What can we conclude from these examples taken from the Italian and English translations of these two masters of dialect, Twain and Camilleri? Rather than a definitive conclusion, I prefer to hazard the hypothesis that dialectical variety may indeed be one of those things that is inevitably lost in translation. Beyond that, it strikes me that this hypothesis, if true, may also be somewhat paradoxical. Our inability to translate dialectical variety may deny readers access to the very aspects of foreign cultures that are expressed by the peculiar and fascinating musicality of natural human speech.
Categoria: L’arte del tradurre
Cosa rende i traduttori infedeli?
Tradurre ha sempre, e necessariamente, a che fare con la possibile fedeltà o infedeltà del traduttore, altrimenti il concetto stesso di traduzione scompare. Eppure sembra che essere infedeli non sia possibile: a quali condizioni la necessariamente possibile infedeltà?
Maristella Petti intervista Bruno Arpaia
Non credo molto a un giornalismo “imparziale”: della realtà, vediamo soltanto quello che siamo preparati a vedere, e ogni sguardo è diverso, condizionato dalle nostre esperienze. Penso, quello sì, che il giornalismo debba essere “onesto”, raccontando ciò che si vede, anche se non ci piace. Non credo nemmeno che il romanzo sia una costruzione narrativa dell’io.
Maristella Petti intervista Vera Gheno
essere una sociolinguista mi ha resa più attenta a cogliere – e cercare di rendere – le differenze di tono, di stili, di dialetti che magari incontro nell’originale.
Maristella Petti intervista Daniele Petruccioli
Cercando di stringere al massimo, direi che il traduttore di letteratura è una persona che si occupa di far entrare nel nostro immaginario collettivo immaginari altrui. Per farlo, deve conoscere molto bene due sistemi linguistico-culturali, allo scopo di romperli. Gli scrittori inventano la lingua, i traduttori devono ricomporre questa invenzione.