto instaura con altri oggetti analoghi.

Se dovessimo stimare un taglio di Fontana, potremmo riferirci a innumerevoli vendite di opere analoghe, comparse sul mercato negli ultimi anni, per stabilire una plausibile base di partenza. Non sempre ciò è possibile, in ragione del fatto che alcune opere compaiono più raramente sul mercato: penso ad esempio ad autografi e manoscritti, ma anche in questi casi l’esperienza e la capacità dell’esperto riescono a determinare un valore di partenza, sicuri che il mercato poi farà la sua parte.

Per tornare al nostro ambito d’attenzione, la stima di un libro di pregio si basa sostanzialmente su tre criteri: l’indice di rarità, lo stato di conservazione e, ancora più determinante, la legge della domanda e dell’offerta.

Per indice di rarità, intendo la sopravvivenza di un determinato numero di copie in relazione alla tiratura iniziale: al di sotto delle 10 copie sopravvissute, un’opera può definirsi rara. Come faccio a monitorare tale dato? Per gli incunaboli e le cinquecentine, posso affidarmi ai repertori on line (ISTC e Edit16), mentre per le edizioni dei secoli successivi vale soprattutto l’esperienza e la conoscenza del mercato, oltre che della storia del libro.

Il secondo indicatore è lo stato di conservazione dell’esemplare, che può assumere differenti livelli di gradazione. Il livello massimo è quello in cui l’esemplare si sia conservato in tutto e per tutto (legatura inclusa) nelle sue condizioni originarie, ovvero come è uscito dal torchio e dalla bottega del legatore. I danni del tempo, anche se emendati da accurati restauri, deprezzano le copie a volte in modo molto consistenti, perché, essendo i libri multipli, è sempre possibile trovare una copia in condizioni migliori.

Terzo elemento da valutare è la legge di mercato, ovvero domanda/offerta. Anche l’oggetto d’arte, di pregio, da collezione, è una merce e dunque risponde alla legge base di ogni mercato. Domanda e offerta determinano il valore di un oggetto: se la domanda è alta e l’offerta scarna, il valore sale, viceversa se l’offerta è alta e la domanda bassa, il valore decresce. Vi sono oggetti indubbiamente rarissimi ma poco richiesti dal mercato, il loro valore sarà inconsistente. Vi sono oggetti non rari ma molto richiesti dal mercato, il loro valore salirà considerevolmente. Influiscono su questa legge di mercato anche le mode, i gusti di un’epoca, gli interessi e le passioni non solo del singolo ma anche delle comunità. La legge della domanda e dell’offerta determina se un bene è richiesto o meno dal mercato, e da queste ne discende direttamente il suo valore commerciale (integrato dai due indicatori prima segnalati).

Il mercato dell’arte è attentamente monitorato da vari motori di ricerca e database. Nel settore dei libri e dei manoscritti, ad esempio, esiste un accurato e aggiornato database dal titolo RARE BOOK HUB (dove si accede per abbonamento), che registra tutte le vendite all’asta degli ultimi 50-60 anni, con un livello di precisione e attendibilità assoluto. Al suo interno si possono così trovare vendite analoghe di edizioni, da confrontare con le copie in proprio possesso. Altro strumento valido ma da utilizzare con acume, sono i motori di ricerca specializzati in libri antichi e di pregio. I più famosi sono Vialibri, Maremagnum, Abebooks etc., tutti facilmente consultabili tramite una finestra di dialogo in cui inserire i dati essenziali per la ricerca. I risultati che si otterranno vanno però attentamente vagliati, perché il valore di un’edizione può differire enormemente da esemplare ad esemplare: bisogna saper leggere dentro la descrizione fornita dal libraio, per intuire il pregio o i difetti della copia. Rimangono comunque strumenti utili per comprendere la rarità di una determinata edizione e per farsi un’idea del valore medio della stessa.

Il mercato dei libri antichi e di pregio, nonché dei manoscritti, ha subito negli ultimi anni delle piccole rivoluzioni. La più rilevante, sembra ovvio dirlo, è l’avvento di Internet. La rete ha reso disponibile, in modo esponenziale, una serie di opere ed edizioni possedute e offerte sul mercato da librerie di tutto il mondo: il concetto di rarità di un’edizione si è così modificato col tempo, e quello che una volta appariva come “raro e introvabile”, ora è diventato talvolta comune e di facile reperimento. L’allargamento dei confini del mondo del collezionismo ha creato una comunità di appassionati, diffusa in tutti i continenti, che naviga in rete e compra e offre tutto a tutti. L’effetto più visibile sulle case d’asta è stato un ampliamento straordinario della platea di riferimento: la percentuale di clienti stranieri che ormai affollano la piattaforma on line di Finarte (la più attiva nelle nostre vendite all’asta) cresce ogni anno a doppia cifra! Negli ultimi cinque anni il numero di collezionisti stranieri che acquistano libri si è più che raddoppiato, e cresce ogni anno. Questo comporta un’attenzione da parte della casa d’aste nel calibrare sempre meglio l’offerta, verso un mercato decisamente internazionale che cerca un certo tipo di opere e non altre. Ma l’offerta di libri rari e di pregio in Italia è quasi inesauribile, in ragione della sua lunga e autorevole storia, per cui soprattutto verso l’Italia si concentra l’attenzione dei mercati esteri.

A questo link una serie di slides significative di alcune vendite, di cui sono stato il protagonista, occorse in Italia negli ultimi due decenni. Un panorama non esaustivo, ma utile per capire meglio e da vicino quale sia davvero il VALORE di un libro raro, di pregio o di un manoscritto.

f.bertolo@finarte.it

(Il testo è stato letto nel ciclo delle Conferenze della Fondazione Carletti Bonucci)

 

 

L'autore

Fabio Massimo Bertolo
Fabio Massimo Bertolo

Fabio Massimo Bertolo è Business Development e Senior Specialist della Casa d'aste Finarte.