avvenimenti · In primo piano

La terapia della scrittura. Dialogo con Valentina Venti

La scrittura come terapia, come elaborazione di stati d’animo, paure, situazioni emozionali.  Per poi svegliarmi in un quadro nasce da qui, si iscrive nel solco di una tradizione che fa, del discorso narrativo, una sonda sull’anima. Puoi raccontarci come è nato?

Il libro è nato quasi per caso, durante la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2022. Mi sono svegliata di colpo con una frase che urlava nella mia testa chiedendomi di uscire. Ho preso il telefono dal comodino, ho aperto l’applicazione delle note ed ho scritto “Per poi svegliarmi in un quadro”. Da lì il fiume delle mie emozioni ha rotto gli argini e le parole hanno riempito in pochi minuti quelle che attualmente sono le prime dieci pagine del mio libro. Ero stata operata da pochi giorni ed ero in attesa di sapere quale strada avrei dovuto intraprendere per sconfiggere di nuovo il mio cancro. Tutta quella incertezza dovevo gestirla in qualche modo e mettere ordine nei ricordi mi ha permesso di elaborare e dare un senso a tutto quello che mi era successo e che stavo vivendo. È così che ho scoperto quanto la scrittura sia curativa ed è così che è nato il mio libro.

Il titolo, evocativo e immaginifico, rimanda al mondo dell’arte e a quello del sogno. Come nel Surrealismo, il movimento che più ha saputo tematizzare gli stati della mente e del corpo, il legame inscindibile tra queste due componenti. C’è qualche attinenza?

Sono docente di italiano e latino nelle scuole secondarie di secondo grado ed ho sempre creduto nel concetto tipicamente seicentesco delle arti sorelle, per il quale non esiste una forma o rappresentazione artistica superiore ad un’altra, ma sono tutti strumenti che permettono all’essere umano di rendere universali ed immortali quei legami invisibili tra materiale e immateriale. Su questa base ho strutturato tutto il mio percorso formativo, assecondando in tal modo il mio amore per l’arte. Inoltre ho sempre subìto il fascino dei colori e degli effetti che hanno sui miei stati d’animo. Quando ho conosciuto il Surrealismo ho imparato a scandagliare il mio inconscio senza filtri, mentre è grazie al Futurismo che ho imparato ad essere dinamica e diretta nella condivisione di ciò che sono. Quindi non credo sia stato un caso, in un momento emotivamente molto difficile e faticoso, sognarmi all’interno di un quadro del mio amico pittore, Simone D’Amico, autore dell’immagine di copertina.

Quel sogno mi ha dato la chiave di lettura del mio percorso e mi ha permesso di toccare con mano ciò che ho sempre pensato: che la ricerca della bellezza è la migliore medicina e l’arte è la sua più grande rappresentante. Pertanto non posso che rispondere in maniera affermativa a questa domanda!

Raccontare la malattia con profondità e dolcezza, usando spesso il filtro dell’ironia. Ho l’impressione che tu abbia utilizzato una tecnica ‘immersiva’ volta a conservare, comunque, una dose di ‘universalità’ al di là del dettato intimo. A cosa si deve la scelta del registro?

Quando ho iniziato a condividere sui social alcuni dettagli della mia malattia e delle cure, ad un certo punto ho iniziato a ricevere commenti di persone che trovavano forza e conforto nei miei scritti. Perché magari stavano vivendo un disagio e leggermi dava loro coraggio. Oppure lo avevano vissuto e leggermi aiutava loro ad elaborare. La scelta di utilizzare nomi generici per indicare le persone che mi hanno aiutata, anche quelle a me più care come mio marito e le nostre figlie, e il non dare alcun tipo di riferimento geografico mi hanno permesso di trasformare la mia storia personale in qualcosa di universale e adattabile, nel quale tutti possono riconoscersi. Perché nel mio caso il Drago da sconfiggere è un cancro che nasce da una mutazione genetica, ma nella sua essenza fantastica il Drago può presentarsi ad ognuno di noi assumendo la forma che più ci spaventa.

Ogni narratore ha i suoi numi tutelari. Quale scrittrice o scrittore ti ha guidato in questa avventura letteraria?

Quando ho deciso di trasformare pensieri ed emozioni in pagine di un libro, ho stretto un patto con i miei possibili lettori e con me stessa: non essere mai “pesante”. Per raggiungere questo obiettivo ho avuto per maestro Italo Calvino che, nelle Lezioni Americane, dedica un’intera sezione alla “leggerezza”. Gli devo molto, così come sono molto grata a tutti quegli autori, italiani e non, che mi hanno tenuta per mano nella mia personale scoperta della letteratura. Ma devo essere sincera: quando ho in mente un progetto letterario, inizio ad ascoltare tanta musica italiana, nella costante ricerca di parole e connessioni.

 

 

L'autore

Costanza Pulsoni
Amante della lettura ed economista per professione. Nuotando alterna lo stile libero e la rana, ma non ama giocare a carte.