Interventi

Peanuts: Schulz il conservatore, Snoopy il rivoluzionario

Chi dice Halloween dice Linus, chi dice Linus dice Peanuts. Umberto Eco ne scrisse con la competenza e l’autorevolezza che, tutti, gli riconosciamo. Dà ancora emozione la lettura di quella sua introduzione in occasione della prima uscita in Italia, per Milano Libri, della serie di fumetti dedicata ai personaggi creati da Charles Monroe Schulz. Introduzione poi riproposta per il noto saggio “Apocalittici e integrati” (1964). L’anno successivo nascerà il periodico linus, custode di firme autorevolissime.

Schulz o “Sparky” il grande conservatore; in generale non molto tenero con le donne-ragazzine. Invero però non molto tenero con se stesso, se valutiamo la quantità di sconfitte a cui va incontro il suo alter ego, cioè Charlie Brown. Il guaio o la fortuna è che Schulz ci dice – nei “limiti” di un fumetto colto che va per le contrade dal 1950 – che quel mondo di e per piccoli uomini è e sarà sempre quel mondo (di e per piccoli uomini). Un semplice elogio dell’imperfezione a sfavore di quelle utopie che costringono, nei suoi ma anche nei nostri anni, a ripensare il mondo come cosa nuova, necessariamente rovesciata. Il mondo dei Peanuts è quello difettoso di Charlie Brown costantemente buggerato da Lucy la prepotente; quello di Linus in eterna attesa del Grande Cocomero; quello di Schroeder in relazione dionisiaca di lunghissimo periodo col suo Beethoven. Un mondo nel quale non esiste un domani.

Basterebbe questo, col dovuto corollario che se il divenire non c’è, manca pure l’angoscia, se l’angoscia latita vuol dire che nessuno avrà da perdere nulla o avrà già “tutto” a disposizione. È un’“utopia” anche questa ma senza rivoluzione, è il mondo della mano invisibile finalmente funzionante; il mondo della piena accettazione del sé e dell’altro da sé. Vi pare poco?

Ma a Schulz l’americano, qualcuno doveva aver spiegato che le utopie, quelle utopie – anche se il coté di ogni faccenda per così dire materiale, è quasi del tutto inesistente, anche se il tempo si è fermato e con esso è cessato ogni conseguente spauracchio – sono ugualmente pericolose. L’imperfezione potrebbe essere, a suo modo, ideocratica finta perfezione, libertà o felicità beota ovvero girovagante imperfezione non del tutto appagante. Il mondo di Schulz è un mondo di dubbi non di certezze, d’altro canto tutte le personcine da lui inventate manifestano delle ovvie debolezze, perché lui non dovrebbe? È in questa cornice filosofica che nasce, e soprattutto si sviluppa, la figura di Snoopy. L’unico personaggio che vorrebbe essere ciò che nella realtà non è, anzi lui ci prova costantemente ad essere “un altro”. L’unico a dimostrare che la realtà è sempre altra cosa dall’idea. L’unico però a non essere umano.

Snoopy è un cane “trasformista” portatore sano di una meta-filosofia. La filosofia del dubbio all’interno di un mondo che sul dubbio, sulle incertezze, sulle carenze è stato edificato. Ma è pur sempre un cane. Ed è pur sempre, come dire, in minoranza. Una voce piccola, ma importante. Pronta a “dirci”, col suo “linguaggio” e con le sue strane avventure che giocare a baseball e non vincere una partita (questo il destino della squadra allenata da Charlie Brown), sarà perfino nell’“ordine delle cose”, ma i sogni da tennista scaltro, da buon surfista o da “asso” della prima guerra mondiale, quelli non potranno mai scomparire.

Per farci cosa? Se realtà e pensiero (critico) sono sempre pronti a darsi la mano, Sparky il conservatore qui non sa darci una risposta. E se ci pensate è giusto così.

marcoiacona@libero.it

 

 

 

 

 

L'autore

Marco Iacona
Marco Iacona, ricercatore e scrittore. Ha pubblicato circa venti volumi. Del suo percorso intellettuale ricorda, finora, la citazione del suo primo libro, in un saggio di un teologo australiano, in compagnia di Joseph Ratzinger e Michail Gorbaciov e il giorno in cui sentì pronunciare, per la prima volta, da Carmelo Bene la frase: «Faccio il possibile per rendermi inutile!»