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Divulgare la tradizione culturale italiana: una questione di “italianità aperta”

I Corsi estivi di alta cultura sono le attività che forse più di altre esemplificano le peculiarità che caratterizzano l’Università per Stranieri di Perugia. Organizzati fin dal 1921, i Corsi possono essere frequentati da ogni tipo di pubblico, non soltanto dagli iscritti all’Ateneo, e contemplano lezioni svolte da autorevoli relatori nazionali e internazionali. Essi, dunque, costituiscono un contributo importante che l’Università mette a disposizione del territorio. Le lezioni comprese nel Corso che si è svolto nel luglio 2022 sono state accompagnate da una novità di tipo editoriale. Infatti, i testi sono stati raccolti a cura di Salvatore Cingari, docente di Storia del pensiero politico presso l’Ateneo, e sono stati pubblicati dall’editore Castelvecchi, che con questo volume ha inaugurato una collana dedicata alle pubblicazioni dell’Università per Stranieri (Alberto Mario Banti, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Giulio Ferroni, Alessandro Portelli, La tradizione culturale italiana e l’altro. Cinque lezioni fra passato e presente, a cura di Salvatore Cingari, Roma, Castelvecchi, 2023).

Il tema prescelto riguardava le relazioni intrecciate dalla tradizione culturale italiana con la dimensione dell’”altro”, una questione che, come illustra Cingari nella Presentazione al volume, è strettamente collegata alla missione didattica e scientifica dell’Università per Stranieri. Vocata fin dalla sua fondazione a diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo, la Stranieri si è interrogata nel corso della sua storia intorno ai significati di questa sua missione originaria. All’indomani della seconda guerra mondiale, Aldo Capitini, nominato Rettore commissario dell’istituzione nel 1944, affermò che la Stranieri doveva dispiegare le proprie attività all’insegna di una “italianità aperta” al dialogo con le altre culture, prendendo le distanze dal nazionalismo di stampo fascista. Collegandosi esplicitamente a queste affermazioni di Capitini, i cinque contributi editi nel volume affrontano da differenti angolature la questione di che cosa significhi la diffusione internazionale della tradizione culturale italiana nel contesto attuale, un periodo connotato dalla globalizzazione e nel contempo dalla rinascita dei nazionalismi.

Innanzitutto occorre domandarsi, come fa nel suo contributo Donatella Di Cesare, se sia possibile la sopravvivenza delle tradizioni linguistiche e culturali nazionali nell’attuale scenario globale, dominato dai linguaggi tecnocratici che utilizzano la versione standardizzata della lingua inglese. Inoltre, come dimostra Roberto Esposito, la cultura italiana è tutt’altro che monolitica. Essa è il risultato anche dei molteplici influssi esercitati nel corso dei secoli da culture diverse e ha saputo rinnovarsi grazie al dialogo intessuto con i principali movimenti intellettuali internazionali, come è successo, ad esempio, dopo il fascismo. La tradizione culturale italiana è, d’altro canto, una costruzione culturale che ha svolto un ruolo fondamentale nel XIX e nel XX secolo, nell’epoca dello sviluppo dello stato nazionale. In quanto elemento fondamentale che ha strutturato l’identità nazionale italiana, la tradizione può essere analizzata con gli strumenti di analisi a disposizione degli storici, come fanno Alessandro Portelli e Alberto Mario Banti, i quali decostruiscono l’immagine della memoria storica e dell’identità nazionale italiana, ponendosi il problema della sua riconfigurazione nei decenni più recenti. Infine, Giulio Ferroni mette a fuoco un aspetto specifico della tradizione letteraria italiana, che consiste nel rilievo che gli scrittori, a partire da Dante fino ad arrivare a Pasolini, Calvino e Zanzotto, hanno attribuito nelle loro opere alla dimensione dello spazio, alla rappresentazione dei luoghi e, in epoca contemporanea, alle tematiche ambientaliste.

Ponendo al centro dell’attenzione l’intrinseca complessità della tradizione culturale italiana, i contributi del volume rappresentano uno strumento aggiornato che potrà arricchire la consapevolezza di tutti coloro che operano nelle attività di divulgazione del patrimonio culturale italiano.

erminia.irace@unipg.it

 

 

L'autore

Erminia Irace
Erminia Irace è professoressa associata di Storia moderna nell’Università degli Studi di Perugia. Si occupa di storia dei ceti dirigenti nell’Italia di antico regime e di temi di storia culturale riguardanti l’epoca compresa tra il Rinascimento e il XIX secolo. Ha fatto parte del comitato scientifico dell’Atlante della letteratura italiana, diretto da S. Luzzatto e G. Pedullà, del quale ha curato il secondo volume, Dalla Controriforma alla Restaurazione (Torino, Einaudi, 2011). Di recente ha pubblicato, insieme a M. Vaquero Piñeiro, I paesaggi dell’Italia moderna. Da Petrarca a Napoleone, Roma, Carocci, 2023.