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Il potere dell’incontro. Tra strategia romanzesca e riflessione morale

Con un incipit in medias res che stimola fin da subito la curiosità del lettore si apre il primo dei sei capitoli di Cinque giorni fra trent’anni, il nuovo romanzo di Francesco Fiorentino. Una telefonata inaspettata irrompe nella monotonia della vita adulta di Arturo, costringendolo all’improvviso a dover fare i conti con un passato la cui influenza risulta sopita da tempo. Ormai da anni divenuto un giudice affermato, viene nominato esecutore testamentario da Guido, fantasma del suo passato universitario, ritrovandosi nuovamente, come si evincerà nel corso della narrazione, a subire le scelte che gli altri compiono al suo posto. Fin dai tempi dell’università, infatti, Arturo non prende realmente decisioni per il suo futuro, non agisce; è lo spettatore della sua vita. Ed è al suo sguardo che Fiorentino affida il compito di ripercorrere il fervore che ha abitato la Federico II all’inizio degli anni Settanta. Riavvolgendo le lancette di circa un trentennio, il lettore si ritrova immerso nell’ambiente universitario napoletano, scenario privilegiato per l’intreccio delle vite dei pochi coprotagonisti e delle sei protagoniste, tante quanti sono i pannelli che scandiscono la struttura apparentemente frammentaria del romanzo. Servendosi della tecnica del ritorno dei personaggi di balzachiana memoria, Fiorentino offre la possibilità di ricomporre, capitolo dopo capitolo, il grande mosaico rappresentato dalle esistenze di Arturo, Guido, Roberta, Elvira, Emilia, Ada, Lea, Carla. Sono gli anni della giovinezza in cui si impone prepotentemente la necessità di trovare una propria identità; in cui l’ambiente esclusivo del seminario del professor Onofri catalizza l’attenzione degli studenti più appassionati; in cui le ambizioni personali si scontrano bruscamente con il sentimento corrosivo della competizione. Ma non si tratta solo di questo. Il lettore di ogni età può riconoscersi nelle vicende universitarie dei protagonisti perché è in questa fase così delicata che precede l’ingresso effettivo nell’età adulta che i primi amori e le nuove amicizie diventano la principale fonte d’interesse – e di turbamento – dei giovani. Sentimenti, questi, che scaturiscono grazie al reale motore dell’azione romanzesca: l’incontro. Le sorti dei personaggi sono tutte affidate al potere degli incontri che, come scintille di un possibile destino, generano epifanie. E così, il giovane Arturo rivede in Guido un modello di intraprendenza a cui ambire; in Onofri e, di riflesso, nello studio, una via di fuga da un destino già segnato; in Roberta, la chiave d’accesso per la felicità. In quest’universo di passioni, gelosie, tradimenti e ambizioni non c’è posto per la famiglia. Fatta eccezione per Elvira, ancorata al nucleo familiare e al suo sistema di valori al quale non riesce a ribellarsi, i restanti personaggi, come novelli orfani, intraprendono un percorso di formazione culturale e sentimentale di cui non conosciamo realmente le tappe. All’autore non interessa rendere nota la storia che ha condotto le protagoniste al momento in cui le incontriamo in ciascun pannello del romanzo. L’imperfetto delle descrizioni viene dunque soppiantato dall’uso prevalente del presente, rispecchiando così la reale indole dei personaggi, che vivono – e si lasciano vivere – senza pensare troppo al futuro. Ma il presente a cinquant’anni porta con sé un’amara consapevolezza: il tempo dell’amicizia e dell’amore si è ormai concluso. Tuttavia, sebbene in un crescente stato di apatia che l’età adulta porta con sé, le donne che popolano le pagine del romanzo sono mosse dalla speranza di poter ancora trovare uno scampolo di felicità. È soprattutto nello scandaglio della loro psicologia che si può apprezzare il talento da romanziere di Fiorentino, professore emerito di Letteratura francese, che di romanzi si è occupato per tutta la vita. Senza inciampare in facili cliché, ma con una precisione da ritrattista, riesce a dare vita a profili di donne in carne ed ossa, descrivendone qualità e fragilità. Grazie a una prosa chiara, asciutta e mai banale, il lettore non può fare a meno di seguire, pagina dopo pagina, l’evoluzione delle vicissitudini che si susseguono a ritmo di continui colpi di scena del tutto inaspettati. Che sia in un amore travolgente, nel riconoscimento del proprio valore da parte di un professore illustre o in un’amicizia destinata a durare nei decenni il raggiungimento della felicità? Non spetta a Fiorentino stabilirlo. La ricerca di una risposta è nelle mani del lettore, che ha la possibilità di interpretare secondo il proprio sentire i numerosi finali aperti.

alice.frappampina@uniba.it

 

 

L'autore

Alice Frappampina
Alice Frappampina ha studiato Filologia moderna presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Attualmente frequenta il secondo anno del Corso di Dottorato in Lettere, Lingue e Arti a Bari, e lavora a un progetto di ricerca dal titolo “Tra donne: l’omosessualità femminile nel romanzo francese moderno e contemporaneo”.