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Giorgia Karvunaki intervista Liana Sakelliou

La foto di copertina è di Nikos Pavlou.

Liana Sakelliou ha pubblicato diciotto libri di critica, traduzione e poesia in Grecia, negli Stati Uniti e in Francia. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue e pubblicate su varie antologie e riviste. Insegna poesia americana e scrittura creativa presso il Dipartimento di lingua e letteratura inglese dell’Università Capodistria di Atene, e poesia straniera e scrittura creativa presso la Fondazione Takis Sinopoulos. È inoltre membro della Hellenic Authors’ Society.

Chi è Liana Sakelliou e cosa vorrebbe che sapessero di lei i lettori italiani?

Amo la vita, la mia famiglia, i viaggi e le amicizie. La calma, la simmetria, l’eleganza. La vita è stata generosa con me, motivo per cui il mio atteggiamento nei confronti del mondo è aperto e positivo. La casa paterna sulla costa di un’isola del Golfo Saronico mi ha dato l’opportunità di osservare ed esplorare il mare. La tenuta circostante mi ha dato la possibilità di scoprire la crescita degli agrumi, imparare i nomi delle piante e poter intravedere le anguille nascoste nel vecchio pozzo — ‘increspature diverse dalla brezza’ (cito dalla poesia Ripples on the Surface di Gary Snyder). La gente del posto mi ha insegnato a prestare attenzione al passato del luogo e alla modestia della provincia. Mentre la mia formazione culturale è avvenuta nei paesi anglosassoni (Gran Bretagna e Stati Uniti), l’Italia ha avuto un ruolo rilevante nel mio mondo iconografico personale. Sono affascinata dall’arte rinascimentale, dal cinema, ma anche dalla musica italiani. Il Paese, così vitale e creativo mi incanta con la sua pienezza dionisiaca, l’armonizzazione delle città con il paesaggio a misura d’uomo, la lingua parlata, il cibo, il vino, i gesti, la voluttà – una vita con un’estetica speciale che gode del suo stesso vivere. Ha contribuito il viaggio che ho fatto con mio padre nel luglio del 1979, a Pompei, a Capri, a Napoli, a Milano, regalo per la mia laurea. Ah, e sicuramente l’indimenticabile festival di Sanremo e Albano che hanno segnato melodicamente gli anni della mia adolescenza! L’Italia è lo scenario di molte poesie delle mie raccolte Prendimi come una foto (2004), Dove soffia dolcemente la brezza (2017) e Sequentiae (2021).

Lei insegna poesia americana e scrittura creativa presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura inglese dell’Università di Atene. Ha pubblicato libri di poesia, di critica e traduzione in Grecia, negli Stati Uniti e in Francia. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue e pubblicate su antologie e riviste internazionali. Quali erano gli scrittori e i poeti che amava prima di iniziare a scrivere e quali ha aggiunto nel suo percorso di poetessa – scrittrice?

In una mia intervista di molto tempo fa (sulla rivista Ελίτροχος (Elitrohos), 1998) avevo detto che le influenze sono carezze miste sulla guancia di Myrtiotissa (Theoni Drakopoulou), di Whitman, di Polydouri, di Vakalo, di Rilke, di Seferis, di Karelli, di Melissanthi, di Eliot, di Bishop e baci ardenti di Cavafis e di Yeats. Con loro direi che ho iniziato il mio percorso di formazione poetica. I poeti stranieri che amo e che per tale motivo ho studiato e tradotto in lingua greca, ci invitano a partecipare alla conservazione del pianeta e dell’immaginazione. La poesia per loro è una funzione vitale, una guida per scegliere il cammino della nostra vita. Quelli che mi stavano aspettando da qualche parte in prima linea nella scrittura sono Hilda Doolittle, Sylvia Plath, Denise Levertov, Gary Snyder, Ralph Waldo Emerson ed Emily Dickinson riguardo al panorama americano. Sento inoltre delle affinità con Nikos Fokàs, Nanos Valaoritis, Katerina Angelaki-Rook e Kikì Dimoulà.

Nell’ambito dell’intertestualità, qual è il rapporto tra la letteratura e le altre arti?

La principale somiglianza tra la letteratura e le altre arti, in particolare la pittura e la musica, è il piano di sviluppo del processo creativo. Nel suo Il rapporto tra psicologia analitica e poesia, Carl Jung ha sostenuto per la prima volta che il rapporto tra psicologia e letteratura è limitato a comuni processi creativi. Ha detto che se gli psicologi sapessero tutto ciò che sanno gli scrittori o anche di più, allora dovrebbero essere in grado di comporre letteratura di alto livello, ma non possono farlo. Tuttavia, il piano di sviluppo della psicologia è simile al piano di sviluppo delle opere letterarie. Ma la conoscenza specifica dei processi creativi è unica in ogni campo. Il principio di Jung si applica al rapporto tra pittura e letteratura. Pablo Picasso riprodusse alcune opere di pittori precedenti a lui nel suo stile, per mostrare il suo progresso rispetto alla tradizione. Allo stesso modo, gli scrittori includono dettagli di scrittori precedenti, ma gli fanno assumere un nuovo significato. Un esempio che mi viene in mente è l’uso da parte di Dostoevskij di molti personaggi e situazioni simili a quelli presenti in un altro grande scrittore russo, Nikolai Gogol, ma in uno stile migliore. Un altro importante tipo di intertestualità nella letteratura è l’uso di argomenti sociali, politici, religiosi e scientifici. Il medico Percy Bysshe Shelley ha usato nella sua poesia riferimenti ad argomenti scientifici del suo tempo. Nathaniel Hawthorne si riferiva con insistenza alle credenze religiose sulla purezza e sul peccato. Denise Levertov è stata ispirata da temi politici e religiosi e Gary Snyder ha trattato tematiche ecologiche. Ci può essere intertestualità anche tra musica e poesia. William Wordsworth usa una misura fissa o un ritmo regolare in una poesia, ma può cambiare il ritmo previsto verso la fine quando si verifica una ‘rivelazione’ nel significato. In questi casi, l’improvviso cambio di passo può essere sentito da molti lettori, ma non è osservato consapevolmente o espresso a parole. La musica usa anche il ritmo per creare aspettative ed emozioni, per poi trasportarle al più alto livello espressivo. In breve, direi che la letteratura può essere influenzata da altre arti e può influenzarle perché le nostre menti lavorano in unità. Mi riferisco all’idea della sincronicità di Jung, che è un principio di connessione causale. La nostra mente può mettere in relazione due fenomeni o emozioni, perché sono entrambi creati dalla stessa mente.

Qual è l’importanza, la necessità e la ricezione della poesia in un periodo particolare come quello che stiamo attraversando?

La poesia stessa è vita, è il risultato della nostra umanità. Soprattutto in tempi di crisi, la poesia può ispirarci a essere coraggiosi, responsabili, imparare a perseverare e avere speranza. Come la musica, evoca emozioni attraverso il tono, il ritmo, le proprietà sensoriali delle parole e il loro significato. Tuttavia, l’emergenza COVID è diversa. Il nemico invisibile spesso ci fa reagire con teorie complottistiche, negatività e persino violenza e comportamenti paranoici. La poesia ha il potere di riempirci di emozioni positive e di liberarci da un ambiente tossico. Ci dà una ragione per sopravvivere. Siamo più felici quando ci esprimiamo in modo creativo, quando ci impegniamo in un’attività che dia significato e valore al nostro tempo. Se ne siamo i lettori, ci fa percorrere tutto il mondo, trovandovi poi il nostro spazio. Tuttavia, penso che il più grande beneficio della poesia nella crisi del COVID non riguarda solo questa circostanza, ma qualcosa di più permanente. Le poesie ci offrono uno specchio della natura umana. La poesia ci aiuta a sviluppare la nostra immaginazione, illumina con sprazzi di luce ciò che sentiamo ma non conosciamo finché non lo esprimiamo. Comprendendo la nostra immaginazione, aumentiamo il suo potere, proviamo gioia e diventiamo più capaci nella nostra vita quotidiana. Sperimentiamo di più. Questo beneficio è facilmente riscontrabile nei dettagli, nell’ampliamento del nostro campo visivo e nel potere di far affiorare le nostre emozioni. Come può essere meravigliosa una poesia! Sprona la nostra rinascita, non è cosa da poco! Questo enorme potere della poesia può guidarci a raggiungere la nostra umanità oltre la superficie, nonostante le ferite disumane del dolore e della morte. Può essere il faro che guida la nave della civiltà lontano dalle violente ondate di cospirazioni e paranoie, lontano dagli scogli della malattia o della perdita dei nostri cari.

Qual è il rapporto tra poesia e soggettività? Esiste un io poetico ‘puro’, o il soggetto in poesia si presenta solo attraverso il suo residuo frammentato?

Un esempio di come percepisco la relazione tra poesia e soggettività viene dalla poesia di William Wordsworth ‘Influence of Natural Objects in Calling Forth and Strengthening the Imagination in Boyhood and Early Youth’. Nella poesia un ragazzo pattina di notte su un lago ghiacciato in cui si riflettono le stelle. La poesia è come una stella che proietta il suo riflesso su un lago ghiacciato: mentre nel pattinaggio possiamo inseguire la stella nel suo riflesso – possiamo scrivere poesie – non possiamo mai impedire alla sua fonte di guidarci in avanti, non possiamo mai esaurire il suo potere di migliorare la costruzione immaginaria del mondo e renderlo più bello. L’idea principale è che la poesia potenzia l’immaginazione. Poeti e scrittori usano schemi linguistici e nuove metafore per sfidare l’immaginazione a lavorare in un modo nuovo e così diventa migliore. Se l’immaginazione migliora in modo significativo, la soggettività di una persona si sviluppa di più. Uno scrittore – una scrittrice – può provare e condividere la maggior parte delle emozioni.

Qual è il rapporto della sua poesia con lo spazio e il tempo?

Viaggia in entrambi i sensi. Tiene valigie che apre nelle piazze, nei musei, nelle case lungo il mare, in fondo al mare, nei boschi, alla luce dell’evidente continuità della vita.

Qual è il rapporto, secondo lei, tra poesia e trauma storico, trauma soggettivo, e trauma linguistico?

Il trauma è un tema chiave della poesia e spesso sciocca e intrappola il pubblico dei lettori con la sua assoluta intensità e arrogante atemporalità. Dietro il trauma ci sono gli altri temi poetici di tutti i tempi: i limiti della volontà, soprattutto di fronte alla morte o al desiderio, la difficoltà di catalogare l’esperienza, soprattutto l’esperienza dell’infanzia, della malattia mentale, la colpa e il rimorso, l’alienazione. Sono d’accordo con una frase di Frank Bidart (Western Night 232): “Se metti da parte le grandi opere e ti concentri sulla tua vita, non ottieni nessun risultato, non capisci nulla. Le grandi opere non capiscono la tua vita, non ti insegnano come viverla. Non sai cosa sia l’amore, l’odio, la nascita, la morte o il bene e il male per te…Mi sono reso conto che le ‘questioni’ – il trattamento di dilemmi, problemi, ‘cose’ con cui il mondo mi ha confrontato – dovevano essere sotto i riflettori delle mie poesie per avere forza…”.

Ha partecipato al progetto Oikos, Poeti per il futuro. Qual è il ruolo della poesia oggi nella definizione delle identità collettive? Identifica una comunità linguistica, nazionale, o è orientata verso una dinamica europea, o addirittura globale?

Non esistono culture linguistiche che non abbiano una qualche forma di letteratura. Questo è un fatto che di per sé indica come la letteratura possa avere un ruolo nella costruzione di un’identità culturale. Nel ’900 il governo americano era interessato alla letteratura del suo popolo perché era recentemente diventato uno stato e la letteratura plasma il carattere dn una nazione. Un anno fa, la giovane poetessa americana, Amanda Gorman, ha letto una sua poesia durante l’insediamento del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. La presidente della Repubblica greca Katerina Sakellaropoulou in occasione della Giornata mondiale della poesia, il 21 marzo 2021, ha invitato gli ambasciatori presenti in Grecia a leggere poesie filoelleniche dei loro paesi di origine, in onore del 200° anniversario della palingenesi greca. All’iniziativa ha aderito anche l’ambasciatore d’Italia Patrizia Falcinelli con la poesia di Giosuè Carducci Per la rivoluzione di Grecia. Dal mio punto di vista di scrittrice, non di critico, direi che la buona poesia non riguarda solo l’individuo. La buona poesia ha come sfondo e come base le emozioni che sono condivise all’interno di una cultura. Come risultato di un terreno comune dell’emozione, non solo la poesia ma tutta la letteratura ha il potere di elevare l’immaginazione degli altri. Prendiamo in considerazione la poesia Autoritratto entro uno specchio convesso di John Ashbery. In questo testo, lo specchio si piega quanto serve a comprendere il mondo circostante per collegarlo a un centro, un’importante metafora del ruolo del poeta nella sua comunità. Il poeta è al centro e ciò che il poeta immagina si irradia all’esterno per influenzare il mondo.

Qual è il valore della parola – delle parole, nell’era della sovrainformazione?

Possiamo pensare per un momento come la sovrainformazione influisca sulla letteratura. Oggi sono disponibili più opere letterarie che mai. Prima la stampa, poi la produzione di massa, e ora la digitalizzazione dei testi stampati, hanno aumentato la disponibilità. Per una serie di motivi, gli scrittori possono scrivere più che mai e molti di loro lo fanno. Questa nuova realtà ha conseguenze sia positive che negative. È positivo che le opere letterarie siano più disponibili e che un numero superiore di autori possano comporre più opere. Tuttavia, molti testi che circolano oggi rimangono piuttosto ancorati al livello di cultura di massa e non, a mio avviso, di arte. Penso che la parola o l’opera letteraria siano ancora di massima importanza. Ha ancora il potere di stimolare l’immaginazione e di migliorare la vita umana. Tuttavia, un grosso problema per gli scrittori nell’era della sovrainformazione è quello di trovare tramite una ricerca veloce le opere più importanti. Non potrei dire se oggi sia più facile o più difficile che in passato, perché è nello stesso momento più facile e più difficile. Direi che ai nostri tempi diventare grande scrittore è una sfida molto diversa rispetto al passato.

Le sue poesie sono state tradotte in dieci lingue. Collabora con i traduttori che traducono le sue poesie?

Sono felice perché le mie poesie sono state tradotte da ottimi traduttori. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la maggior parte di loro. Apriamo delle finestre su delle scene, le isoliamo e le identifichiamo. Lo sguardo dei traduttori penetra i miei piccoli oggetti, focalizzandosi sui punti dove la mia memoria personale raggiunge il livello raffigurativo. Includono se stessi, si collegano quasi al modo particolare di guardare le poesie. Portano un focus immaginativo e fantasioso alle cellule della mia vita emotiva. Vedono non solo il mio punto di vista, ma anche il punto di vista a cui devono prestare attenzione. Questa loro predisposizione è un atto d’amore, una tenerezza verso ciò che scrivo. Sono loro molto grata.

Conosce la poesia e la prosa italiana contemporanea? C’è un poeta o uno scrittore a cui tiene particolarmente?

Poiché compongo anche io poesie di testimonianza, mi sono soffermata con attenzione sulla poesia della poetessa romana Letizia Leone (n. 1962), tradotta in greco dalla poetessa e grecista triestina Chiara Catapano. Leone presenta con la sua scrittura un nuovo senso di identità per farci comprendere il meccanismo del disastro, attraverso eventi di politica e di perdita umana, applicando l’ironia come tecnica di sopravvivenza. I suoi versi sono elencati in una serie di frasi spezzettate, che creano contrasti piuttosto che scene di coesione. Suscita interesse, e originalità.

L’anno scorso ricorreva il 700° anniversario della morte del Sommo Poeta. Quale brano della Divina Commedia sceglierebbe per i nostri lettori italiani, e quale se questa intervista fosse pubblicata su una rivista greca?

Per entrambi i pubblici sceglierei un caso importante di ‘espressione’ nella storia della letteratura mondiale. È il Canto X del Purgatorio, dove Dante Alighieri fa descrivere al suo poeta pellegrino le sculture in marmo bianco, che si trovano sul pendio del monte, accanto al suo cammino ascendente. Le sculture illustrano esempi della virtù dell’umiltà: l’Annunciazione, la danza di David davanti all’Arca dell’Alleanza e il discorso dell’imperatore romano Traiano alla madre di un soldato ucciso. Il Purgatorio consiste nella salita a spirale di un monte, e secondo molti critici, forse la Colonna Traiana a Roma ha fornito lo stimolo visivo a Dante: un monumento di marmo di Carrara, ricoperto di rilievi a spirale con raffigurazioni delle guerre daciche che scena dopo scena, salgono dal basso verso l’alto in modo elicoidale. Nel Canto X, Dante non solo descrive l’incontro tra Traiano e la madre in lutto, ma riporta anche il loro dialogo e in seguito si riferisce ad esso come ‘discorso visibile’ (esto visibile parlare). In altre parole, un’opera d’arte riesce a trasmettere uno scambio di parole. Incorpora esperienze autobiografiche, vicende storiche e sentimenti del poeta che nascono dalla fusione tra l’opera d’arte e la vita del poeta.

Breve storia di un cataclisma

L'autore

Giorgia Karvunaki
Giorgia Karvunaki è nata in Grecia, a Creta, a Canea. Ha studiato in Italia Lingua e cultura italiana per stranieri, Scienze Politiche - Indirizzo Internazionale, Insegnamento dell'italiano come LS, Sceneggiatura e in Grecia Traduzione  - Traduttologia. È membro associato e National Convener per la Grecia dal 2007 della Commissione internazionale per la storia delle istituzioni rappresentative e parlamentari (ICHRPI), Rappresentante accreditata del Nosside, Premio Internazionale di Poesia (Unesco) e Membro dell'International Theatre Institute (ITI). Vive ad Atene dove lavora come insegnate, traduttrice, promotrice culturale e ricercatrice storica. Le sue traduzioni, le sue interviste e i suoi articoli, sono stati pubblicati in riviste cartacee ed elettroniche in Grecia, in Italia e in Romania. Le sue traduzioni di opere teatrali sono state messe in scena in Grecia e in Italia. Nel 2018 è stata premiata dall'Istituto Italiano di cultura di Atene con il ‘Premio Luigi Pirandello’.