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Per una didattica di qualità: il canale Youtube di Giuseppe Langella al servizio di docenti e studenti

Dire Giuseppe Langella è dire Modernità Letteraria in tutte le sue possibili sfumature. Professore Ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttore del Centro di Ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia Unita”, poeta afferente alla corrente del Realismo Terminale, autore di monografie che rappresentano fonti indispensabili per tutti gli studiosi di Manzoni e Svevo (Il tempo cristallizzato, Edizioni Scientifiche Italiane, 1995; Amor di patria, Interlinea, 2005; Manzoni poeta teologo, ETS, 2009), il neo-eletto Presidente della MOD ha recentemente inaugurato anche un canale YouTube all’interno del quale elargisce preziose pillole critico-letterarie. Gli abbiamo posto alcune domande legate a questa nuova iniziativa, che si è, fin dal principio, rivelata un documento indispensabile per tutti gli studiosi e appassionati di modernità letteraria.

Professore, la prima domanda è d’obbligo: come nasce l’idea del canale? C’è un target specifico cui sono rivolti i video proposti?

La creazione di un canale YouTube, nel mio caso, si può considerare un effetto collaterale della pandemia. A dire il vero, avevo già cominciato da qualche tempo ad accarezzare l’idea, riconoscendo l’obiettiva utilità, anche didattica, di certi supporti tecnologici di mediazione culturale. Del resto, in campo scolastico l’impiego di strumenti e materiali informatici è andato progressivamente crescendo, specie in seguito all’introduzione della LIM nelle aule e all’adozione obbligatoria dei libri di testo in formato misto o digitale. Ma non mi decidevo mai a imbarcarmi in questa nuova avventura: c’era sempre qualcosa di più importante o di più urgente cui dare la precedenza. Quel che mi ha spinto a rompere gli indugi è stata proprio l’emergenza sanitaria, che, imponendo l’erogazione della didattica a distanza, ci ha messo tutti nella necessità di sperimentare modalità inconsuete di interazione e di presentazione, condivisione e registrazione dei contenuti didattici. Era il tempo del primo lockdown; un colpo terribile, per tutti: aule chiuse, ricevimento sospeso, convegni e corsi di aggiornamento cancellati. Sentivo fortemente la mancanza dei mei studenti e l’azzeramento dei tanti contatti di una vita professionale quanto mai intensa. Non si poteva darla vinta al covid, bisognava reagire. Ho cominciato con dei video molto brevi, di pochi o pochissimi minuti, registrati con un semplice smartphone: delle “pillole”, nulla di più, che per le loro dimensioni ridotte potevano essere caricate senza problemi su Facebook e su Instagram. Poi, quando ho preso dimestichezza coi programmi di registrazione forniti dalla mia università, sono passato a delle lezioni vere e proprie.
I video che ho prodotto, in maniera del tutto artigianale, sono tecnicamente molto semplici e non privi di imperfezioni, ma costituiscono pur sempre un sussidio didattico immediatamente fruibile. Caricandoli in rete, ho deciso in partenza di metterli a disposizione di tutti, senza vincoli o restrizioni, fatte salve le prerogative d’autore. Qualcuno mi ha suggerito di renderli accessibili a pagamento: lo escludo categoricamente! A me interessa soltanto farli circolare e mi gratifica enormemente il pensiero che possano essere proiettati e discussi in classe, che entrino insomma, in qualche modo, nell’attività didattica. Tu conosci bene, Teresa, la mia passione per l’insegnamento: quella passione che mi ha indotto a creare, in seno alla MOD, un settore Scuola, a promuovere in tutt’Italia corsi di formazione per insegnanti e a scrivere, nell’ultimo decennio, due manuali di letteratura italiana ad uso dei licei (Letteratura.it e Amor mi mosse) e uno di contemporanea per l’università (La modernità letteraria). Ecco: il canale YouTube che ho creato vuol essere idealmente la quarta gamba del mio impegno per lo sviluppo di una didattica di qualità. Il suo target principale è rappresentato, quindi, da docenti e studenti (liceali e universitari): è a loro che penso, in primo luogo, quando programmo la realizzazione di un video e sono proprio queste due categorie di soggetti che contano il maggior numero di iscritti al mio canale.

All’interno del suo canale sono raccolti in una specifica playlist, intitolata Manzoni e la peste, tredici video dedicati al commento e alla lettura dei Promessi sposi. Queste “pillole” manzoniane sono in qualche modo originate dalla recente pandemia? Come pensa sia stata gestita l’informazione letteraria – legata principalmente a Boccaccio e Manzoni – in tempo di Covid-19?

Hai indovinato, è andata esattamente così: le tredici “pillole” del ciclo su Manzoni e la peste sono nate tutte durante il primo lockdown. Osservando i fatti di quelle settimane drammatiche e riflettendo sui provvedimenti tardivi, sulla carenza di strutture sanitarie, sul coro indemoniato dei negazionisti e infine sulla psicosi collettiva del contagio e degli untori, mi aveva colpito l’impressionante somiglianza di situazioni, di credenze e di comportamenti coi capitoli dei Promessi sposi in cui Manzoni aveva fornito una lucidissima ricostruzione della peste abbattutasi sul territorio di Milano tra il 1629 e il 1630. Per dirla con Orazio, mutato nomine fabula de te narratur: rileggere quei capitoli era come guardarsi allo specchio. Ho potuto proporre, così, senza fatica alcuna e senza forzature, un’interpretazione attualizzante di quei capitoli, perché ogni pagina del testo manzoniano si prestava con ogni evidenza a una serie di parallelismi con la vicenda in corso. Accostarsi in questa chiave ai Promessi sposi mi sembrava poi, sotto il profilo didattico, un’occasione imperdibile per far capire, e quasi toccare con mano, quale tesoro di sapienza, di comprensione della storia e dell’animo umano, sia racchiuso nello scrigno della letteratura, contro il luogo comune che la vorrebbe lontana anni luce dalla nostra vita, frutto ozioso di “cervelli balzani”.
Manzoni a parte, diciamo che la pandemia ha fatto risalire le quotazioni in borsa della letteratura. Si son tirati giù dalle librerie molti autori, antichi e moderni, italiani e stranieri, che hanno trattato nelle loro opere di peste, di colera, di tifo o di altre simili calamità. Le opere letterarie sono state citate con tutti gli onori da intellettuali, giornalisti, politici, medici e uomini di cultura, come testimonianze autorevoli e illuminanti; hanno potuto assolvere egregiamente ai loro compiti istituzionali di racconto dei fatti, di conoscenza, di denuncia, di monito, di elaborazione del lutto, di difesa e rilancio dell’umano. L’importante è che, quando saremo riusciti a lasciarci alle spalle questo disastroso flagello, come tutti desideriamo, non ci si dimentichi di quello che abbiamo vissuto. In questo senso, credo che le opere letterarie possano avere, domani, una funzione non meno incisiva e salutare di quella che hanno avuto nei mesi scorsi. Insomma, inviterei a non riporre troppo in fretta sugli scaffali i libri che ci hanno aiutato ad aprire gli occhi su questa pandemia.

Oltre a quella manzoniana, il canale YouTube “Giuseppe Langella” contiene svariate playlist, tra cui spiccano Sulla modernità letteraria, Sul personaggio moderno e Temi di letteratura italiana moderna e contemporanea, che contiene, fra l’altro, i video dedicati a L’uomo e gli oggetti nel tempo-spazio della modernità. Di cosa trattano, nello specifico, questi interventi?

All’interno del mio canale ho creato, in effetti, alcune cartelle (le playlist), per dare un minimo d’ordine ai materiali che vado via via caricando e facilitare la ricerca da parte di quanti intenderanno avvalersene. L’ho fatto soprattutto guardando avanti, in previsione dei tanti altri video che ho in animo di registrare. Ne ho già condivisi, in pochi mesi, una trentina, metà dei quali prodotti espressamente per questo canale; ma sono determinato a proseguire. L’ambizione è quella di creare, col tempo, una ricca videoteca a cui gli insegnanti possano attingere a piene mani per le più svariate esigenze didattiche. Mi propongo, fra l’altro, di inaugurare, prossimamente, un’ulteriore sezione di commenti e analisi testuali, in modo da formare, pian piano, una sorta di ideale antologia scolastica.
Gli argomenti ricadono tutti nell’ambito della letteratura italiana moderna e contemporanea, che è la mia disciplina. Alla playlist “Sulla modernità letteraria” sono destinati i video di carattere più panoramico e prospettico, che aiutano a entrare nel sistema di coordinate costitutivo, appunto, della modernità letteraria, definendo un paradigma in costante tensione dialettica col canone e i codici della tradizione illustre. “Sul personaggio moderno” raccoglie, invece, i video che illustrano, a partire da opere singolarmente rappresentative, le tipologie più emblematiche del personaggio moderno, delineandone altresì la parabola storica dall’eroe romantico fino alle declinazioni novecentesche dell’“uomo senza qualità”. Infine, nei “Temi di letteratura italiana moderna e contemporanea” sono archiviati i video che prendono in considerazione, in sequenza cronologica, il trattamento riservato da una serie di autori a certi contenuti “sensibili”, assunti come reagenti particolarmente rivelativi, in grado di far luce su concezioni, tendenze e fasi salienti della modernità letteraria. Nella fattispecie, il ciclo su L’uomo e gli oggetti nel tempo-spazio della modernità attraverso un’ampia ricognizione, che da Manzoni e Leopardi arriva fino a Calvino e a Oldani, mostra quanto sia cambiato, negli ultimi due secoli, il nostro rapporto con le cose in termini di funzioni e di dipendenza, per effetto combinato dello straordinario progresso tecnologico, dell’enorme sviluppo della produzione industriale e del crescente benessere, che hanno determinato, sul piano quantitativo, un aumento esponenziale dei manufatti e, sul piano qualitativo, la loro sempre maggiore prestanza operativa.

L’ultimo video caricato, in ordine di tempo, è Dieci anni di Realismo Terminale, trasposizione audiovisiva di un’intervista rilasciata lo scorso giugno a “Oceano News”. Ce ne parla?

Come hai ricordato in premessa, in quanto poeta io ho aderito al Realismo Terminale. Anzi, con Guido Oldani, che ne è il capostipite, e Elena Salibra sono stato tra gli estensori del manifesto lanciato al Salone del Libro di Torino nel maggio del 2014, che ha dato ufficialmente il via al movimento. Qui trapela, allora, l’altra faccia della medaglia: dietro l’accademico che studia i libri degli altri, l’artista, il creativo che lavora in prima persona. Tuttavia, nei video della playlistSul Realismo Terminale” non cambio pelle: resto, sostanzialmente, l’italianista che presenta, spiega e divulga; magari un po’ partigiano, ma con misura, e soprattutto con un intento legittimamente e correttamente informativo.
Nella videointervista che hai citato, rispondendo alle domande di Tania Di Malta, ho provato non solo ad abbozzare un bilancio del cammino compiuto dal Realismo Terminale nel suo primo decennio di vita, ma anche a storicizzarne la portata e l’impatto sul fronte letterario. Mi limito qui a segnalare le due tesi principali: 1) il Realismo Terminale si configura come “poetica dominante” di questi anni Duemila; 2) la “similitudine rovesciata”, sua principale cifra retorica e segno di riconoscimento, è finora “la più importante invenzione letteraria del XXI secolo”.

Prima di concludere, urge una domanda di tipo meramente tecnico: è possibile, secondo lei, utilizzare oggi video YouTube, al pari dei più attendibili siti web, come fonte per la ricerca e le tesi di laurea?

Non farei di ogni erba un fascio, perché in rete, e anche su YouTube, si trova veramente di tutto. Bisogna quindi distinguere caso per caso. Inoltre, vale anche per i video, spesso, l’antico adagio secondo cui verba volant, scripta manent, specialmente quando essi registrano interventi a braccio, più o meno improvvisati, dove il controllo su quel che si afferma e su come lo si dice, per forza di cose, è sempre abbastanza approssimativo. Né si deve dimenticare, comunque, che, per la natura stessa del canale che li veicola, i video culturali obbediscono a finalità eminentemente divulgative e di conseguenza non sono quasi mai il luogo originario dove uno studioso deposita e comunica i risultati delle proprie ricerche, ma piuttosto la sede di una successiva mediazione culturale. La mia personale esperienza conferma questa prassi generale, con una sola, parziale, eccezione: la conferenza sulla Chiave a stella di Primo Levi, tenuta alla Centrale dell’Acqua di Milano, dove molte delle cose che ho detto, sia pure in forma divulgativa, furono pensate e scritte per quell’occasione.
In conclusione, un video non può avere il medesimo valore e il medesimo prestigio che siamo soliti attribuire a uno studio scientifico in piena regola. E tuttavia, fatti salvi questi limiti oggettivi, non trovo che sia disdicevole, durante lo svolgimento di una ricerca o di una tesi di laurea, ricorrere anche a un video come fonte o punto di riferimento, quando, beninteso, esso sia preparato con ogni cura e tratti con rigore e in maniera sufficientemente approfondita gli argomenti che affronta. Prendi il mio caso: i testi di quasi tutti i video che ho pubblicato finora (e così continuerò a fare in futuro) sono stati preparati in anticipo: così ho la certezza a priori di riuscire a dire tutto quel che ho da dire al meglio delle mie capacità argomentative ed espressive, in modo chiaro, rispondente alle mie idee e ordinato. Non di rado, poi, adatto alle esigenze della comunicazione audiovisiva, con piccoli interventi di chirurgia plastica, dei saggi già dati alle stampe in veste scientifica, come, per fare solo un esempio, quello sui Servi padroni. La tirannia degli oggetti nella civiltà tecnologica, uscito nel 2014 su «La Modernità Letteraria», da cui ho ricavato le cinque puntate della serie L’uomo e gli oggetti. Ma più spesso ancora gli argomenti dei miei video provengono dai corsi universitari, dalle lezioni che tengo ai miei studenti. In questo caso, la stesura ex post del testo da tenere davanti agli occhi durante la registrazione è come la messa in bella dell’attività didattica.

Infine, una domanda strettamente personale: c’è, all’interno del canale, un video – o una playlist – in particolare che preferisce? Perché?

No, non ho preferenze. Potrei dare una valutazione tecnica, sulla migliore o peggiore riuscita della registrazione o del montaggio, sulla maggiore o minore efficacia di una copertina o di un effetto speciale, sulla più o meno felice suasività della voce e dell’intonazione, ma tutti i video, in definitiva, mi sono ugualmente cari. Potrei addurtene distintamente le ragioni uno per uno, ma al momento di tirare le somme l’unico verdetto possibile, per me, è l’ex aequo, perché nascono tutti dalla medesima passione per la letteratura e per la didattica della letteratura, che è quanto dire per gli uomini e le donne di oggi e di domani.

 

L'autore

Teresa Agovino
Teresa Agovino (1987) ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2016 presso l'Università 'Orientale' di Napoli con una tesi incentrata sulle riprese manzoniane nel romanzo storico del Novecento. Insegna Letteratura italiana presso l'Università Mercatorum (Roma) e Metodologie di scritture digitali presso l’Università Europea di Roma. Si occupa di ricerca su Alessandro Manzoni, Primo Levi, Giancarlo De Cataldo, Andrea Camilleri, autori sui quali ha pubblicato numerosi articoli in rivista e atti di convegno. Ha pubblicato i volumi: Dopo Manzoni. Testo e paratesto nel romanzo storico del Novecento e Elementi di linguistica italiana (Sinestesie, Avellino 2017 e 2020); I conti col Manzoni e «Sotto gli occhi benevoli dello Stato». La banda della Magliana da Romanzo criminale a Suburra (La scuola di Pitagora, Napoli, 2019 e 2024);“Non basta essere bravi. Bisogna essere don Rodrigo”: Social, blog, testate online, Manzoni e il grande pubblico del web (Armando editore, 2023). Ha vinto il premio 2023 dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti, Classe di Lettere, con il saggio Da Manfredi all’innominato. Suggestioni dantesche in Manzoni.