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Nuova luce su Capitini. Dialogo con Giuseppe Moscati

A seguito della nostra conversazione sulla prima edizione della Marcia della Pace, è uscito il volume Aldo Capitini compresente: ripartendo dai suoi temi. Il libro affronta svariate tematiche, tra cui alcune meno note, quali la sua produzione poetica o il suo ruolo come Commissario Straordinario presso l’Università per Stranieri di Perugia. Proprio a partire da questa pubblicazione, quali sono, a tuo avviso, gli aspetti ancora inediti della poliedrica figura di Capitini?

Devo dire che qualche anno fa rimaneva un po’ “scoperta” la dimensione degli studi sul Capitini poeta. Poi l’interesse è maturato e sono arrivati, tra gli altri, prima il contributo di Patrizia Sargentini e poi quelli di Daniele Piccini (con tanto di edizione del volume Poesie), di Leonardo Speranza e di altri.

In questo senso un volume come quello di Aldo Capitini compresente: ripartendo dai suoi temi, che come giustamente sottolinei approfondisce anche il ruolo di Capitini per la vita dell’Università per Stranieri all’indomani della caduta del fascismo, ha l’ambizione di rimettere assieme alcune fondamentali tessere.

Allo stesso modo trovo molto interessanti le declinazioni socio-politiche del suo pensiero (tra socialità e omnicrazia); la sua apertura della religione come della pedagogia; gli sviluppi filosofici e non solo dell’aggiunta, della compresenza, della festa… Né mancano trattazioni originali, come per esempio quella comparativa su Capitini e la visione del mondo buddhista o uno studio sul concetto di profezia, e preziose testimonianze dirette di due amici speciali che purtroppo ci hanno lasciato come Francesco Innamorati e Alarico Mariani Marini.

Il tutto a partire, lo esplicita del resto il titolo che come curatore ho tenuto a mantenere in perfetta coerenza con lo spirito di un Convegno perugino del 2019, dalla precisa volontà di valorizzare i temi cari a Capitini. Il nostro amato filosofo sui generis umbro, d’altra parte, di tutto ha bisogno tranne che di lui si faccia un “santino”, mentre le innumerevoli e direi imprescindibili tematiche che egli ha saputo ‘provocare’ credo meritino di essere riesaminate a fondo.

Questo mosaico che la Fondazione Centro studi Aldo Capitini propone, in condivisione con i due atenei della città di Perugia e con l’Isuc, è di fatto una piattaforma a partire dalla quale rimettersi in dialogo con Capitini stesso. C’è tanto da fare e tanto da scoprire.

Ho avuto modo di studiare il Fondo librario di Capitini, conservato nella Biblioteca di San Matteo degli Armeni. Esso risulta completamente schedato ed è consultabile tramite Sbn. A che punto è invece l’inventariazione del suo Archivio, oggi nell’Archivio di Stato di Perugia?

Questa occasione mi è graditissima per dare a te e a tutti i lettori di “Insula europea” la buona nuova che proprio da pochi giorni è stato completato il grande lavoro di inventariazione.

Si tratta di un servizio decisamente molto importante proprio in virtù della necessità di esplorare a fondo il Capitini inedito di cui dicevamo.

Basta del resto farsi un giretto tra i libri della sua biblioteca domestica, custodita appunto alla Biblioteca comunale San Matteo degli Armeni di Perugia, per rendersi conto di che fonte davvero inesauribile sia Capitini, come attesta la miriade di appunti, rimandi, chiose che in essi ha lasciato e che spesso creano dei legami significativi con i faldoni dell’Archivio Capitini ospitato dall’Archivio di Stato di Perugia.

Capitini ha avuto rapporti di amicizia e di lavoro con molti intellettuali italiani e stranieri. Non credi che possano reperirsi nuovi documenti del tutto inediti?

Non vi è dubbio, l’inedito è proprio sempre dietro l’angolo. E poi c’è anche da dire che Capitini, in genere, scriveva quantomeno il doppio delle lettere rispetto a quelle che riceveva dai suoi corrispondenti. Quando ho avuto la fortuna di co-curare, assieme a Thomas Casadei, l’intenso carteggio di Capitini con Guido Calogero mi sono reso conto che il fraterno suo amico non faceva in tempo a rispondere che Aldo gli aveva già riscritto.

Sono poi tanti i fogli da lui dattiloscritti o manoscritti nei quali appuntava propositi di incontri da organizzare, di convegni e seminari da realizzare per approfondire questa o quella tematica, di libri da scrivere… Anche per via di questo prezioso scrigno ancora in buona parte da scoprire e da studiare il mio sogno rimane quello di vedere un giorno la sua ultima abitazione perugina, in Via Villaggio di Santa Livia, rimessa nelle giuste condizioni di poter ospitare studiosi, giovani ricercatori e ‘continuatori’ della ricerca capitiniana.

Quali sono le prossime iniziative che intendi promuovere come Presidente della Fondazione Centro studi Aldo Capitini?

Stiamo lavorando, con gli amici del Consiglio Direttivo, a un piano culturale che allo stesso tempo possa continuare a dare il necessario impulso agli studi e alle pubblicazioni e riedizioni, da una parte, e però anche favorire una certa continuità di presenza di Capitini e dei temi a lui cari tra i banchi di scuola.

Anzi, credo che la prima vocazione della nostra Fondazione sia proprio quella di accompagnare la pagina di Capitini nelle scuole, tra i giovani e i giovanissimi, per condividere con loro le idee di apertura, aggiunta, persuasione nonviolenta, omnicrazia. Mi pare ne abbiano particolarmente bisogno, nel tempo della latitanza della partecipazione.

Un’ultima domanda. Mi ha fatto molto piacere ricevere la mail di una studiosa francese che aveva letto Un inedito Capitini critico letterario, che vorrebbe occuparsi di Capitini. Cosa si potrebbe fare, a tuo avviso, per promuovere la sua figura fuori d’Italia?

Sì, confermo il piacere, che è anche il mio. Si percepisce subito quando l’interesse è vivo e nello specifico si è sentito con chiara evidenza che la ricerca di questa simpatica studiosa francese – incentrata sul “fatto religioso” in rapporto con la tensione teorico-politica presente in Capitini – non potrà che generare buoni frutti.

La stessa buona impressione ce l’ho in questi giorni, che ho la fortuna di seguire i progressi, nella stesura di una tesi dedicata a Capitini, compiuti da una brillante laureanda.

È estremamente importante dare fiducia ai giovani e sarebbe bellissimo se si potesse offrire loro delle opportunità creando una larga intesa tra la Fondazione Centro studi Aldo Capitini di Perugia, il Movimento Nonviolento di Verona, la Casa della Pace di Vicenza, le Università come quella di Pisa che ha un Corso di Scienze della Pace e altri soggetti ai quali stanno a cuore i temi imprescindibili della pace, della nonviolenza, del dialogo tra i popoli, della cooperazione internazionale.

È necessario, peraltro, il sostegno in tal senso da parte delle istituzioni, per una rinnovata e il più possibile condivisa cultura delle politiche giovanili.

Sono in ogni caso a disposizione per ulteriori informazioni al mio indirizzo mail: giuseppe.moscati@tiscalinet.it.