Da alcuni anni la figura di Angelo Fortunato Formíggini – editore modenese vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la conclusione legislativa in chiave antisemita dello Stato Fascista, uomo che ha segnato la propria epoca con una serie di ideazioni inerenti il libro – ha incontrato l’attenzione di diversi studiosi di storia dell’editoria e di storia delle biblioteche i quali hanno trattato aspetti diversi della sua esistenza basando le proprie indagini sul fondo archivistico Formíggini conservato presso la Biblioteca Universitaria Estense di Modena.
E se sono apparsi in Italia saggi di alto valore scientifico, non sono mancate proposte divulgative adatte ad attirare un ampio pubblico di lettori attorno alla figura dell’editore modenese, come nel caso di alcuni gradevoli lavori di Antonio Castronuovo che ha pubblicato negli anni diversi contributi su Angelo Fortunato, a partire dal Suicidio della secchia. A.F. Formíggini (raccolto nel suo volumetto Suicidi d’autore, Viterbo, Stampa Alternativa, 2003 e 2019), una descrizione riflessiva del gesto estremo, avvenuto il 28 novembre del 1938, con cui il modenese concluse la propria esistenza gettandosi dalla Ghirlandina di Modena, la torre campanaria della cattedrale cittadina; saggi in cui analizza la prolifica attività di editore e di promotore di biblioteche circolanti per la pubblica utilità e in cui valorizza la figura di uomo, di ebreo che si sentiva italiano, ferito e umiliato da quello Stato che fino a pochi anni prima considerava una Patria.
E a ottant’anni precisi dall’emanazione delle cosiddette Leggi Razziali fasciste, ma anche a ottant’anni dalla sua morte, vede la luce Formíggini. Un editore piccino picciò (Viterbo, Stampa Alternativa, 2018), nuova edizione ampliata e revisionata di un lavoro che l’autore aveva pubblicato nel 2004 (con la stessa casa editrice, ma con titolo alquanto diverso: Libri da ridere: la vita, i libri e il suicidio di Angelo Fortunato Formíggini). Ora, riproporre ai lettori un testo ampliato e rimaneggiato, proprio nel 2018, non fa altro che sottolineare quanto l’autore sia sedotto da questa figura editoriale del passato. E non potrebbe essere altrimenti, poiché molti sono i lati che egli condivide con Formíggini. Castronuovo non è infatti soltanto noto come prolifico autore di saggi omnidisciplinari e traduttore dal francese: è anche editore. La sua Babbomorto Editore – il titolo ironico e burlesco fa di per sé cogliere assonanze con l’attività editoriale di Formíggini, che si caratterizzò per una vena di bonaria irrisione per la vita e il mondo optando scelte editoriali sempre irriverenti e creando collane in tema come I classici del ridere – si configura come una casa editrice sui generis che pubblica plaquette a tiratura limitata. Analizzando attentamente il catalogo della Babbomorto Editore pubblicato recentemente dalla Biblohaus di Macerata (Questo non è un catalogo. Babbomorto editore 2017-2019, premessa di Giuseppe Marcenaro; scritti di Antonio Castronuovo e Massimo Gatta, Macerata, Biblohaus, 2019), emerge immediatamente come lo spirito sarcastico e distaccato di Formíggini sia un tratto condiviso con l’editore Castronuovo. Forse è proprio questa ammirata immedesimazione a rendere il suo lavoro sull’editore Formíggini non solo interessante dal punto di vista fenomenologico (un editore che analizza l’attività di un altro editore) ma rispondente alle aspettative del lettore che rimane affascinato dalla profonda conoscenza che l’uno ha dell’altro. Rapiti e condotti nella lettura da una scrittura fluida e gradevole – e qui sta la conoscenza dell’arte dello scrivere dell’autore del saggio – si ottiene a conclusione del testo una chiara e nitida immagine di Formíggini, del suo contesto storico, del suo vissuto drammatico e naturalmente della sua produzione editoriale.
Formíggini. Un editore piccino picciò è un volumetto di forma volutamente non accademica ma non per questo meno titolata ad avere un ruolo di rilievo nel panorama degli studi di storia dell’editoria. È suddiviso in tanti capitoletti, i cui titoli evocativi sono segmenti della vita e dell’operato dell’editore modenese. E Castronuovo decide, secondo una tecnica narrativa svelata nelle prime righe, di iniziare dalla fine, dalla morte tragica di Formíggini, da quel volo dalla Ghirlandina da cui si gettò come gesto estremo; un atto finale, ben congeniato e programmato nel tempo, volto non contro sé stesso ma avverso a un sistema razzista che lo privava – oltre che della possibilità di condurre un’azienda – anche e soprattutto della sua identità di italiano, di editore e di uomo di cultura.
L’ironia, la sfacciata voglia di vivere, caratteristica primaria della vita di Formíggini e che l’autore ben delinea lungo le pagine, dagli anni dell’Università sino all’ampia produzione editoriale condotta nelle successive sedi di Modena, Genova e Roma, s’interrompe bruscamente e pare il gesto eroico di una persona che ha perso ogni visione ottimistica della vita. Quel pugno di lire che gli verrà ritrovato nelle tasche vuole essere l’ultima ed estrema ratio contro un sistema dittatoriale che avrebbe potuto far passare il suicidio come un atto causato da motivi economici.
Nulla passa inosservato della vita di Formíggini che l’autore non colga nel suo significato più autentico: la riflessione sul nome (il corretto accento acuto sulla i, l’assonanza con la parola formaggino su cui lo stesso Formíggini giocava), l’attività studentesca tra schiamazzi goliardici e tesi con pesce d’aprile (Formíggini prese due lauree, una in giurisprudenza e una in filosofia morale), l’incontro con la futura moglie, l’inizio dell’attività di editore a Modena, il trasferimento a Genova e infine a Roma, la cura dei titoli oggi quotati sul mercato antiquario e divenuti pezzi da collezione, il rapporto con gli acquirenti, l’abbattimento della casa romana nello sventramento urbanistico dei Fori Imperiali, la perdita della sua Biblioteca circolante figlia della rivista l’«Italia che scrive»su cui aveva investito fior di denari senza avere un riscontro economico, e così via.
La narrazione è intervallata da acute riflessioni storiche, ma ancor più da brillanti e divertenti descrizioni di uomini e situazioni che rendono il saggio non solo didascalico ma anche partecipativo e per nulla scontato. Per fare un esempio, discorrendo di Giovanni Gentile, il filosofo dell’attualismo italiano che ebbe un ruolo determinante ma negativo nella vita di Formíggini, Castronuovo si concede la parafrasi di un tratto dell’opera antigentiliana redatta dall’editore modenese La ficozza filosofica del fascismo e la marcia sulla Leonardo:
Ora che c’è di male se Gentile vuole pensare alla sua maniera? Nessun disturbo arreca il fatto che ragioni in modo così complesso: egli è un grande palleggiatore di idee, un giocoliere che sa ripetere in una pagina cinquanta volte le parole soggetto e oggetto con significato sempre diverso e sempre esatto. Nessun disturbo allora, se non che lo stile della sua pagina può ricordare quel virtuoso e caramelloso scioglilingua che suona: Apelle figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo, tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo.
Giovanni Gentile – il «palleggiatore di idee» come viene argutamente definito, firmatario del famigerato Manifesto degli intellettuali fascisti – fu colui che trasformò l’Istituto per la propaganda della Cultura Italiana, creatura di Formíggini strettamente legata all’«Italia che scrive», nella Fondazione Leonardo della cultura italiana, e fu lo stesso che, accusando l’editore modenese di irregolarità amministrative, lo privò di fatto del controllo della sua società.
Il saggio si presenta dunque non soltanto come una ricostruzione della vita dell’editore ma anche come una riflessione su un contesto storico, quello dell’Italia fascista, di cui ancor oggi paghiamo le conseguenze in termini culturali e sociali. E a moltiplicare l’interesse che Castronuovo dedica a Formíggini, ecco anche alcune riedizioni a sua cura. Nel 2019 ha voluto riprendere nella sua Babbomorto Editore uno spassoso testo di Formíggini, Il francobollo per la risposta, nel quale l’editore modenese lamenta l’eccesso di lettere che gli giungono da persone che chiedono consigli, credono che un editore abbia ore a disposizione per reagire a ogni richiesta e nemmeno allegano il francobollo per la risposta. Nel 2020 infine, Castronuovo ha curato, sempre opera della penna di Angelo Fortunato, un catalogo di tutti gli editori italiani attivi nel primo terzo del Novecento. Pubblicato una prima volta nel 1928 da «Formíggini editore in Roma», viene oggi riproposto dalla romana Elliot. La prefazione e la trascrizione del testo del Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani, compilato da uno dei suddetti sono opera, ancora una volta, di uno dei suddetti.
L'autore
- Archivista di Stato e attuale Direttore dell’Archivio di Stato di Massa. Studiosa di bibliografia, biblioteconomia, storia dell’editoria e bibliofilia da anni collabora con riviste accademiche e specialistiche. Ha concentrato la propria attenzione sulla storia delle biblioteche ecclesiastiche e religiose.
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