conversando con...

Carlo Pulsoni intervista Abelardo Linares

Abelardo Linares (Siviglia 1952) è poeta (nel 1991 ha vinto il Premio della Critica con la raccolta Espejos), raffinato editore (è il fondatore della Editorial Renacimiento), libraio antiquario e soprattutto grande bibliofilo: possiede forse la collezione più importante al mondo di libri e riviste pubblicati prima e durante la Guerra civile spagnola.

Tra pochi giorni ricorrono 80 anni dal cosiddetto Alzamiento che diede il via alla Guerra civile spagnola. Nella nostra precedente conversazione parlavi del tuo compito come editore di “rieditare libri di valore poco accessibili relativi a ognuno dei due fronti e alla pluralità di opzioni ideologiche implicate (repubblicanesimo, trotskismo, comunismo, anarchismo, etc…) e, soprattutto, diari privati e memorie”. Ci puoi dire cosa stai pubblicando per ricordare questo evento?

La Guerra Civile continua a suscitare interesse, come continua a suscitare interesse la Seconda Guerra Mondiale, di cui essa, per molti storici, fu il primo episodio o almeno il prologo. Sorprendentemente, sono ancora possibili novità in questo campo estremamente ampio. Noi, per esempio, abbiamo appena recuperato, con il titolo El valor de la memoria, le memorie di Mercedes Nuñez Targa, una barcellonese del 1911, militante comunista ma non stalinista, che fu segretaria di Pablo Neruda durante la Seconda Repubblica, e che è anche l’unica donna spagnola che ha descritto, con meticolosità e per sua stessa mano, la sua esperienza in un campo di concentramento nazista, quello di Ravensbruck, dopo aver sperimentato le carceri franchiste. Abbiamo anche recentemente ripubblicato un romanzo molto rappresentativo dell’altro fronte, quello franchista: Madrid de corte a cheka di Agustín de Foxá, scrittore brillante e curioso personaggio del romanzo La pelle di Curzio Malaparte.

A distanza di anni, la Guerra civile continua ad alimentare polemiche tra schieramenti contrapposti. Credi che le fonti storiche di cui disponi potranno contribuire a una verità condivisa?

Le novità nella ricerca storica dipendono solitamente dalla frequentazione degli archivi e dal ritrovamento di documentazione inedita. In merito alla Guerra civile spagnola resta ancora molto da investigare negli archivi europei e americani, ma in questo caso gli archivi non sono le uniche fonti principali. Le riviste, foglietti e libri di ogni genere sono anche importanti: il loro numero è tanto grande che non si può dire che siano stati analizzati e valorizzati nel loro insieme dagli storici e altri studiosi. In qualche caso non è la mancanza d’informazione il problema principale, ma il suo opposto. C’è d’altro lato un certo consenso nello studio del cosiddetto bando nazionalista, bianco, franchista, ribelle o fazioso, ma è molto difficile che lo stesso accada rispetto ai difensori del coté repubblicano perché non esiste perché non esiste un’unica storia ma diverse e talvolta fortemente in contrasto. L’unica cosa che unisce repubblicani, nazionalisti, socialisti, troskisti e comunisti è la difesa della legittimità della repubblica e il rifiuto della sollevazione della destra e dell’esercito. In tutti gli altri punti di vista sono soliti essere divergenti tra loro.

Recentemente grazie al libro di Cercas, si è tornati a parlare di intellettuali e scrittori nazionalisti. Possiedi diari o memorie anche di costoro?

Esiste una grande quantità di diari e memorie dal lato nazionalista, molte di esse inedite. La maggior parte non hanno alcun valore letterario o storico particolare e si riferiscono principalmente al passaggio per le carceri repubblicane e i disagi subiti. Esistono anche alcune testimonianze interessanti ma quasi nessuna è stata ripubblicata. Ricordo ora, ad esempio, quelle di Agustín de Figueroa, César Jalón o Antonio Guardiola, pubblicate all’inizio degli anni Quaranta. In riviste come “Domingo”, creata nel 1937 da Juan Pujol, si pubblicano anche alcune memorie di fuggitivi dalla Madrid rivoluzionaria che non sembrano essere studiate da nessuno storico, né di destra né di sinistra.

È appena uscito un bel libro di Gabriele Morelli su Garcia Lorca. Credi che ci siano ancora delle verità nascoste sulla sua morte o carte ancora sconosciute che ne parlano?

La cosa principale di García Lorca è la sua opera e di quella conosciamo tutto. La sua vita e ancora di più la sua morte sono state studiate in maniera esaustiva ed è difficile che vengano ancora fuori cose nuove di qualche importanza. Ma non si può sapere. Qualche giorno fa leggevo un’ampia e poco conosciuta intervista a Luis Rosales dedicata espressamente agli ultimi giorni di Lorca a Granada, la prigionia e la sua morte. Fu pubblicata nella rivista messicana “Siempre” a metà degli anni Sessanta e, per quanto ne sappia, non è mai stata ristampata né raccolta in libro, pur coincidendo nella sua essenzialità con altri scritti e testimonianze di Luis Rosales.


Scarica l’intervista

Scarica l’intervista in spagnolo

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License