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Nell’aria del mattino: poesia e arte

È sempre emozionante sfogliare un libro d’arte che dialoga con la poesia, un libro raffinato delle romane Edizioni Il Bulino, nel quale la parola poetica di Elio Pecora e il segno artistico di Giulia Napoleone consuonano e s’illuminano a vicenda. Soprattutto ci si emoziona se sono le immagini, i blu e i rossi, i tondi perfetti, i punti e i tratti leggeri, che si muovono sulla carta ad interpretare i pensieri e i sentimenti del poeta, facendoli propri con quella che l’artista stessa definì «tenerezza che cova come fuoco» o anche «temperatura emotiva appassionata».

 

Le poesie hanno un titolo meteorologico limpido e vibrante, Nell’aria del mattino, seguito da un sottotitolo tra parentesi Frammenti di un prologo, che lascia intravedere la struttura stilistica di un poema in fieri o, forse, di un possibile racconto in versi. Ma i frammenti, disposti, quali onde sonore, in sequenze di nove versi lunghi, ad eccezione della prima lirica introduttiva di due strofe di sette versi di varia misura, sono già racconto di incontri e abbandoni, di attese, di pensieri e desideri: umane condizioni che ci coinvolgono e ci appartengono, se la poesia è chiave e via verso l’universale. Così la deve aver sentita Giulia, entrando nell’opera in versi e trasferendola sul piano di un’arte astratta e umanissima, cercando di suggerire visioni di bellezza, ma anche di malinconia e respiro dei luoghi, di struggimento e di rinascita.

“Entrare in un altro giorno! Un inizio, una nascita!”: è l’incipit esclamativo del primo frammento, che, anticipato dai versi in esergo (“L’uomo / che esce dal sonno si muove / lentamente, si cerca i gesti, le parole. / Torna, nasce, rinasce.”), avvia il tema di un passato che può ritornare, pur se un “buco nero melmoso” è il luogo mentale da cui emergere, come nei cupi meandri, radici e erba nera e gorgo del Diario in tre lingue di Amelia Rosselli, alla quale Pecora fu molto vicino. Ma ecco che questa prima lirica apre ad un viaggio interno ed esterno, di relazioni inquiete e difficili, di soste dell’anima sofferente, che vede un mondo che, dai sogni, “le accese passioni, i dolci cari misfatti” della giovinezza, è divenuto “sterminato campo di rovi”, sì che “all’orrore succede l’orrore” in un quadro che riflette tutto il male del presente. Eppure il poeta si apre alla speranza del “chiaro mattino”, avverte il “fresco dell’ora” che è risveglio e vita e in questo suo ondulante andare, soffrire e sperare, Giulia Napoleone lo accompagna ora con un rettangolo di piccoli tondi, che non si chiudono, o con una collana perfetta nella sua circonferenza; ora con uno spazio azzurro spezzato da uno bianco o con i sottili e lievi tratti, che possono essere di luce, forse di lacrime o, infine, fremiti e linee  mobili  del vivere, di quella “mappa intricata” che il poeta  “chiama esistenza”.

gabriella.palli@tiscali.it

 

L'autore

Gabriella Palli Baroni
Gabriella Palli Baroni laureata in Lettere Classiche a Pavia, allieva di Lanfranco Caretti, perfezionata a Chicago e a San Diego sul pensiero scientifico rinascimentale e su Machiavelli, vive a Roma. Scrittrice e saggista, è studiosa di letteratura dell’800 e del 900 ed è critica di letteratura contemporanea. Collaboratrice di «Strumenti Critici», «L’Illuminista», «Il Ponte» e di altre riviste italiane e straniere, si è dedicata in particolare ad Attilio Bertolucci, del quale ha curato il Meridiano Mondadori Opere, le prose Ho rubato due versi a Baudelaire, gli scritti sul cinema e sull’arte, e a Vittorio Sereni, del quale ha curato i carteggi con Bertolucci (Una lunga amicizia. Lettere 1938-1983, Garzanti 1993) e con Ungaretti Un filo d’acqua per dissetarsi. Lettere 1949-1969, Archinto, 2013). Ha inoltre pubblicato l’antologia Dagli Scapigliati ai Crepuscolari (Istituto Poligrafico dello Stato 2000) e Tavolozza di Emilio Praga (Nuova SI, 2008). È autrice di saggi sulla poesia di Amelia Rosselli e ha collaborato al Meridiano L’opera poetica, uscito nel 2012 e al numero monografico XV, 2-2013 di «Moderna» (Serra, 2015). Nel 2020 ha pubblicato di Attilio e Ninetta Bertolucci, Il nostro desiderio di diventare rondini. Poesie e lettere (Garzanti).