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Avviata una ambiziosa mappatura del patrimonio immateriale locale

A poco più di vent’anni dall’adozione della Convenzione UNESCO del 2003 per la salvaguardia del “patrimonio culturale immateriale”, si intraprende per la prima volta in Italia un tentativo di “mappatura” di quelle espressioni, pratiche, conoscenze, feste storiche e rituali diffusi sull’intero territorio nazionale, in particolare nei piccoli Comuni e nei territori periferici, a comporre il panorama dei beni culturali intangibili.

È questo l’ambizioso obiettivo che si pone il progetto appena avviato dall’UNPLI – Unione nazionale Pro Loco d’Italia, in collaborazione con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e il supporto tecnico-scientifico dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale ICPI del Ministero della Cultura, che attua una previsione contenuta dalla Legge di Bilancio del 2023, le cui linee di intervento sono state presentate il 20 marzo scorso presso il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma.

La ricognizione delle forme ancora in funzione, e in particolare delle comunità patrimoniali di riferimento, consentirà un’opera di catalogazione funzionale a garantirne la tutela, permettendone il monitoraggio e incentivandone la conoscenza attraverso l’iscrizione, coordinata e condivisa, su inventari, registri, archivi e piattaforme sia territoriali che nazionali.

Usi tradizionali ed espressioni orali, compresi i dialetti; narrativa, storia locale e toponomastica; musica e arti dello spettacolo di tradizione, rappresentate in forma stabile o ambulante, nonché l’espressione artistica di strada; il paesaggio culturale e la sua funzione identitaria; le consuetudini sociali e gli eventi rituali e festivi; saperi, pratiche e credenze relative ai cicli naturali e della vita, alle attività produttive e artistiche, all’alimentazione e alla continuità delle consuetudini gastronomiche; pratiche ludiche consolidate e rievocative di eventi storici, festivi e in costume, disegnano i contorni di quel vasto e stimolante mondo da documentare.

La raccolta dei dati sarà condotta da personale individuato dall’UNPLI, con il supporto di ricercatori antropologi, sulla base di schede ricognitive elaborate dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, che curerà anche la formazione dei volontari. I materiali raccolti, grazie alla collaborazione delle amministrazioni locali, verranno caricati e condivisi su una piattaforma digitale che li renderà disponibili con la relativa georeferenziazione. A questi si aggiungeranno i dati aggregati presenti in archivi digitali già esistenti, con cui sarà stabilità una interoperabilità, consentendo di visualizzare, studiare e conoscere i beni immateriali di ogni comunità in modo interattivo e coinvolgente, e rendendoli accessibili a un pubblico più ampio dei soli addetti ai lavori.

Nel corso della presentazione Antonino La Spina, presidente UNPLI, ha ricordato che l’Italia è “tra i primi paesi al mondo a promuovere un censimento di questa natura fatto di saperi, conoscenze, espressioni che si tramandano di generazione in generazione solo grazie alla relazione umana, al racconto e all’impegno delle persone che fanno di tutto per tenere viva l’identità della propria comunità”. “Grazie alla capillarità delle Pro Loco” – ha proseguito –, “al personale formato da UNPLI e alla sinergia con le amministrazioni locali delle piccole comunità, porteremo avanti un vero e proprio lavoro di recupero delle innumerevoli espressioni e tradizioni custodite molto spesso nella memoria e nella conoscenza di un singolo individuo e che rischiano di perdersi. Tutto quello che andremo a raccogliere e poi a condividere digitalmente sarà un vero e proprio patrimonio di umanità che ci auguriamo così di tenere in vita per sempre”.

Roberto Pella, vicepresidente vicario ANCI, sindaco del piccolo Comune di Valdengo (BI) e promotore della norma che ha permesso il finanziamento del progetto, nel suo intervento ha sottolineato come il censimento “saprà restituire una mappatura ricchissima del patrimonio di tutti i nostri territori, specie dei piccoli comuni, chiamati a loro volta a dare un contributo attivo e collaborativo, e ne dimostrerà la ricchezza e la vitalità”, auspicando inoltre che “le connessioni che ne deriveranno non faranno che rafforzare l’identità culturale del nostro Paese, attivando anche nuove leve di partenariato per la sua tutela e valorizzazione”.

Nell’ambito del progetto sarà anche avviato, a cura dell’Anci, un censimento dei musei locali di interesse etno-antropologico, che ne verificherà anche il livello dei servizi e lo stato di frequentazione da parte dei cittadini e dei visitatori: un patrimonio di conoscenze utile alla ridefinizione e al rilancio di questa fitta rete di presidi culturali, di cui il nostro Paese è estremamente ricco, ma in cui non mancano elementi di debolezza e criticità.

santoro@anci.it

 

 

L'autore

Santoro Vincenzo
Santoro Vincenzo
Vincenzo Santoro è nato ad Alessano (Le) il primo febbraio 1970. Nel corso dell’esperienza universitaria a Pisa, partecipa al movimento studentesco “La Pantera” e comincia un percorso di lavoro e approfondimento sui temi della rappresentanza studentesca e del diritto allo studio, che in seguito svilupperà collaborando alla fondazione del sindacato studentesco Unione degli Universitari (in cui farà parte del primo esecutivo nazionale, dal 1994 al 1997) e poi come collaboratore del Ministero dell’Università (dal 1998 al 2001). Eletto nel consiglio comunale del suo comune (Alessano, Lecce), svolgerà l’incarico di consigliere delegato alla cultura dal 1997 al 2000.Parallelamente, svilupperà un’attenzione ai temi delle culture e delle musiche tradizionali (con particolare riferimento alla sua terra di origine, il Salento), contribuendo a numerosi progetti culturali e realizzando diverse pubblicazioni, fra cui Il Ritmo meridiano. La pizzica e le identità danzanti del Salento (2002) e Il Salento Levantino. Memoria e racconto del tabacco a Tricase e in Terra d’Otranto ( 2005), insieme a Sergio Torsello, Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina (2009), Odino nelle terre del rimorso. Eugenio Barba e l’Odin Teatret in Sardegna e Salento, 1973-1975 (2017), Rito e passione. Conversazioni intorno alla musica popolare salentina (2019), Il ballo della pizzica-pizzica, con Franca Tarantino, 2019).Altra pubblicazione importante da lui curata è Manifesto di Pace (2002) raccolta degli articoli scritti per il quotidiano il manifesto dal 1990 al 1992 da Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e esponente importante del movimento per la pace.Dal 2004 lavora presso l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, dove attualmente è responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo.Nel 2015, con Antonella Agnoli, ha curato la pubblicazione di Un viaggio fra le biblioteche italiane, volume che riassume i risultati di una ricerca condotta in quaranta biblioteche “di base” distribuite su cinque province e una regione, per conto del Centro per il libro e la lettura del Mibact.Di recente (2021) per l'editore Itinerarti ha pubblicato il volume Il tarantismo mediterraneo. Una cartografia culturale e curato la raccolta di saggi Percorsi del tarantismo mediterraneo.