Ci sono «stanze» o luoghi della letteratura che il canone tradizionale ha inteso come marginali, secondari, escludendoli da una linea ufficiale di poesia o relegandone la conoscenza ad approfondimenti di settore, specialistici, funzionali alla formazione di un filone parallelo e subordinato agli orientamenti canonici e strutturati all’interno di un ordine precostituito.
Che queste stanze siano voci di donne e di autori non allineati, esiliati dalle pagine della storiografia tradizionale, che si esplichino in una pluralità di modi e richiami, dalla «stanza tutta per sé» di Virginia Woolf al giardino di Timoclea, dal verziere del Decameron alla «terra santa» del manicomio, ai campi di sterminio, è oggi oggetto di un interessante volume a cura di Johnny L. Bertolio: Controcanone, la letteratura delle donne dalle origini a oggi, pubblicato dalla casa editrice Loescher.
Il testo, in un impianto antologico che abbina prospettiva diacronica e sincronica, recupera quella letteratura prodotta dal Duecento a oggi dalle donne o da autori esclusi dal canone: sul piano della sincronia le stanze letterarie si offrono come occasione per ripensare l’attualità in un’ottica di inclusione e di diffusione di quella sfera valoriale e di cittadinanza attiva che rimanda agli obiettivi dell’Agenda 2030; sul piano della diacronia, il volume realizza un percorso di voci di escluse ed esclusi: un percorso al femminile, dalle origini al Novecento, quale infrazione del canone risorgimentale di letteratura, e dunque volto a rileggere e a integrare la storia della letteratura italiana in funzione della decostruzione di una soggettività unica e univoca. Un percorso moderno e contemporaneo (dal secondo Novecento a oggi), attorno al quale si delineano due grandi aree tematiche, volte a illustrare, con nomi e opere di autrici/autori, le fasi di quel lungo processo di emancipazione della diversità che ruota attorno alle solitudini e ai drammi della modernità: ai drammi dell’esilio, della deportazione e della migrazione, ai drammi delle identità negate o rifiutate, fino a includere quelle opere che rimandano alla fragilità, all’alterità, alla diversità declinata in tutte le sue forme e modi. «È dunque un volume potenzialmente aperto – ci spiega Bertolio – a sempre nuove acquisizioni, lungo una linea controcanonica che, rispetto a quella canonica, include, valorizza, ridiscute. Gli autori e le autrici del volume dialogano continuamente con quelli/e del canone e mostrano come le loro opere siano nate sotto la sua scomoda ombra oppure con l’obiettivo di cercare nuovi spiragli di luce».
È il giardino di Timoclea che diventa il fil rouge di un itinerario controcanonico: riattualizzando il racconto plutarcheo di Timotea e soprattutto il locus amoenus del giardino (presente fin dalla copertina, nella proposizione di un quadro di Elisabetta Sirani, non a caso una pittrice), il topos del giardino diventa correlativo oggettivo di un’altra forma di espressione o laboratorio di creatività: il giardino quale sostituto al potere dominante, alla forza, alla violenza, alla «maschia etica guerresca», a dispetto di una solitudine, di «una sussiegosa tolleranza del potere». Come spiega Bertolio nella presentazione del volume, la citazione plutarchea della donna, che dopo aver subito violenza, aveva osato opporsi al generale di Alessandro Magno, vendicandosi e uccidendolo con intelligenza e in quel giardino simbolo delle virtù femminili, diventa occasione simbolica per recuperare nomi e opere e biografie di autrici e autori non allineati ai modelli dominanti, la cui storia è fatta di solitudine, emarginazione, sofferenza, ribellione, ma anche di tenacia, maturità, umanità.
Sono ad esempio voci di donne angelicate, poetesse amate e dedicatarie, e voci di donne che rivendicano l’amore, sulla scia di un petrarchismo che autorizza ancora la metafora dell’amore- fuoco, come Gaspara Stampa, che ribadisce con orgoglio l’amore provato, ma che è anche pronta a sostituirlo con uno nuovo: «Ed io d’arder amando non mi pento, / pur che chi m’ha di novo tolto il core / resti de l’arder mio pago e contento» (G. Stampa, Rime, 208, vv. 12-14, p. 50). Donne che fanno un Elogio della singletudine (p. 65) come Moderata Fonte ne Il merito delle donne (1600), in cui l’interlocutrice, una vera femminista ante litteram, non teme di scegliere una vita da single per potersi dedicare agli studi letterari. Sono donne politiche, ribelli, irriverenti, donne che come Annie Vivanti infrangono l’amore idealizzato per poter abbracciare il lato più carnale della passione: «Io voglio un nuovo canto audace e forte / disdegnoso di regole e di rime […]» (A. Vivanti, Lirica, II, 1890, vv. 9-10); donne deprivate di un’identità, segregate, rinchiuse, donne pazze, streghe, come Alda Merini in manicomio, donne o bambine interrotte, come Liliana Segre di fronte alla Shoà. Autrici che non scelgono il linguaggio dell’odio, ma che nonostante l’abisso sanno parlare di vita, di amore, fino alla conquista della gioia, della libertà, senza barriere moralistiche né psicoanalitiche, come Goliarda Sapienza ne L’arte della gioia (p. 224).
Nel proporre dunque un itinerario parallelo e alternativo all’impianto tradizionale, Bertolio compie un recupero valoriale e documentario: dalla semileggendaria Nina siciliana a Isotta Nogarola, da Vittoria Colonna a Eleonora De Fonseca Pimentel, da Isabella Teotochi alla Marchesa Colombi, fino a Lalla Romano, e ancora a Sibilla Aleramo, Alda Merini, Liliana Segre, Igiaba Scego, si delinea una polifonia o meglio una sinfonia di afflati e universi, dove la poesia, la filosofia, l’epica, i drammi pubblici e privati escono dai salotti e dalle stanze più intime, per racchiudere in pagine d’arte amore e dolore, per esprimere dunque un sentimento sfaccettato dell’umano che si pone come specchio in cui conoscersi e riconoscersi. «Alla falsa idea di ‘figure femminili’ piatte e unidimensionali – ci spiega Bertolio – o a un presunto modello di ‘scrittura femminile’ la lettura di questi brani oppone la pluralità, la ricchezza di visioni, talvolta per noi difficili da condividere (come i vari appelli alla guerra santa o le prescrizioni scolastiche per le allieve), ma qui analizzate e spiegate nel loro relativo contesto storico».
Una lettura responsabile e attenta per recuperare queste voci dimenticate, nonché una palestra per gli studenti in vista dell’Esame di Stato, con approfondimenti di educazione civica, Invalsi, educazione alla Cittadinanza, un laboratorio di scrittura e bellezza inclusivo pensato all’insegna del recupero della nostra storia.
L'autore

- Laureata in Filologia classica, ha conseguito un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. Grande appassionata di letteratura e filologia, ha condotto numerosi studi su Gabriele D’Annunzio e ha partecipato a convegni internazionali con interventi in lingua italiana e inglese. Interessata da sempre alla scrittura scientifica e a quella poetica, ha ricevuto riconoscimenti in diversi concorsi letterari di livello internazionale. Ha pubblicato tra l’altro L’Isottèo di Gabriele D’Annunzio e la poetica della modernità, nel volume collettaneo Un’operosa stagione. Studi offerti a Gianni Oliva, Carabba, Lanciano, 2018.
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