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Poesie e storie per un mondo a testa in giù. Dialogo con Bernard Friot

Provate a guardare il mondo a testa in giù, oppure ad ascoltare quello che hanno da dire dei calzini spaiati o altri oggetti chiacchieroni. Vi risulta troppo difficile? Mmmm…eppure vi aspetta un viaggio divertente, appassionante e coinvolgente! Non ci credete? Allora provate ad immergervi nelle rime, nell’humor e nella scanzonata fantasia di un artista poliedrico come Bernard Friot! Siete pronti ad ascoltare la storia di lavagne che mormorano e parlano senza peli sulla lingua, a mettervi a testa in giù per abitare un mondo alla rovescia, traslato in maniera bislacca e tenerissima come solo i più piccoli sanno fare, oppure a contare trentasei modi di dire ti amo per capire che «quando si ama / non si conta»? Vi va di guardare il mondo dalla prospettiva dei bambini, con la profonda leggerezza che ci riporta all’innocenza dell’infanzia, per immergervi nella magica atmosfera della poesia? Magari socchiudendo gli occhi e ascoltando piano…Proviamo! Nel gioco di rime e fantasia, abbiamo qui con noi oggi proprio Bernard Friot, l’artefice di questo incantesimo poetico e letterario che perpetua l’incanto tra rime e versi per grandi e piccini.

Bernard Friot è autore di romanzi, racconti e poesie per bambini e ragazzi. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Insegnante, romanziere e poeta, ha pubblicato per le maggiori case editrici francesi. Considerato l’erede di Gianni Rodari in Francia, di cui è traduttore, è promotore instancabile della letteratura per ragazzi di qualità; inoltre traduce dal tedesco e dall’italiano in francese. Nel 2019 vince il Premio Andersen come “Protagonista della Cultura per l’Infanzia”. Ha pubblicato, tra gli altri, per le edizioni Il Castoro: Il mio mondo a testa in giù, Premio Andersen 2009; La mia famiglia e altri disastriRicette per racconti a testa in giù, Premio Orbil 2012; Il mio primo libro di poesie di amore (Premio Procida-Il mondo salvato dai ragazzini-Elsa Morante 2019), Storie di calzini e altri oggetti chiacchieroni. Per le Edizioni Lapis ricordiamo Dieci lezioni sulla poesia, l’amore, la vita (2016), Dieci lezioni sulla cucina, l’amore e la vita (2018), Un anno di poesia (2019), Buchi nel vento (2020).

Lei si autodefinisce uno “scrittore pubblico”, per la necessità di incontrare spesso i suoi giovani lettori. E infatti sono felice di averla incontrata in una libreria. Come nasce questo suo interesse per la scrittura poetica per ragazzi, e soprattutto quanto conta secondo Lei, nel processo pedagogico e di formazione, un approccio alla letteratura che si basa soprattutto sulla poesia per i più piccoli?

Prima di scrivere ho aiutato bambini e ragazzi a scrivere le loro storie. Spesso, ho trascritto le storie che mi raccontavano oralmente e che mi dettavano. Poi ho fatto con loro l’esperienza della poesia come strumento per sperimentare la lingua e inventare modi sempre nuovi di esprimere la propria realtà in tutti i suoi aspetti. Per me, la poesia è sempre un laboratorio, per capire il mondo e sé stesso, e aprire strade per comunicare e dialogare con gli altri, non sono con la parole, ma anche con la voce, il corpo, la calligrafia…

Con i testi Wishes, Lies and Dreams (1980) e Rose, Where Did You Get That Red? (1973) del poeta americano Kenneth Koch in Italia si avviava quarant’anni fa uno sperimentalismo poetico destinato ai più piccoli che, come sottolineato da Livio Sossi e da Daniele Giancane, portò all’inizio degli anni ’90 alla diffusione di un metodo che potesse avvicinare i bambini ad un genere particolarmente affine al loro modo di sentire, con una rivoluzione nelle scelte antologiche scolastiche (penso a Gianni Rodari, Nico Orengo, Toti Scialoja) e alla comparsa di nuove collane editoriali (mi riferisco alla Collana Einaudi dei «Pesci d’argento» degli anni 2000). Oggi la situazione editoriale è nettamente diversa e anche a scuola le attività laboratoriali investono nella creatività degli alunni più giovani. Crede che oggi, in una società ipertecnologica, i bambini siano attratti dalla poesia?  

Assolutamente! La tecnologia non è un ostacolo alla poesia; al contrario offre nuove possibilità di creare e diffondere la poesia. Mi piace citare spesso questa dichiarazione dello scrittore francese Denis Roche: “Al dispetto dell’opinione comune, la poesia è il genere più facile, il più aperto” e lo verifico ogni volta che “faccio poesia” con bambini e ragazzi. Direi anche che è forse l’arte più democratica. Siamo veramente tutti uguali davanti alla poesia. Sono sicuro che la poesia saprà penetrare le nuove tecnologie e usarle per svilupparsi e rinnovarsi, come l’ha fatto nel passato. 

Lei ha firmato il Manifesto dei Diritti Universali della Poesia, trasformato, in occasione del “Junior Poetry Festival”, in uno splendido poster dalla mano di Francesca Ballarini, un festival che l’ha vista quale ospite d’onore nel 2021. Il Manifesto rappresenta una dichiarazione bellissima di democrazia poetica e un inno alla fantasia e alle parole in libertà, liberandoci dalla soggezione che un certo accademismo e una sorta di pregiudizio legato all’arte poetica quale prodotto per “ambienti di nicchia”, promuovono ancora. Dunque è possibile per tutti, secondo Lei, cogliere la poesia che magari respiriamo all’improvviso per strada, o quella che ci porta in luoghi immaginari su nuvole e viaggi di carta?   

In verità, la poesia è prima di tutto un rapporto con il linguaggio. Quando leggo “Sali, tabacchi, valori bollati” sulle insegne delle tabaccherie italiane, sono più sensibile alla musicalità delle parole, al ritmo che al significato (non fumo e non so neanche che cosa siano i valori bollati). Dunque si può dire che è poesia ciò che leggo come poesia. Al contrario fare la parafrasi di una poesia, secondo me, è togliere al testo tutti i suoi elementi poetici. Dobbiamo ritrovare un rapporto più diretto e più gioioso con la poesia, un rapporto più libero e più creativo, e fare “vivere la poesia” ai bambini e ragazzi in tanti modi diversi. È il progetto del Junior Poetry Festival di Castelmaggiore di cui sono il direttore artistico. Quest’anno per esempio, abbiamo organizzato una “manifestazione poetica”: 300 bambini ed adulti hanno sfilato per le strade scandendo slogan poetici. Durante i laboratori, hanno scritto su degli elastici, giocato con giochi poetici, scritto all’aperto, etc., dunque hanno “incontrato la poesia” in tanti modi diversi.

Manifesto dei Diritti Universali della Poesia
Manifesto dei Diritti Universali della Poesia

In un brillante saggio pubblicato sulla rivista «Quarantotto» (numero 0, Febbraio 2021, editrice Topipittori) lei evidenzia come spesso, soprattutto nell’albo illustrato o nei libri a tema per ragazzi, la funzione moralizzatrice condizioni in negativo l’impianto narrativo, minando l’efficacia della ricezione/fruizione della storia e creando una sorta di cortocircuito a scapito della funzione pedagogica che è fondamentale per un pubblico giovanile. Afferma infatti che «i bambini hanno bisogno di storie “aperte” per potersi creare un immaginario, di storie che parlino alle loro emozioni e che, al contempo, li introducano al mondo della narrazione». In cosa consiste dunque, la forza di un racconto?

La forza di un racconto, al mio parere, è la capacità di esprimere a esperienze e realtà che non siamo in capacità di dire direttamente. Ogni storia è una metafora, che ci permette di “trasportare” (senso etimologico della parola “metafora”) emozioni intime o collettive, di darle per noi un significato, e di condividerle con gli altri. Se il significato è predeterminato, non c’è più possibilità per il lettore di costruire la propria interpretazione né di riflettere (bella parola ricca di sensi diversi). Un racconto si rinnova ad ogni lettura e soprattutto non dà risposte ma pone domande al lettore e gli dà elementi per elaborare un pensiero.

Nel 1972, Gianni Rodari affermava: «La poesia esiste autonomamente, a prescindere da chi si trova ad essere il destinatario del suo messaggio: o non esiste. Ci sono poesie che possono essere capite, sentite, diciamo pure vissute dai bambini, indipendentemente dal fatto che siano state create per loro oppure no. E ce ne sono altre, troppo lontane dal loro campo di esperienza, troppo dissonanti con le loro strutture mentali o con il loro mondo sentimentale, troppo discordi con il loro vocabolario perché essi possano in qualche modo goderne. Ma non esiste quella cosa che possa essere poesia per i bambini e non-poesia per gli adulti»:

Come spesso capita, ho l’impressione che Gianni Rodari abbia detto tutto ben prima di me, e condivido completamente la sua riflessione. Aggiungerò solo che l’effetto prodotto da una poesia su un lettore, piccolo o grande, non dipende solo dal testo, dalle parole scritte, ma anche dalle circostanze della lettura, cioè chi legge, perché, dal modo di lettura (ad alta voce, silenziosamente), dal momento e dal luogo, dallo stato d’anima, se si legge da solo o con altri, etc. Per riprendere una dichiarazione di Rodari, “la lettura è un momento di vita”. Posso leggere una poesia di Pasolini o Emily Dickinson ad un bimbo di sei mesi. Sarà catturato dalla mia voce, dal mio sguardo, dalla musicalità della lingua se riesco a creare una comunicazione profonda al di là del significato delle parole.

laura.dangelo86@gmail.com

L'autore

Laura D'Angelo

Laura D’Angelo è scrittrice e poetessa. Dopo la laurea con lode in Lettere classiche e Filologia classica, consegue un Dottorato di ricerca in Studi Umanistici. Docente di materie letterarie, pubblica articoli accademici su riviste scientifiche e saggi in volumi collettanei, approfondendo lo studio della letteratura e della poesia contemporanea. Giurata in diversi Premi nazionali di poesia e narrativa, partecipa a convegni internazionali e svolge attività di critica letteraria, curando presentazioni di libri e interviste. Ha scritto per diverse testate giornalistiche ed è autrice di riviste culturali e letterarie. Tra i suoi testi scientifici: Dante o dell’umana fragilità, in «Sinestesieonline», a. X, n. 32, 2020; L’Isottèo di Gabriele D’Annunzio e la poetica della modernità, in Un’operosa stagione. Studi offerti a Gianni Oliva, Carabba, Lanciano, 2018; Gabriele D’Annunzio e le case della memoria, in Memories &Reminiscences; Ricordi, lettere, diari e memorialistica dai Rossetti al Decadentismo europeo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Chieti-Vasto, 20-21 novembre, 2019, in «Studi medievali e moderni», a. XXIV – n. 1/2020; Music and Soul: Gabriele D’Annunzio and his Abruzzo Homeland, in Bridges Across Cultures, Proceedings, Vasto, 2017; Dante tra web e social network, in «Studi medievali e moderni», a. XXV – n. 1-2/2021; L’etica dell’acqua, in «Gradiva», International Journal of Italian Poetry, n.62/2022,  ed. Olschki, Firenze; La “Prima antologia di poeti dialettali molisani” di Emilio Ambrogio Paterno, in «Letteratura e dialetti», vol. 16, 2023; Da “Cuore” a L’appello” per una scuola dell’inclusione, in «Nuova Secondaria Ricerca», n.8, aprile 2023. Ha pubblicato inoltre il volume di prose poetiche Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021), semifinalista al Concorso di Poesia “Paolo Prestigiacomo” e il volume Poesia dell’assenza (Il Convivio editore, 2023). Sta recentemente approfondendo lo studio della poesia e della letteratura molisana.