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La lezione-spettacolo sul Canzoniere di Francesco Petrarca. Silvia Argurio intervista Dario Pisano

 


Il 12 e il 13 Maggio prossimi nella Chiesa Valdese di Roma andrà in scena “Il gigante immerso negli anni”, una rilettura delle vicende narrate dal Canzoniere di Francesco Petrarca. Puoi raccontarci come è strutturato lo spettacolo e che ruolo svolgono gli altri artisti e studiosi che collaborano con te?

Lo spettacolo consiste in un viaggio all’interno del più bel libro di poesia che sia mai stato scritto (a parte subiecti, ma probabilmente anche a parte obiecti!). Racconteremo come questo libro sia una meravigliosa arca di bellezza letteraria che ha nutrito le emozioni e l’ispirazione di tutti i poeti europei dei secoli futuri. A me spetta il compito di raccontare come funzioni questa macchina testuale e di commentare i momenti poetici più memorabili, che si sono depositati nelle stanze dei pensieri di così tanti uomini, di ieri e di oggi. L’attrice Teresa Vanalesti leggerà alcune liriche; altre verranno eseguite dalla cantautrice Eleonora Cardellini, che ne ha musicate diverse, sia quelle più famose, sia altre, meno conosciute ma altrettanto belle. L’esecuzione vocale sarà accompagnata dalla chitarra del maestro Paolo Antinori e dal basso del professor Maurizio Fiorilla, musicista-filologo che ci racconterà il rapporto di Petrarca con la prima corona della poesia antica e mondiale: Omero.

Come è nata l’idea di questo spettacolo letterario musicale?

È nato dal mio amore verso Petrarca, fiorito sui banchi di scuola nella mia (per usare le parole di Petrarca) verde etade. Dopo il riscontro largo e entusiastico tributato agli spettacoli precedenti, dedicati a Dante, Boccaccio e Leopardi – autori senza dubbio di maggior risonanza popolare – ho deciso di sfidare me stesso e provare a raccontare un autore senza dubbio difficile, meno frequentato dal largo pubblico rispetto agli altri due giganti della poesia italiana, Dante e Leopardi appunto. In sintesi: Il Canzoniere è una delle più alte espressioni della nostra umanità: nelle stanze di questa poesia tantissimi uomini hanno abitato, e continueranno a farlo, per il loro benessere emozionale.

In che modo pensi di essere riuscito a unire il fine artistico alla divulgazione scientifica?

Qui si tocca il seme stesso del progetto. Quella che proponiamo è una lezione-spettacolo, che coltiva una sintesi virtuosa tra fedeltà filologica ai testi, rigore linguistico e affabilità espositiva. Se posso pronunciare una boutade, credo che la letteratura sia una cosa troppo seria per parlarne seriamente. Si può parlare di fatti di complessa articolazione culturale in maniera piacevole e divertente. Il traguardo è il seguente: riscattare un’idea di letteratura parzialmente obliterata, la letteratura come divertimento, come piacere di leggere e vivere.
Ora rispondo in maniera concreta! L’esecuzione di Eleonora Cardellini, le musiche, le letture interpretative di Teresa Vanalesti rappresentano, se volete, il momento più propriamente spettacolare dello spettacolo. Il racconto dello snodo narrativo del libro, corredato da riferimenti alla tradizione culturale che Petrarca ricapitola e a quella che inaugura restituisce un tessuto connettivo allo svolgimento dello stesso. Poi una sorpresa che in quanto tale vi annuncio senza svelarla: ve la svelerà Maurizio Fiorilla, che ci racconterà come si conclude quel lungo innamoramento di Petrarca verso Omero.

La musica fa, per così dire, da sfondo o interagisce con la storia?

Mi permetto una lieve digressione: La fortuna che ho avuto questa volta è stata la curiosità che una delle migliori cantautrici italiane, Eleonora Cardellini, ha manifestato verso l’idea di uno spettacolo sul Canzoniere. La curiosità, l’interesse si sono trasformati presto nel desiderio di unire le nostre rispettive competenze per realizzare questo spettacolo insieme. Eleonora ha musicato diverse poesie petrarchesche, che eseguirà dal vivo, accompagnata dalla chitarra di Paolo Antinori e dal basso di Maurizio Fiorilla. La musica interagisce continuamente con la storia ed è l’ingrediente più saporito della nostra torta, che vi offriamo per festeggiare insieme la perenne giovinezza artistica della grande poesia.

Nelle tue precedenti esperienze di palcoscenico hai già avuto modo di lavorare su grandi autori come Dante e Boccaccio. Attraverso la rilettura dei classici della letteratura quali reazioni speri di suscitare nel pubblico?

Rompo il ghiaccio citando una brevissima lirica di Giorgio Caproni: «La vita si fa sempre più dura? / Evviva la letteratura.». Quello che vorrei comunicare è che esiste un immenso patrimonio di bellezza immateriale che si chiama poesia, letteratura. Per disserrare questo tesoro serve, come sempre, una chiave. Ognuno di noi può fabbricare questa chiave: occorrono studio e pazienza, come in tutte le cose. Diceva Platone che il bello è difficile. Vorrei invitare ognuno a dissolvere quei complessi di inferiorità intellettuale, quei pregiudizi che gli impediscono di accostarsi ai classici. Molti di noi non si sentono all’altezza dei grandi libri, temono di non riuscire a ricavare le gratificazioni emozionali e intellettuali che sono in gioco. Eppure, Eliot ci ha insegnato che la grande poesia può comunicare ancora prima di essere capita. Sicuramente l’educazione ai classici è qualcosa che richiede tempo e dedizione, ma vorrei persuadere il mio pubblico che la posta in gioco è troppo alta, che bisogna provarci per forza! Chiudo citando Borges, il quale diceva che «non leggere la Divina Commedia significa privarci di uno dei più grandi piaceri che la letteratura ci ha dato, significa condannarsi a uno strano ascetismo». Non mi resta che estendere quello che diceva il poeta argentino all’altro grande libro che segue alla Divina Commedia, Il Canzoniere di Francesco Petrarca, che è un dono di parole a scartamento infinito.

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L'autore

Silvia Argurio
Silvia Argurio
Silvia Argurio si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza, dove si è perfezionata anche in Storia delle Religioni. Ha conseguito il dottorato presso RomaTre con un progetto sulla retorica dell’impossibilità nella lirica medievale italiana ed europea. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’università Sorbonne Nouvelle Paris3 dove collabora con il progetto DHAF (Dante d’hier à aujourd’hui en France) sulla diffusione e l’influenza dell’opera dantesca in Francia. Ha da poco pubblicato il primo commento integrale alla silloge Scintille poetiche di Giacomo Lubrano.